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La storia

San Gerardo, il primo ospedale della città nato per contrastare gli effetti della stella cometa

Sorto in prossimità del ponte san Gerardino, in occasione degli 850 anni dalla nascita nel nosocomio di via Pergolesi si terrà uno spettacolo in abiti d'epoca che ripercorrerà la firma della convenzione tra il santo delle ciliegie e i consoli di Modoetia

Un'antica leggenda narra che nel 1145, quando il futuro San Gerardo era ancora adolescente, apparve nei cieli dell'antico borgo di Modoetia una stella con un grossa coda. Ovvero una cometa, che fu presagio di imminenti tragedie. Tra le quali una pestilenza sconosciuta e piuttosto letale, l'esondazione del Lambro, un'invasione di bruchi che distrusse tutti i raccolti provocando una grave carestia, l'invasione di Monza da parte delle truppe del Barbarossa e, nondimeno, il crollo del ponte San Gerardino.

Di qui, e proprio a fronte delle tante disgrazie e delle sofferenze patite dalla popolazione monzese, si innesta la nascita del primo ospedale cittadino fondato da Gerardo dei Tentori, il primo ospedale pubblico cittadino. Che il santo dei monzesi ha voluto per alleviare i mali dei suoi concittadini. 

"San Gerardo, un laico sensibile alle sofferenze dei suoi concittadini"

Porta infatti la data del 19 febbraio 1174 la Convenzione per la nascita dell’ospedale San Gerardo siglata tra l’arciprete di Monza e i consoli del borgo di Modoetia, e alla presenza appunto di Gerardo dei Tintori. Un momento importantissimo per la storia della città e che la signora di Monza Ghi Meregalli, presidente del Comitato Rievocazione Storica, ha voluto raccontare a MonzaToday: "Gerardo era figlio di una famiglia monzese benestante, nota per la redditizia attività del tinteggiare le stoffe, e nacque intorno agli anni tra il 1134 e il 1135, un periodo buio, segnato da guerre, divisioni e carestie. Con grande sensibilità questo laico ha dunque saputo recepire le necessità del suo tempo e ha scelto di consacrare la sua vita al sollievo degli indigenti e alla cura degli ammalati. Decidendo appunto per la fondazione dell'ospedale, provvedendo subito alla sua tutela giuridica, nominandone gli organi e precisandone le competenze, e rendendola di fatto un'istituzione non più provata ma civica. Per garantirle sopravvivenza e funzionalità dopo la sua morte. Fino ad allora, infatti, i luoghi di accoglienza e cura erano tutte emanazioni dirette di una chiesa o di un monastero, e sottoposti di conseguenza all'assoluta autorità della basilica monzese".

A Monza nel medioevo tanti ospedali

Non a caso, fra gli altri ospedali monzesi dell'epoca il più antico riconosciuto è quello presso la chiesa di Sant'Agata, risalente al 768, sito dove oggi c'è l'Ufficio di Igiene, in via De Amicis. Ma c'erano anche quello di San Biagio, accanto all'omonima chiesa, quello di San Donato, nell'attuale omonimo quartiere, e ancora quello di San Maurizio in via Vittorio Emanuele e quello di San Lorenzo a San Rocco.

"La decisione di fondare un ospedale è avvenuta quando Gerardo era in età matura, con i beni ereditati dal padre. Sull'ubicazione dell'ospedale, che era la stessa della casa di Gerardo, non ci sono dubbi. Nella Convenzione del 1174 si precisa infatti che questi si trovava rispettivamente 'iuxta flumen Lambri' e 'ultra flumen Lambri', ovvero presso e al di là del Lambro, e in prossimità del 'ponte de Parazo', quello che oggi è il ponte San Gerardino. In pratica, dunque, laddove oggi c'è ancora la chiesetta di San Gerardino e l'attiguo complesso dell'oasi, rimaneggiati nel tardo '700". 

La Convenzione 

"La firma della Convenzione è avvenuta alla presenza di don Oberto, l'allora arciprete di Monza, dei consoli del borgo di Modoetia e dello stesso Gerardo. E nella sua stesura era già piuttosto innovativa. Giacché poneva dei limiti precisi di azione sull'ospedale alla Chiesa e al comune, così da garantire una migliore organizzazione dello stesso. Anticipando di fatto il moderno sistema sanitario, con una visione più laica della malattia, svincolata almeno in parte dalla sua valorizzazione religiosa e dando risalto alla salute e ai modi di assistenza allontanandosi dalla visione miracolistica della guarigione". 

Un miracolo di carità e organizzazione

Le cronache di Bonicontro Morigia, il più famoso storico dell'epoca, raccontano che il santo dei monzesi "aveva tanta compassione, carità e umiltà che si recava ovunque in Monza sapesse si trovassero dei poveri infermi e da solo sulle sue braccia li trasportava al suo ospedale e li deponeva su letti lindi. Detergeva di sua mano i lebbrosi, accoglieva tutti i malati che ospitava con il bacio della pace, e prestava loro servizio con grande pazienza. E nemmeno mai negava l'elemosina ai bisognosi che gliela chiedevano".

"Il suo ospedale era luogo di cura per malati ma anche ospizio per i vecchi, casa di accoglienza per pellegrini, poveri e bambini orfani e abbandonati - ha spiegato ancora Meregalli - Per la loro assistenza Gerardo ha raccolto attorno a sé un gruppo di laici decisi a vivere una vita di servizio e preghiera: erano detti 'fraters conversi', e vivevano in comunità formando una particolare confraternita laica in obbedienza a una regola. Indossavano un saio bigio con una fune ai fianchi".

Un luogo di cura importantissimo, dunque, che alla morte del santo, nel 1207, ha continuato a svilupparsi insieme a quella devozione popolare che ancora oggi si accompagna alla figura di Gerardo. 

La rievocazione in via Pergolesi

In occasione degli 850 anni dalla nascita del nosocomio monzese ancora Ghi Meregalli, insieme ai figuranti delle associazioni legate al Comitato Rievocazione Storica Monza, metterà in scena nell'Auditorium dell'ospedale San Gerardo una rappresentazione teatrale in costume che simulerà proprio il fatidico momento della firma della Convenzione. 

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