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Domenica, 28 Aprile 2024
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Tutti i segreti sulla famiglia Esselunga

Dal cadavere di un "santo" alla Cia. Ecco cosa ha scritto nel suo libro Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo, sull'azienda di famiglia

È il racconto di una famiglia che litiga da 200 anni quella narrata ne "Le ossa dei Caprotti, una storia italiana", libro firmato da Giuseppe Caprotti, figlio del fondatore di Esselunga Bernardo. Il volume - pubblicato da Feltrinelli e uscito nella giornata di martedì 17 ottobre (390 pagine, 20 euro) - prende a picconate la storia della catena di supermercati. A partire dalla sua fondazione nel 1957. Non solo, racconta la vicenda tormentata tra Giuseppe e suo padre. Un rapporto burrascoso e complicato. Un legame che non è terminato con la morte dell'imprenditore, ma diversi anni prima: nel 2004 quando Giuseppe viene allontanato dall'azienda. Perché "per uccidere un uomo non serve togliergli la vita, basta togliergli il lavoro", come si legge nella seconda di copertina, citazione di Enzo Biagi.

"In questo libro non c'è nulla che non sia documentato. C'è tutto, citazioni di libri, fotografie e documenti. Non è un romanzo ma un saggio storico", ha puntualizzato Giuseppe durante la presentazione del volume, svoltasi martedì mattina nella casa della famiglia ad Albiate (Monza), villa seicentesca con tanto di santuario privato; una cappella in cui è conservato anche il corpo di San Valerio, reliquia donata per i servizi resi come nunzio apostolico dal papa alla famiglia Airoldi, dinastia che vendette casa e archivio ai Caprotti a inizio Novecento.

"Le ossa dei Caprotti deve il suo titolo alla passione-ossessione di Bernardo per ossa e cimiteri, al punto che spesso la domenica portava i figli nella chiesa di San Bernardino alle ossa a Milano", si legge nella presentazione. "Inizialmente era stato pensato con un altro titolo, avrebbe dovuto intitolarsi 'Pensavo che ti saresti sparato'", ha precisato l'autore. Perché la cacciata da Esselunga per Giuseppe è stato un incubo e qualcuno temeva che Giuseppe potesse arrivare a tanto. Durante la presentazione non sono mancati i momenti critici, durante qualche passaggio il volto dell'autore è stato segnato dalle lacrime. "Col tempo una persona deve imparare a convivere con quello che è stato astio, persino odio. Adesso non è più così. Non volevo che queste pagine raccontassero la storia di un rapporto familiare tormentato, mi interessava in parte". Giuseppe non ha dubbi: "Mio padre voleva offuscarmi. Questo libro oggi viene scritto per restaurare una verità su Esselunga - ha precisato Caprotti Jr a MilanoToday -. Non è vero che quando l'azienda era nelle mie mani andava male. Lo dicono i numeri. Il risultato del ritorno sulle vendite (Ros) del 2003 paragonato a quello degli anni Novanta era decisamente migliorato, anche grazie a un'attenta gestione dei contratti con i fornitori".

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Rapporto padre-figlio complicato a parte, il libro racconta la storia della catena della gdo dai suoi inizi. Da quando i Caprotti erano "solo" una famiglia dell'alta borghesia brianzola i cui interessi erano prevalentemente legati al tessile. La prima picconata arriva nelle prime pagine quando Giuseppe riscrive (secondo il suo punto di vista) l'origine di quella che inizialmente era stata chiamata "Supermarkets Italiani". "Tutto non nasce nel bagno di un hotel di Sankt Moritz - ha puntualizzato Caprotti Jr -. La storia di Esselunga ha inizio all'inaugurazione della mostra sul 'Settecento veneziano' che si tenne alla villa comunale di via Palestro a Milano". Evento mondano a cui, stando a quanto raccontato dall'ex amministratore delegato, era presente anche James Hugh Angleton (padre dell'agente segreto americano James Jesus Angleton). Angleton formalmente ricopriva il ruolo di presidente della American chamber of commerce in Italia, ma era anche un agente dell'Oss, l'Office of strategic Services degli Stati Uniti. Il precursore della Cia.

Una storia che all'autore è stata riferita da Marco Brunelli, uno dei primi soci di Esselunga e attuale patron di Finiper. "Brunelli mi ha raccontato che Angleton padre gli aveva rivelato l'idea di Nelson Rockfeller di studiare l'apertura di una catena di supermercati in Italia", spiega Caprotti junior. "Quando nel 1957 l'avventura con Rockfeller ebbe inizio, (Brunelli, ndr) si ritrovò al fianco di due personaggi di primissimo piano come i fratelli Mario e Vittorio Crespi, all'epoca editori del Corriere della Sera. Riuscì a coinvolgere nella cordata che entrò in società con gli americani anche l'amico Guido Caprotti che si portò dietro il fratello Bernardo". La mission, stando a quanto scritto nelle righe del libro, era solo una: alimentare l'American way of life in un Paese che si stava riprendendo dalla Seconda guerra mondiale e in cui il partito comunista era uno dei più forti di tutto l'Occidente. In un concetto: soft power a stelle e strisce.

Spy story, ma anche ricordi personali e vicende surreali. Un capitolo del libro (pagina 101) si chiama "Natale con il Duce".

Ci sono anche storie minime e surreali. I pranzi di Natale a casa di mia madre si infiammano perché quella che noi chiamiamo "zia Carla" , ovvero Carla Fossati Bellani in Venosta, celebre designer e seconda moglie di mio nonno Guido (Venosta, ndr), è dichiaratamente craxiana e la mamma non approva. Giorgina, a quei tempi, custodisce ancora in casa un busto di Vladimir I'i Uljanov, passato alla storia come Lenin: qui i fan di Bettino Craxi, rampante leader del Partito socialista italiano, non avranno mai vita facile. Invece a casa con papà, sempre un Natale, qualche tempo più avanti, Bernardo mette sul giradischi un vinile ma, invece dei cori natalizi, in salotto risuonano per tuta la sera i discorsi di Benito Mussolini. In lui non c'è alcuna nostalgia fascista, per Bernardo il Duce era un perdente, un incapace che aveva trascinato l'Italia nella tragedia. Ma il suo desiderio di provocare non si assopisce mai. In quell'occasione il pretesto è apprezzare l'oratoria di Mussolini, da "spezzeremo le reni alla Grecia" a "il Mediterraneo che non è un oceano".

"A mio padre piaceva provocare - ha puntualizzato a MilanoToday Caprotti -. Non era un fascista. Non ha mai avuto simpatie per l'estrema destra. Odiava i comunisti ma gli piaceva attirare l'attenzione su di sé". Discorsi fascisti a parte, non è il solo aneddoto surreale citato. In alcune occasioni il patron di Esselunga avrebbe compiuto atti vandalici.

Casa nostra, in via del Lauro, è vicinissima al Teatro alla Scala e nelle sere d'opera in strada il parcheggio è disordinato, con tante auto fuori posto. Bernardo fa di tutto, con il Comune, per ottenere che vengano collocati dei panettoni di cemento che impediscano la sosta davanti al nostro ingresso. Non c'è verso: l'autorizzazione gli verrà negata per anni. Papà allora passa alla giustizia fai-da-te: quando qualcuno parcheggia davanti al portone, va giù di persona e gli taglia le gomme. Oppure, se non ha voglia o tempo, lancia sul parabrezza delle uova, che quando si rapprendono diventano difficilissime da pulire. Dal mio letto, la sera, sento tutto, perché la finestra della mia camera dà proprio sul portone. A volte lui taglia tutte e quattro le gomme e sono guai. Ascolto anche gli improperi e le lamentele dei malcapitati, che non possono tornare

Non mancano i capitoli sulla tormentata vicenda personale tra i due Caprotti, ma anche racconti sulle dinamiche aziendali e la trasformazione digitale che ha portato Esselunga a creare il suo e-commerce nel 2001, quando le connessioni a 56k erano uno standard. Nessun accenno, invece, alla attuale gestione della catena, ma se gli si chiede cosa nel pensa del fatto che non sia stata venduta - come richiesto dal padre nel testamento - lui replica: "Io non mi stupisco. Credo che Esselunga farebbe gola a chiunque. Se la avessi avuta io me la sarei assolutamente tenuta" Quanto, invece, alla possibile distribuzione del libro anche nei supermercati della catena fondata dal padre ha aggiunto: "Se fossero spiritosi lo venderebbero ma non credo lo siano. Questa però non è la risposta a Falce e carrello, quello era un libro scritto un po' di pancia".

Non si parla dello spot che tanto ha fatto discutere nelle scorse settimane, dato che il libro (stampato in 25mila copie) è stato "chiuso" prima che fosse diffusa la clip. Ma incalzato dai cronisti Caprotti non rinuncia a una battuta: "La pubblicità della pesca a me ha ricordato un po' gli spot Barilla degli anni Novanta. Io preferisco Piero della 'Franpesca'", alludendo alla celebre campagna firmata da Armando Testa. Una delle pubblicità più iconiche di Esselunga.

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