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"Questa maxi infrastruttura lascerà in mezzo alla strada tanti lavoratori (anche vicino alla pensione)"

Il presidente (brianzolo) dell'Associazione giovani imprenditori agricoli di Cia spiega che le conseguenze della costruzione di Pedemontana anche nel settore delle imprese agricole

La Tratta D Breve di Pedemontana fa salire sulle barricate non solo comitati, associazioni, sindaci e cittadini. Ma anche gli imprenditori agricoli. Perché molti territorio che verranno espropriati che realizzare la grande infrastruttura che dovrebbe rivoluzionare la viabilità e anche l’economia del territorio riguarderanno proprio i campi agricoli.

Nei giorni scorsi già Cia Agricoltori Centro Lombardia aveva gridato allo scandalo. “Il  92% della superficie espropriata per la Tratta D riguarda terreni agricoli, con un impatto anche economico molto pesante – avevano spiegato nella nota ufficiale -. Il danno economico si tramuterà inevitabilmente anche in danno sociale: saranno molti i disoccupati che non potranno garantire un futuro dignitoso alle proprie famiglie. L’assenza di produzione agricola coinvolgerà inoltre la qualità e i prezzi degli alimenti: dall’ortofrutta ai cereali, dai latticini agli insaccati, la perdita di prodotti agricoli locali obbligherà i cittadini a dipendere ancora di più dai mercati esteri, cosa che porterà all’aumento di prezzi intaccando le tasche dei consumatori”. 

Ma adesso sono proprio gli imprenditori agricoli ad andare nel dettaglio e a spiegare quell’organizzazione del lavoro e quella filiera che ci sono dietro a un’azienda come la loro. “Un’azienda agricola se chiude non può essere sposta da un’altra parte, né tantomeno i suoi dipendenti possono essere facilmente reinseriti, se non reinventandosi anche in attività diverse – spiega Francesco Ghezzi, presidente di AGIA, Associazione giovani imprenditori agricoli di Cia -. Chiudere un’azienda agricola crea un grave disagio economico. Un danno ai dipendenti che con il loro lavoro mantengono la famiglia. Ma spesso i dipendenti sono la famiglia stessa, perché un’azienda agricoli in molti casi è un’azienda dove lavora tutta la famiglia”. Ad oggi l’associazione non ha ancora una stima precisa delle persone che, in seguito all’esproprio dei terreni agricoli per la costruzione di Pedemontana, perderanno il posto di lavoro. “Professionisti del settore agricolo che poi magari a 30 o a 40 anni possono reinventarsi in un altro settore, ma quando sono a pochi anni dalla pensione allora c’è un problema”, aggiunge. 

Un problema legato al fatto che spesso ci sono agricoltori che il terreno lo hanno in affitto e non sono invece i proprietari. “In questo caso abbiamo il proprietario a cui vengono espropriati i terreni e che riceve un corrispettivo economico. Ma questo non accade per l’azienda, con lavoratori che magari a 55 anni si ritrovano in mezzo alla strada”. E poi c’è anche l’aspetto emozionale e di passione per quello che si fa. “Ma perché dobbiamo cambiare un lavoro che ci piace, che ci permette di vivere e di mantenere la nostra famiglia per un obbligo che arriva da un altro?”, conclude Ghezzi. 

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