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Maxi intervento alla tiroide al San Gerardo: asportato un "gozzo" da record

Voluminoso gozzo cervicale con uno sviluppo intratoracico di 15 centimetri asportato con la chirurgia mini-invasiva da un’équipe multidisciplinare

Per asportare un gozzo tiroideo di dimensioni record, talmente voluminoso da 'sconfinare' per 15 centimetri nel torace ostacolando respiro e deglutizione, i chirurghi avrebbero dovuto procedere non solo a un'ampia incisione alla base del collo, ma anche all'apertura dello sterno e della parete toracica, con un taglio di circa 20 cm. Il paziente se l'è cavata con una mini-incisione di 3 cm e una sola settimana di degenza, grazie a un articolato intervento 'soft' eseguito all'ospedale San Gerardo di Monza.

"Si è trattato di un'operazione unica per la nostra azienda - afferma il direttore generale dell'Asst brianzola, Matteo Stocco - eseguibile, per la complessità del caso, solamente in pochissimi centri in Italia che abbiano come il nostro, oltre ai chirurghi dedicati a questo tipo di interventi, servizi di Chirurgia toracica mininvasiva, Cardiochirurgia, Terapia intensiva cardiochirurgica e Otorinolaringoiatria".

L'intervento è stato eseguito da un'équipe multidisciplinare composta da una decina di 'camici verdi' ed è durato 6 ore. Al termine dell'operazione il paziente è stato trasferito in Terapia intensiva come già programmato per la prima notte, l'indomani è stato portato in reparto e in settima giornata è stato dimesso.

L'uomo - ricostruisce l'Asst Monza in una nota - era arrivato al San Gerardo con un voluminoso gozzo multinodulare con notevole ingrossamento della tiroide che occupava tutta la regione anteriore, laterale e superiore del collo, e con una ulteriore estensione di oltre 15 centimetri nel torace. Il gozzo aveva compresso l'esofago e la trachea fino a dislocarla, affondando nel mediastino posteriore ossia nel compartimento anatomico del torace delimitato posteriormente dalle vertebre toraciche e anteriormente dalle superficie del pericardio parietale che riveste la base del cuore, a contatto con la vena cava fino ad arrivare alla vena azygos, un grosso vaso situato nella cavità toracica. A un quadro già di per sé difficoltoso si sono aggiunte l'asportazione completa della tiroide per ipertiroidismo e la rimozione di una neoformazione dell'epiglottide.

A causa del gozzo e della sua posizione affondata nel torace, evidenziano dall'ospedale, sono emersi non pochi problemi chirurgici da risolvere. Se in genere per asportare la massa sarebbe stato necessario aprire lo sterno, una procedura che normalmente permette l'estrazione in sicurezza dei gozzi con il controllo dei vasi mediastici, in questo caso non sarebbe stato sufficiente perché il gozzo tiroideo si era sviluppato nella parte posteriore del mediastino. La sola stereotomia di conseguenza non era una via praticabile. Si è dunque deciso di eseguire una mobilizzazione della parte del gozzo affondata nel mediastino posteriore per via toracoscopica, una tecnica chirurgica mininvasiva, in modo da isolare la massa dalle strutture vascolari del torace in sicurezza prima della sua asportazione. E' bastata una piccola incisione toracica di 3 centimetri, senza divaricazione costale, con l'ausilio di strumenti dedicati e di una telecamera con monitor ad alta definizione, e una ministernotomia. Una metodica che ha portato al paziente notevoli vantaggi: riduzione del dolore e delle giornate di degenza, accelerato recupero respiratorio e recupero generale dall'intervento e riduzione del danno estetico.

Il team operatorio ha coinvolto Giovanni Colombo, Claudio Marradi ed Elisa Bolzonaro della Chirurgia I (direttore Marco Braga) per la parte cervicale dell'intervento; Marco Scarci, direttore della Chirurgia toracica, con Marcello Costa Angeli per la mobilizzazione toracoscopica; i cardiochirurghi Stefano D'Alessandro e Francesco Formica per la sternotomia e la mobilizzazione della parte mediastinica anteriore della massa; Giuseppe Mingoia (direttore Werner J.D. Garavello) per la neoformazione epiglottica, e l'anestesista Monica Scanziani.

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