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Cronaca

Nove chili di eroina pura per i locali del centro: presi marito e moglie, corrieri insospettabili

In manette uomo e donna tunisini: erano i grossisti dei pusher di Porta Venezia. La storia

Ogni giorno faceva quasi quindici chilometri per andare, apparentemente senza un motivo, in un box di un bel condominio residenziale. Lì le sue soste duravano giusto qualche minuto: il tempo di scendere dalla macchina, entrare nel garage e tornare fuori qualche attimo dopo. Poi risaliva in auto e andava via, arrivando spesso fino al centro di Milano, dove - hanno poi accertato gli investigatori - lui e la sua compagna avevano i loro interessi. Chiaramente illegali. 

I carabinieri della compagnia Porta Monforte, coordinati dal capitano Silvio Maria Ponzio, hanno arrestato a inizio settimana due 33enni - marito e moglie, entrambi tunisini - accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. 

L'indagine nata dalla mamma malata di slot

L'attenzione degli investigatori sulla coppia si è accesa a inizio mese, quando i militari hanno fermato una donna di cinquantuno anni accusata di aver praticamente schiavizzato la figlia 12enne e di aver obbligato l'altra figlia, maggiorenne, a prostituirsi per avere i soldi per giocare alle slot

Seguendo la giovane, i carabinieri sono arrivati a un suo amico: un marocchino che è poi risultato essere un pusher attivo nella zona Sud di Milano. A quel punto, i militari di Porta Monforte con i colleghi della stazione Vigentina - guidati dal maresciallo Antonio Falivene - si sono concentrati sullo spacciatore e hanno ricostruito la sua rete di contatti, percorrendo al contrario il flusso dello spaccio. 

La casa "pulita" e il box con la droga

Gli ultimi due nomi sono risultati proprio quelli di marito e moglie: in Italia da tre anni lei, da uno lui ed entrambi "immacolati", senza nessun precedente.

I carabinieri hanno iniziato a osservarli e hanno scoperto che vivevano in un'abitazione di Osio Sotto e che l'uomo - oltre a dei viaggi continui nel Nord Europa - andava praticamente ogni giorno in un box preso in affitto, in nero, a Pozzo D'Adda. 

Lì gli investigatori hanno trovato una Twingo con targa tedesca con una botola sotto il sedile del passeggero al cui interno c'erano nove panetti di eroina, confezionata e sottovuoto, per un peso totale di 8 chili e 700 grammi. Dall'appartamento in provincia di Bergamo sono invece saltati fuori 52mila euro in contanti, nascosti in una borsa da donna, e alcuni "campioni" di droga per permettere ai clienti di provarla.

Foto - L'eroina di marito e moglie

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I corrieri della droga del centro città

I 33enni, questa la certezza degli investigatori, erano quindi veri e propri corrieri di eroina "di qualità altissima", la riflessione del capitano Ponzio. E la destinazione finale della loro droga era il centro di Milano. 

Marito e moglie, infatti, hanno accertato le indagini, consegnavano i panetti ad altri pusher di "media importanza" durante incontri che avvenivano sempre in Porta Venezia, molto spesso nei locali e bar etnici dove è possibile fumare il narghilé. Quegli stessi pusher, poi, la vendevano ad altri spacciatori di strada, che si occupavano di piazzare le dosi tra le strade e i locali della movida in zona Corso Buenos Aires. 

La droga, che arrivava direttamente dall'Asia o dal Medio Oriente e che veniva acquistata dall'uomo durante i suoi soliti viaggi, era pronta a "invadere" le vie centralissime di Milano. Un grammo poteva costare fino a 50 euro: una volta sul mercato quell'eroina avrebbe fruttato quasi mezzo milione di euro.

I corrieri della droga del centro città 

I 33enni, questa la certezza degli investigatori, erano quindi veri e propri corrieri di eroina "di qualità altissima", la riflessione del capitano Ponzio. E la destinazione finale della loro droga era il centro di Milano. 

Marito e moglie, infatti, hanno accertato le indagini, consegnavano i panetti ad altri pusher di "media importanza" durante incontri che avvenivano sempre in Porta Venezia, molto spesso nei locali e bar etnici dove è possibile fumare il narghilé. Quegli stessi pusher, poi, la vendevano ad altri spacciatori di strada, che si occupavano di piazzare le dosi tra le strade e i locali della movida in zona Corso Buenos Aires. 

La droga, che arrivava direttamente dall'Asia o dal Medio Oriente e che veniva acquistata dall'uomo durante i suoi soliti viaggi, era pronta a "invadere" le vie centralissime di Milano. Un grammo poteva costare fino a 50 euro: una volta sul mercato quell'eroina avrebbe fruttato quasi mezzo milione di euro. 

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