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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Corruzione e tangenti, 21 arresti della Finanza in Brianza: sequestri per 100 milioni di euro

Le indagini, iniziate da un esposto partito da Correzzana su presunte irregolarità negli appalti per lavori pubblici, hanno condotto fino a 40 società riconducibili all'imprenditore Malaspina

Maxi operazione della Guardia di Finanza di Monza con trenta indagati e ventuno arresti per i reati di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione. L'indagine, denominata "Domus Aurea", ha coinvolto oltre a Monza e alla Brianza anche le province di Milano, Lecco, Bologna, Asti e Reggio Calabria. 

L'indagine partita da Correzzana

L'inchiesta è partita nel 2014 in seguito a un esposto presentato da alcuni esponenti di una lista civica di opposizione del comune di Correzzana in Procura a Monza, su un presunto episodio di corruzione riguardante alcuni lavori pubblici nella cittadina brianzola e risalente al maggio 2010. Secondo quanto denunciato il primo cittadino avrebbe omesso di riscuotere fidejussioni divenute esigibili in seguito alla mancata realizzazione di opere di urbanizzazione da parte dell'imprenditore Giuseppe Malaspina ricevendo tre immobili poi acquistati da due società di Malaspina a un prezzo vantaggioso.

Da qui i Finanzieri monzesi, guidati dal Colonnello Massimo Gallo, sono partiti per ricostruire un articolato sistema corruttivo facente capo all'imprenditore edile di origini calabresi residente in Brianza, Giuseppe Malaspina, contestando a trenta indagati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e corruzione. In riferimento all'episodio di Correzzana sarebbe stato indagato per corruzione, per i suoi rapporti con Malaspina, anche il sindaco Mario Corbetta per cui i pm brianzoli Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo avevano chiesto i domiciliari ma il reato sarebbe già in prescrizione.

Al centro dell'inchiesta l'impero di Malaspina

La Guardia di Finanza ha quindi cominciato a indagare e gli accertamenti hanno consentito di portare alla luce diverse irregolarità di natura fiscale e fallimentare relative alla gestione di circa quaranta società appartenenti a un gruppo societario riconducibile all'imprenditore edile Giuseppe Malaspina. Secondo quanto emerso dalle indagini, attraverso perquisizioni nelle sedi delle società, accertamenti bancari e intercettazioni telefoniche ed ambientali,  Malaspina nel corso degli anni avrebbe organizzato la propria struttura aziendale avvalendosi di professionisti e consulenti compiacenti insieme a una folta schiera di “prestanome” per occultare la reale riconducibilità dei propri beni.

Le indagini hanno portato alla luce il sistematico ricorso all’emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte delle società dell’imprenditore per un ammontare di circa 95 milioni di euro con distrazioni patrimoniali per un valore di 234 milioni di euro. Nel passato dell'imprenditore risulta anche un precedente penale relativo a una condanna a quattordici anni per l'omicidio di Giuseppe Zampaglione, ucciso a Muggiò nel 1972. In qualità di parte offesa e non di imputato invece l'imprenditore è stato coinvolto in un'indagine relativa a un episodio di estorsione che ha portato alla condanna dei fratelli Miriadi.

Gli arresti

In totale sono trenta le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta Domus Aurea, ventuno delle quali sono state arrestate. Tra gli indagati ci sono anche un ex magistrato della sezione fallimentare del tribunale di Monza, oggi avvocato, e altri due avvocati. Nove persone sono risultate destinatari di custodia cautelare in carcere, tra queste lo stesso Malaspina insieme a geometri, architetti e commercialisti, dodidici invece sono finite agli arresti domiciliari. Nell'ambito delle ordinanze di custodia cautelare è stato notificato anche un obbligo di dimora, cinque obblighi di presentazione alla Polizia Giudiziaria e tre divieti di esercitare attività professionali o imprenditoriali per la durata di 12 mesi.

I sequestri 

Ingenti anche i sequestri, con sigilli a beni e disponibilità finanziarie per novantacinque milioni di euro. Tra le proprietà sequestrate figura anche il lussuolo hotel di Venezia Ca' Sagredo, di proprietà dell'imprenditore, che ospita gli affreschi di Tintoretto, il palazzo milanese situato a due passi dalla Scala che ospitava l'hotel Gritti e un maneggio a Ornago, in Brianza.

Per quanto riguarda l'hotel veneziano (per cui è stato eseguito nell'aprile 2017 un sequestro preventivo d'urgenza), i finanzieri hanno ricostruito una serie di operazioni societarie fraudolente che avrebbero fatto in modo che il bene, dopo una serie di passaggi societari, sarebbe stato infine trasferito ad una nuova società, costituita ad hoc, legalmente rappresentata dalla segretaria e storica collaboratrice dell’imprenditore arrestato.

"L'hotel Ca' Sagredo ha una gestione indipendente e disgiunta da quella legata ai beni del geometra Giuseppe Malaspina", ha specificato all'ANSA Lorenza Lain, direttore dell'albergo veneziano. "L'attuale gestione - ha aggiunto - fa capo a me e l'hotel è pienamente operativo con un bilancio in attivo. I rapporti con i curatori fallimentari sono ottimi e vi è una buona collaborazione al fine di mantenere la piena operatività e l'autonomia dell'hotel".

Nell'ambito dell'indagine sono state sequestrate anche 28 unità immobiliari, quote societarie e disponibilità finanziarie, oggetto di distrazione, per un valore complessivo di 9,3 milioni di euro.

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