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Cronaca

Auto di lusso rubate e rivendute, 17 indagati: a Monza alcuni box "nascondiglio"

L'indagine ha preso avvio lo scorso marzo dopo che, durante un controllo stradale a Muggiò, su una bisarca sono state rinvenute due auto provento di furto destinate all'estero

Nessun antifurto e nemmeno un allarme. Furti silenziosi, tecnologici e veloci. Nel mirino della banda di ladri e ricettatori di auto di lusso sgominata grazie all'indagine "T@rocco", condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Monza e dalla Polizia Penitenziaria, con il coordinamento della Procura di Monza, sono finite soprattutto Range Rover, Audi, Bmw e Jaguar.

Auto tenute sotto osservazione, talvolta pedinate, e poi rubate con una facilità da professionisti e fatte sparire all'interno di garage nascosti dove le vetture, una volta all'interno, venivano trasformate. Numeri di telaio nuovi, nuove centraline e punzonature. Un lavoro sofisticato che permetteva, con il supporto di meccanici professionisti, di "cannibalizzare" le vetture che venivano smontate per poi essere rivendute sul mercato italiano o estero. 

Furti di auto di lusso: 17 indagati

In totale sono diciassette le persone raggiunte da misure cautelari nell'ambito dell'indagine che ha permesso di portare alla luce l'attività di un'organizzazione criminale, con al vertice due soggetti albanesi, dedita al furto e alla ricettazione di vetture di lusso. Si tratta di sette albanesi, sei italiani, un cittadino marocchino, un egiziano, e due donne: una romena e una bulgara. Sette persone sono state arrestate mentre nove indagati sono stati denunciati in stato di libertà. Gli indagati dovranno rispondere a vario titolo di associazione per delinquere – aggravata dalla “transnazionalità” – finalizzata alla commissione di furti, ricettazione e riciclaggio di autovetture di lusso.

Auto di lusso rubate, le indagini

Gli accertamenti che hanno consentito agli inquirenti di portare alla luce le attività del gruppo criminale sono iniziate nel marzo 2017 dopo che, tra Nova Milanese e Muggiò, durante un controllo stradale effettuato a bordo di una bisarca dai carabinieri del Gruppo di Monza sono state rinvenute due vetture risultate provento di furto. E' stato cosi', grazie all'intuito degli investigatori che hanno voluto scavare a fondo sulla vicenda, che progressivamente grazie alle intercettazioni telefoniche, ai servizi di osservazione e ai pedinamenti è venuta a galla la fitta trama dell'organizzazione con tutti i suoi componenti. L'attività dei Carabinieri del Nucleo Investigativo è stata supportata anche dal personale della Polizia Penitenziaria che ha dato un significativo supporto alle indagini poichè alcuni dei soggetti attenzionati e coinvolti nelle attività erano detenuti all'interno del carcere di Monza. 

Furti auto di lusso: come agiva la banda

I furti avvenivano soprattutto all'interno di parcheggi, alcuni dei quali situati all'aereoporto di Malpensa. Qui i ladri, attraverso l'utilizzo di jammer, disturbatori di frequenza, e strumentazione tecnologica in grado di eludere sistemi di allarme o di localizzazione Gps, in pochi istanti riuscivano a entrare all'interno dell'autovettura e allontanarsi indisturbati senza che nessuno nei dintorni potesse accorgersi di nulla poichè non suonava nessun allarme. I furti erano così professionali e discreti che in un caso la banda è riuscita addirittura a portare via una vettura di lusso dal parcheggio di un Grand Hotel. Quando le auto rubate erano ormai nelle mani dell'organizzazione venivano portate in alcuni garage interrati affittitati da membri della banda attraverso falsi nomi. Molti di questi erano a Monza ma i garage dove l'organizzazione bonificava, alterava i numeri delle centraline e di telaio e smontava le vetture provento di furto per prepararle alla vendita si trovavano anche ad Albino, in provincia di Bergamo, e nel milanese. 

In un caso la banda era addirittura riuscita a trasformare una Range Rover completamente distrutta dopo un incidente stradale in un'auto nuova, sostituendo alla vettura l'intera carrozzeria e parti di motore montate sullo scheletro della vettura originaria che presentava ancora il numero di telaio originale. Un'operazione da professionisti che non avrebbe permesso di individuare anomalie a un eventuale controllo. 

Una banda di "professionisti"

La banda, che si avvaleva di meccanici professionisti per svolgere le operazioni tecniche, faceva riferimento a due soggetti albanesi. Accanto a loro agivano gli italiani, con ruoli tecnici e operativi, e poi tutti i membri legati alle attività di ricettazione che si occupavano di mantenere i rapporti con i compratori e far arrivare la merce sul mercato estero. L'indagine, oltre a Monza e a Milano, ha coinvolto anche le province di Bergamo, Chieti e Pavia. 

Nell'ambito dell'attività sono state sequestrate 23 autovetture di lusso, di grossa cilindrata, alcune delle quali rinvenuti oltre che nel milanese e nel monzese anche nelle province di Ancona, Bari, Bergamo, Brescia, Como, Genova, Verona, in Albania, Germania e Montenegro. Il giro d'affari stimato raggiunge quota 1.750.000 euro. 

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