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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Carate Brianza

Prostituzione nel centro massaggi, Kyra Kole condannata a due anni (con pena sospesa)

La donna era stata arrestata ad aprile a Carate Brianza con l'accusa di gestire un giro di prostituzione

Un passato da soubrette con apparizioni televisive e serate nei locali come dj. Gli scatti per la rivista "Playboy" spagnola e poi gli "affari" a Carate Brianza con il centro massaggi dove lo scorso aprile i carabinieri della compagnia di Seregno l'hanno arrestata con l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. E infine la condanna.

Due anni di reclusione e pena sospesa al processo con rito abbreviato. Questa la condanna per Edyna Greta Gyorgy, 34enne ungherese più nota come Kyra Kole. L'ex soubrette ha tentato di difendersi respingendo ogni accusa e affermando che le ragazze che lavoravano nel suo centro benessere di Carate Brianza (Monza) non avevano mai avuto contatti sessuali con i clienti. 

Video: centro massaggi, accusata la proprietaria

Il gup Pierangela Renda, accogliendo parzialmente la tesi della procura, ha però ridotto notevolmente la pena rispetto alla richiesta, che era di quattro anni di reclusione. L'arresto dell'ex soubrette risale al mese di aprile, dopo le segnalazioni di un via vai di uomini nel centro di via Colombo a Carate. I carabinieri di Seregno avevano ricostruito che il centrro massaggi venisse pubblicizzato in siti di incontri senza menzionare esplicitamente il sesso ma proponendo massaggi "tantra" e "you and me" con prezzi fino a 150 euro a massaggio.

"Libere professioniste"

Secondo l'accusa, la donna divideva gli introiti con le massaggiatrici. Lei si è però difesa affermando che le operatrici erano libere professioniste con partita Iva che pagavano una quota mensile di affitto delle stanze. Prova ne sia che fossero arrivate a "contendersi" i clienti, tanto da rendere necessario, in una occasione, l'intervento dei carabinieri per placare un litigio. Può darsi che il gup abbia creduto, almeno in parte, a questa versione riducendo quindi la condanna rispetto alla richiesta della procura. Se ne saprà di più quando verranno pubblicate le motivazioni della sentenza. La donna, dopo un periodo a San Vittore, aveva ottenuto i domiciliari e poi era stata liberata in attesa del processo.

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