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Cronaca

La crisi morde: torna di moda il calzolaio, il ciclista e il meccanico

I soldi sono sempre meno: così si sceglie di far riparare oggetti quotidiani che pochi anni fa avremmo gettato da tempo e acquistati nuovi. Ricercati anche i tecnici informatici low cost

MONZA – Le scarpe? Magari hanno otto inverni sotto le suole, eppure le fai riparare ancora. Per l’ennesima volta. L’auto? Non la cambi, anche se il contachilometri segna una percorrenza a sei cifre. Simile a quella che c’è dalla Terra alla Luna. E, appena puoi, la vecchia utilitaria la lasci in garage e vai a piedi, usi la bicicletta, i mezzi pubblici, il treno o l’aereo. Il ristorante? Meglio una cena in casa tra amici. E le vacanze? Non le fai. Oppure – se sei fortunato – le riduci a pochi giorni. O ancora riapri la vecchia casa in montagna dei nonni. Dimenticata dai tempi della «Milano da bere». La «vita agra» della crisi è tutta in queste centinaia di migliaia di scelte prese ogni giorno da 854mila abitanti nei 55 comuni della Brianza. Il leitmotiv è sempre quello: «risparmiare».
 
A rivelarci ciò che sappiamo già benissimo è un’inchiesta della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Ciò che è interessante, nello studio di Piazza Cambiaghi, è scoprire che non siamo soli. Alle prese con il taglio delle spese sono più o meno tutti. Ricchi e poveri. Cambia, se mai, il motivo per cui si decide di «tagliare». C’è chi risparmia perché è disoccupato. Chi perché ha subito un taglio allo stipendio. Ma c’è anche chi ha paura del futuro e nel dubbio pensa: «Meglio tenere in mano i soldi».
 
I numeri segnano una tendenza fin troppo chiara. Il 43 per cento dei brianzoli nell’ultimo anno ha ridotto in modo significativo le spese «voluttuarie»: che poi sono il parrucchiere, i giornali, il caffè al bar, una mostra o un concerto, un viaggio o una breve vacanza. Proprio tutto inutile? Il 29 per cento ha concentrato i risparmi sulle cene e sulla pizza. Ma c’è anche chi va meno al centro commerciale. Il 24 per cento usa meno l’auto.
 
Il 22 per cento infine ha deciso di non sostituire alcuni beni indispensabili. Anche se erano già vecchi e usurati, ha pensato di non comprali nuovi, ma li ha fatti riparare. Tra questi oggetti – oltre alle scarpe – ci sono anche i cappotti, i maglioni, i pantaloni. Ma anche il computer, la tv e gli apparecchi elettronici.
 
Ci sono infine le spese «rinviabili». Ben il 32 per cento dei brianzoli, nei confronti di alcune scadenze, segue le orme dell’antico eroe romano Quinto Fabio Massimo «il temporeggiatore» che, non a caso, si era meritato sul campo la fama di «parsimonioso». La parola d’ordine è: «Meglio domani». Nella hit parade dei rinvii finiscono la revisione dell’auto, il controllo dal dentista, la visita privata dallo specialista, la vaccinazione del migliore amico dell’uomo. Anche in questo caso, non di rado queste rinunce costano molto in termini psicologici e incidono in modo significativo su un morale già non altissimo.
 
Tra le categorie più colpite dalla crisi ci sono i giovani, che – da tempo – hanno detto addio a una vita spensierata che potevano invece concedersi più facilmente i loro genitori. I teen agers sempre più spesso escono solo il fine settimana, rinunciando a pizzeria, cena e aperitivo al bar (29 per cento). Gli under 35 invece scelgono come escamotage economico la cena in casa tra amici.
 
Ma almeno qualcuno che può trarre vantaggio, da questa situazione non proprio positiva, c’è: i riparatori. Il giro d’affari di chi aggiusta Tv, apparecchi elettrici, dei «meccanici sotto casa», dei ciclisti e dei calzolai è aumentato nell’ultimo anno del 6,1 per cento. Chissà perché. In particolare hanno acquisito quote di mercato i piccoli riparatori stranieri che promettono di resuscitare la Tv agonizzante o la radio della nonna che gracchia per pochi euro. Ricercatissimi, in particolare, i «genietti» cinesi in grado di riesumare con un clic e una manciata di euro il computer che tutti davano per morto.

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