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Cronaca

Strage tribunale, parla Giardiello: “Così ho portato la pistola dentro”

Il killer del tribunale di Milano ha reso la sua versione dei fatti ai pm. "Se mi avessero trovato la pistola - ha detto - avrei detto che volevo suicidarmi"

Claudio Giardiello, l’uomo che ha fatto una strage in tribunale a Milano il 9 aprile scorso, ha dichiarato di essere regolarmente passato dal metal detector e di aver fatto passare la borsa con la pistola attraverso il "Fep", lo strumento in cui depositare gli oggetti personali al controllo.

In particolare, ha spiegato ai pm di aver usato uno stratagemma per nascondere l’arma. Gli investigatori hanno verificato il trucco e hanno scoperto che funziona. Giardiello ha spiegato di aver posizionato la pistola sotto un computer portatile: la luce si accende ma nel monitor del “Fep” appare solo l'ingombro del computer. Ecco spiegato perché i vigilantes non l'hanno fermato.

Se l'arma fosse stata scoperta, aveva pensato di dire che voleva togliersi la vita all'interno del Palazzo di Giustizia. Intenzione che comunque aveva. "Credevo nella giustizia e poi mi sono successe le cose che si possono vedere nelle carte", ha affermato ai pm che lo hanno interrogato per la strage nella quale hanno trovato la morte l'avvocato Lorenzo Claris Appiani, il giudice Fernando Ciampi e l'ex socio Giorgio Erba, e sono stati feriti Davide Limongelli, co-imputato di Giardiello quella mattina in un procedimento fallimentare, e il commercialista Stefano Verna. 

Sparatoria al tribunale di Milano - LE FOTO

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