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Cronaca giudiziaria

Uccise il padre a martellate e bruciò cadavere, percorso di giustizia riparativa per il figlio

E' il primo caso di applicazione del percorso previsto dalla riforma Cartabia a Monza. L'istanza avanzata dai difensori di Lorenzo D'Errico, 38enne reo confesso, è stata accolta dalla Corte di Assise del tribunale monzese

Un percorso di giustizia riparativa nel corso di un processo per omicidio volontario e occultamento di cadavere. E a Monza è la prima volta che si applica la novità normativa prevista con la cosiddetta Riforma Cartabia. 

E' il caso di Lorenzo D'Errico, 38 anni, reo confesso dell'omicidio del padre, Carmine D'Errico, ucciso a martellate nel dicembre 2021 nella loro casa di Cusano Milanino. Dopo l'omicidio il 38enne ne aveva bruciato il cadavere, occultandolo in una ditta dismessa di Cerro Maggiore. Inizialmente aveva finto un allontanamento volontario del padre, vedovo e malato incurabile di cancro da cui, nel corso del procedimento, ha raccontato di aver subito presunti maltrattamenti durante l'infanzia, poi ha confessato il delitto. 

Mercoledì mattina a Monza la Corte di Assise ha sospeso il procedimento a carico di Lorenzo D'Errico, accogliendo la richiesta avanzata dai legali difensori dell'imputato, Renata Perin e Luigi Chirieleison del Foro di Varese, di ammettere il 38enne reo confesso a un programma di giustizia riabilitativa. Lorenzo D'Errico ha già rinunciato all'eredità e disposto una transazione a favore degli eredi del padre, i tre fratelli dell'uomo presenti mercoledì mattina in aula. 

"Ritengo che possa essere concessa la possibilità prevista già durante la fase del processo, prima della condanna, di accedere a un programma di giustizia riparativa predisposto da un mediatore penale" ha chiesto in aula l'avvocato Perin. "Non ci sono rischi dal punto di vista procedurale, nemeno rischi di scarcerazione ma la possibilità di riavvicinare la persona a cui il fatto viene addebitato e le vittime" ha spiegato il legale. Perchè la giustizia riabilitativa si basa proprio sul tentativo di risanare il legame tra vittime, persone attori del reato e società dopo che quel legame è venuto a mancare con il fatto-reato. E nel caso in cui i parenti delle vittime non fossero disponibili a intraprendere il percorso possono essere individuate altre persone, "vittime di reati analoghi". 

E a chiedere di essere ammesso al programma di giustizia riparativa che, se concluso con esito positivo, può portare a uno sconto di pena, è stato lo stesso imputato. "In questi due anni ho iniziato a seguire sedute di psicoterapia" ha detto Lorenzo D'Errico in aula a Monza. "Vorrei avere la possibilità di integrare questo mio percorso che ho deciso di fare e non sono mai riuscito ad avviare in trent'anni in cui ho cercato di cavarmela da solo con esiti che abbiamo visto sono stati disastrosi". 

Al momento però nessuno dei familiari del padre defunto si è detto disponibile a intraprenedere il percorso, ritenendo che sia trascorso troppo poco tempo dall'omicidio. Ascoltati in aula i tre zii di Lorenzo non hanno dato la loro disponibilità, riservandosi di intraprendere il programma tra qualche tempo. "Non me la sento ancora di decidere qualcosa: per adesso sono ancora troppo scosso" ha dichiarato davanti alla Corte di Assise uno dei fratelli del defunto. 

"Non ho niente in contrario con il fatto che possa intraprendere il percorso ma non me la sento di essere coinvolto" ha detto un altro. "Tra anni quando passa la rabbia, forse".

Nessuna opposizione di fronte alla richiesta nemmeno da parte del pubblico ministero, la dottoressa Franca Macchia. "Non credo di avere alcun motivo per oppormi: il processo è definito dal punto di vista dell'accertamento dei fatti, si tratta di discutere la pena da applicare. Lorenzo ha ammesso le sue responsabilità. La definizione comporta la necessità di calibrare la pena con la possibilità di un percorso rieducativo" ha detto in aula, chiedendo la sospensione dei termini di custodia cautelare ai sensi dell'art. 304 del c.p.

E la Corte di Assise mercoledì mattina ha autorizzato e accolto la richiesta di avvio del percorso di giustizia riparativa rimandando la definizione dello stesso al centro per la giustizia riparativa di Milano. Il processo ora è sospeso e la prossima udienza è prevista per giugno 2024. 

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