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Cronaca

L'uomo che ingoia le pile per non essere rimpatriato

Il 37enne, originario del Marocco, era già stato rimpatriato, ma era rientrato clandestinamente in Italia

Meglio finire al Pronto soccorso che essere rimpatriato. Così deve aver pensato il 37enne che, ormai scontata la pena, prima di lasciare il carcere di Monza ha ingoiato 3 pile. Protagonista un uomo di origine marocchina che prima di uscire da Sanquirico ha ingoiato le 3 pile. Gli agenti della polizia di Stato lo hanno subito accompagnato al pronto soccorso del San Gerardo dove i medici, dopo averlo visitato, hanno confermato l’idoneità medica alla vita in comunità ristretta, nonostante il maldestro tentativo di sottrarsi alla misura a proprio carico. Il questore Marco Odorisio valutata l’irregolare presenza sul territorio e il lungo curriculum penale ha disposto l’accompagnamento al Centro per il rimpatrio di Gradisca d’Isonzo, dove l’uomo è stato accompagnato dagli agenti della questura monzese e dove verrà trattenuto per il tempo strettamente necessario per il definitivo allontanamento dal territorio nazionale.

Arresti e risse in carcere

Il 37enne era arrivato in Italia nel 2006. Era stato arrestato per spaccio di stupefacenti, in quanto trovato in possesso di circa 15 grammi di hashish e di denaro verosimilmente provento dell’attività illecita, nonché per resistenza a pubblico ufficiale e false attestazioni sulla propria identità.   Per questi reati, il Tribunale di Torino lo condannava, l’anno successivo, alla pena di anni 1, mesi 2 di reclusione e a 4mila euro di multa. Rintracciato nel 2013, veniva arrestato per scontare la pena e accompagnato nel carcere di Ivrea dove, pretendendo di cambiare settore per disaccordi con gli altri detenuti, distruggeva un televisore minacciando di recidersi la giugulare con un pezzo di vetro se non fosse stata esaudita la sua richiesta. Per questo motivo veniva denunciato per danneggiamento.

Rapine e aggressioni alle forze dell'ordine

Più volte colpito da ordine del questore di Milano di lasciare il territorio nazionale, veniva denunciato per inottemperanza agli ordini e ancora per false attestazioni, in quanto forniva alle forze dell’ordine nominativi diversi, dichiarandosi palestinese. Nel 2015 veniva indagato per ricettazione di un telefono cellulare e per aver rapinato un giovane di un telefonino e di alcuni monili, minacciandolo con un coltello.  In un’altra occasione opponeva resistenza a pubblico ufficiale e si rifiutava di fornire informazioni sulle proprie generalità.  Nel 2016, veniva arrestato per aver rapinato a Milano un ragazzo dell’orologio, dopo averlo spintonato, in concorso con un complice: tempestivamente bloccato dalle forze dell’ordine, opponeva resistenza e provocava lesioni a uno dei poliziotti. Veniva perciò disposta la custodia cautelare in carcere. Durante il periodo di detenzione, si rendeva responsabile in concorso con altri detenuti di una rissa all’interno delle celle. Nello stesso periodo, veniva identificato dal consolato marocchino come cittadino di quello Stato. 

Era già stato rimpatriato 

Nel 2018 era stato rimpatriato ma riusciva a rientrare clandestinamente in Italia nel 2021, quando era stato arrestato per aver violato il divieto di reingresso sul territorio nazionale. Scarcerato, e condannato alla pena di un anno e 8 mesi di reclusione, sostituita con il divieto di dimora a Milano, veniva denunciato per esercizio di giochi d’azzardo, in quanto veniva individuato proprio a Milano mentre, con altri connazionali, con l’uso di dadi metteva in palio delle banconote tra gli astanti che avevano creato un capannello di persone. Di conseguenza, veniva disposto l’aggravamento della misura cautelare disponendo che scontasse la pena in carcere. Per il suo comportamento in carcere veniva trasferito in diversi istituti di pena, e in tutti si rendeva responsabile di risse, danneggiamenti e interruzioni del servizio di vigilanza incendiando materassi e impedendo l’accesso della Polizia Penitenziaria alle celle posizionando le brande davanti alle porte. A settembre del 2021 il Tribunale di Milano disponeva l’espulsione dal territorio dello Stato come misura alternativa alla detenzione, misura che non è stata eseguita in quanto nella giornata del 31 maggio è stato accompagnato presso la frontiera aerea di Milano Malpensa, da personale di scorta, ma lo stesso ha messo in atto comportamenti di resistenza passiva, tali per cui il comandare del velivolo gli ha rifiutato l’imbarco.

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