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Bames e Sem, sciopero davanti al palazzo della Provincia

I lavoratori della ex-Celestica hanno sciopero per quattro ore per ottenere una risposta alle loro preoccupazioni. Non chiaro ancora il futuro del progetto per la re-industrializzazione, ma "K 314" è interessata a entrare nella partita

MONZA -  Mesi trascorsi a sperare, ad attendere risposte e a preoccuparsi per il proprio futuro lavorativo. Sono stanchi i lavoratori di Bames e Sem, il sito aziendale che una volta prendeva il nome di Celestica. Tanto da aver indetto per la giornata di oggi, una sciopero di quattro ore e un presidio davanti alla sede della Provincia di Monza e Brianza, dove in mattinata si è tenuto un incontro istituzionale.

Monza, le foto del presidio Bames/Sem di fronte alla Provincia

“Gli ammortizzatori sociali non ci bastano più – ha dichiarato Gianluigi Redaelli, Segretario generale Fim Cisl Brianza -. I lavoratori da troppo tempo sperano di rientrare a pieno titolo nel ciclo lavorativo e produttivo. Poche cose si sono mosse in questo ultimo mese dopo l’incontro in Provincia dell’11 aprile scorso”. Bartolini deve infatti informare le associazioni sindacali sulla decisione presa da Unicredit in merito alla possibilità di finanziare il progetto di sistemazione e di adeguamento dell’intera area industriale. Azione indispensabile per consentire l’insediamento alle diverse società che si sono proposte. Secondo alcune indiscrezioni infatti la società “K314” sarebbe disposta a rilevare le attività in dismissione di Sem. Si sarebbe poi già tenuti alcuni incontri tra le associazioni sindacali e l’azienda, in cui si è discusso di piani industriali e condizioni economiche e normative dei lavoratori di Bames e SEM, che l’azienda sarebbe disposta ad assumere. Tutti elementi positivi ma che non tolgono la paura ai lavoratori. Anzi. Molto sentita è la preoccupazione dei dipendenti, ormai scettici e dubbiosi di trovare in tempi stretti le risposte ai problemi esistenti e agli esuberi. Si attende dunque la decisione di Unicredit per cercare di intuire come questa vicenda, drammatica per numerose famiglie, possa evolversi.

“Bisognerà anche pensare ad eventuali soluzioni alternative – ha poi dichiarato Redaelli - che possano dare spazio a una nuova re-industrializzazione dell’area. Chiediamo quindi che si prefiguri “una road-map”, un percorso rapido e serrato di incontri con l’obiettivo di favorire le condizioni e l’insediamento di nuovi soggetti imprenditoriali, che possano salvare i 540 lavoratori presenti in azienda”. “Ciò che serve ora – ha proseguito il sindacalista - è uno scatto d’orgoglio da parte di tutti anche dell’insieme delle istituzioni per ridare oggi fiducia alle lavoratrici e lavoratori presenti e dare una prospettiva anche alle generazioni future”.

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