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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Bernareggio

L'ultima telefonata dal carcere con l'avvocato e l'autopsia, l'addio al trapper morto a 26 anni

Jordan Jeffrey Baby è stato trovato senza vita lo scorso 12 marzo nel carcere di Pavia. Martedì 26 marzo l'ultimo saluto a Bernareggio

"Jordan si è trovato nel posto sbagliato, nel giorno sbagliato, con la persona sbagliata. E ha pagato con la sua vita". Alla vigilia della cerimonia funebre per l'ultimo saluto a Jordan Tinti, in arte Jordan Jeffrey Baby, trapper di Bernareggio di 26 anni morto in carcere a Pavia lo scorso 12 marzo, a parlare è Federico Edoardo Pisani, avvocato difensore del 26enne e ora legale del padre. L'ultima conversazione con l'avvocato Pisani, Jordan Tinti l'ha avuta qualche ora prima del buio che è calato sulla sua vita nella nottata tra lunedì 11 e martedì 12 marzo, quando è stato trovato esanime nella sua cella con un lenzuolo attorno al collo.

Le ultime ore in carcere

Una chiamata duranta nove minuti, dalle 17 alle 17.09 avvenuta lunedì 11 marzo: "Avevo chiesto a Jordan di raccontarmi cosa fosse successo, anche alla luce di quanto era stato fatto per ottenere la sua scarcerazione. Poi abbiamo parlato delle prossime udienze che avevamo in programma, il 14 marzo a Monza e poi a Pavia per il processo per maltrattamenti di cui Jordan era persona offesa e parte civile che aveva preso il via dopo la denuncia fatta nei confronti del compagno di cella". Una telefonata fatta da quel carcere dove Jordan Tinti era tornato da poco e dove stava scontando una pena per rapina aggravata dall'odio razziale dopo essere stato arrestato nel mese di agosto del 2022 insieme a un altro trapper (Traffik), con l'accusa di avere rapinato un cittadino nigeriano di 42 anni presso la stazione di Carnate. Lo scorso 2 marzo era stato riaccompagnato nell'istituto di pena dopo la sopensione della misura alternativa dell'affidamento in comunità terapeutica. 

I maltrattamenti, la violenza sessuale e il cappio al collo

Una vicenda complessa, scandita da istanze di sostituzione ovvero revoca della misura cautelare e di rigetti che avevano fatto trascorrere giorni e mesi durante i quali il 26enne brianzolo, in carcere dallo scorso 11 agosto 2022, aveva denunciato maltrattamenti subiti in cella da parte del compagno, lo stesso trapper con cui è stato condannato per i fatti di Carnate, e che ora è imputato in un procedimento in corso a Pavia accusato di "reiterate e assidue condotte" tra cui maltrattamenti fisici e psicologici come"pugni in testa e schiaffi" e minacce, anche nelle ore notturne. E poi una violenza sessuale, denunciata il 26 gennaio 2023. Un altro fatto su cui ora la giustizia sta facendo luce, con un procedimento in corso presso il tribunale di Pavia. "Ho presentato tantissime istanze di sostituzione della misura cautelare" ricorda Pisani. "Il tribunale del riesame dopo il rigetto del giudice mise nero su bianco la necessità di una permanenza in comunità per superare il disagio psiscologico documentato e i problemi di tossicodipendenza". 

"Jordan nell'ultimo periodo non riusciva più a stare in carcere, piangeva tutti i giorni. Ed era stato già trovato una volta con un lenzuolo intorno al collo di notte e salvato". Una sentenza per i fatti di Carnate diventata definitiva e ridotta (con rinuncia all'appello) a tre anni, sette mesi e 10 giorni e l'affidamento in comunità che era arrivato il 21 novembre 2023, giorno in cui il 26enne era uscito dal carcere di Pavia dove era stato trasferito dopo lo spostamento da Monza.

"In quell'occasione il magistrato di sorveglianza aveva ravvisato un pregiudizio per la protrazione della condizione di detenzione" spiega Pisani che aveva documentato le richieste con il pericolo di nuovi soprusi e lo stato di salute del ragazzo che necessitava quanto prima di accedere programma di trattamento per fragilità psicologica e tossicodipendenza. Ma in comunità per Jordan Tinti la permanenza non è stata semplice e per alcune violazioni (la presunta presenza di un telefonino non autorizzato e delle sigarette) era tornato in carcere. "Sabato 2 marzo mi hanno chiamato dalla questura, avvisandomi che lo stavano riaccompagnando a Pavia" ricorda Pisani. "Avevo contattato il lunedì stesso il carcere, autorizzando il mio cliente a chiamarmi ma Jordan non mi ha mai chiamato e subito mi parse una anomalia perchè non aveva mai saltato una telefonata". Quella chiamata alla fine ci fu, ma solo lunedì 11 marzo. Ed era stata l'ultima con Jordan.

L'autopsia e le indagini

Sul corpo del 26enne trovato senza vita è stata disposta l'autopsia e intanto è stato aperto un fascicolo con l'ipotesi tecnica di omicidio colposo, con le indagini sono coordinate del pm di Pavia Alberto Palermo. "Ci sono delle circostanze che a mio giudizio non si conciliano con l'ipotesi che sembra essere la più comune, cioè quella del suicio perchè sembrano incompatibili con una decisone volontaria del ragazzo". Un'indagine in corso, al momento coperta dal segreto istruttorio. "L'autopsia è volta a capire le cause della morte ma anche a ravvisare l'eventuale presenza di sostanze stupefacenti, alcoliche ovvero farmaci al momento del decesso".

"La famiglia vuole la verità"

"La famiglia vuole capire cosa è successo e vuole conoscere la verità. Se è stato qualcuno vogliamo sapere chi è stato e se è stato un gesto volontario vogliamo capire come mai è arrivato a tanto e se qualcuno l'ha istigato" spiega l'avvocato Pisani. "Si tratta di un ragazzo che era già stato trovato con cappio al collo e aveva subito maltrattamenti e una violenza e aveva avuto il coraggio di denunciare e c'erano due procedimenti in corso. Nessuno avrebbe potuto prevedere quanto sarebbe successo? O almeno mandarlo in un altro istituto di pena?".

Intanto martedì 26 marzo a Bernareggio è in programma il funerale. "Papi confido in voi, siete le uniche persone in grado di salvarmi" avrebbe detto il 26enne al padre durante la permanenza nella comunità. "Sono frasi pesanti se lette a posteriori" chiosa l'avvocato Pisani. E proprio in comunità Jordan Tinti ha incontrato per l'ultima volta il padre che poi non ha più riabbracciato. "Chissà se un giorno riusciremo a rivederci", gli avrebbe detto. 

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