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Chiuderanno i centri trasfusionali di Monza e Desio

La riorganizzazione del servizio illustrata dall'assessore alla Sanità, Mario Mantovani, prevede una drastica riduzione dei centri per l'attività trasfusionale che da 37 a resteranno 9

''Meno centri ma con più garanzie’’. Così l'assessore alla Salute della Regione Lombardia, Mario Mantovani, ha spiegato il progetto di riorganizzazione del servizio dei centri trasfusionali.

Prima delle spiegazioni però i dati: dei 37 centri attivi sul territorio ne resteranno solo 9. A resistere saranno le sedi di Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Niguarda, Macchi Varese, Policlinico, San Matteo di Pavia e uno ancora da scegliere tra AO Salvini di Garbagnate e AO Legnano.

Battenti in chiusura invece per Desio e Monza.

Durante la conferenza stampa di martedì 10 settembre alla presenza oltre che dell'Assessore anche del direttore generale dell’Areu, Alberto Zoli, si è parlato anche di rimodulazione del sistema della sanità lombarda che dovrà adeguarsi in primo luogo a criteri di efficenza e ottimizzazione delle risorse. Parametri guida, questi, che hanno giocato un ruolo importante anche nel progetto di revisione dell'attività dei centri trasfusionali. Tra i punti di forza del provvedimento infatti infatti c'è la volontà di adeguare l'attività di raccolta, di cui la Lombardia è un punto di riferimento a livello nazionale, agli standard europei in termini di sicurezza di donatori e pazienti e in vista dell’aumento del livello di automazione tecnologica.

Si stimano risparmi del 30% sul personale tecnico-infermieristico, del 12% sulle risorse tecnologiche e del 40% sull’occupazione di spazi.

Per ora invece sembrerebbe garantita la qualità del servizio che non comporterà tagli alle attività di raccolta del sangue così come la permanenza del personale necessario nelle strutture.

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