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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Soccorso alpino, gli interventi "non necessari" si pagheranno

La delibera della giunta regionale. "Ma va inteso solo come deterrente". Si potrà pagare fino a 780 euro

D'ora in poi il soccorso alpino potrà essere a pagamento, secondo un piano tariffario, per i casi "non di emergenza".

Lo ha stabilito la giunta regionale della Lombardia, introducendo il principio della compartecipazione alla sepsa per interventi che non necessitano né di accertamento diagnostico né di prestazioni presso un pronto soccorso.

"I mezzi di emergenza, se occupati su una chiamata 'inutile', non possono soccorrere chi risulta effettivamente in pericolo di vita", sostiene la Lara Magoni, consigliera regionale del gruppo Maroni Presidente ed ex sciatrice. Sempre secondo Magoni, la compartecipazione (che può arrivare a 780 euro) "deve essere vista solo come un deterrente".

Obiettivo del provvedimento è quello di responsabilizzare gli escursionisti che affrontano la montagna in modo che prevengano i rischi con maggior prudenza e cautela. Anche se, come sa chi conosce la montagna, spesso non è sufficiente avere cautela per farsi male e non è sufficiente il gps sul cellulare per perdersi tra sentieri magari poco segnalati per inefficienza degli enti preposti alla cura degli stessi; inoltre, un escursionista che non è medico e si è fatto male potrebbe non saper valutare correttamente il suo reale stato di bisogno in rapporto alla necessità di un intervento in pronto soccorso o meno.

A questo punto, per chi va spesso in montagna, conviene forse associarsi al Cai (Club alpino italiano) che offre - dal 1 marzo 2015 - a tutti i suoi soci una polizza assicurativa per infortuni in attività personale particolarmente conveniente (poco meno di 100 euro all'anno). Anche perché la Lombardia non è l'unica regione ad essersi attivata con la compartecipazione alle spese di soccorso. L'hanno già fatto Veneto, Trentino e Valle d'Aosta.

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