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Tangenti Sangalli, più di 400 mila intercettazioni

Tutte le aziende si dichiarano estranee alla vicenda, così come provincia e comune di Monza

Si fa maggior luce sull'inchiesta che ha portato a scoprire un giro di tangenti pagate dalla Sangalli Giancarlo a politici e funzionari in cambio di favori per aggiudicarsi appalti per circa 260 milioni di euro. Tra presunte tangenti e presunti profitti derivati, la guardia di finanza ha sequestrato 14 milioni.

Gli appalti sospetti riguardano Brianzacque, comune di Monza, comune di Pioltello e Metropolitana Milanese. Sospette tangenti anche per Amsa, per "evitare" che partecipasse alla gara d'appalto del servizio rifiuti di Monza del 2009. Sotto accusa il "patron" (ai domiciliari) e i tre figli (in carcere), ma anche diversi politici tra cui il sindaco di Pioltello Antonio Concas e il consigliere provinciale di Monza Daniele Petrucci.

La guardia di finanza ha intercettato 428 mila comunicazioni tra fax, email, telefonate e conversazioni. Amsa, Mm, Brianzacque, comune di Monza e provincia di Monza-Brianza si sono dichiarati completamente estranei alla vicenda e semmai "parti lese" nella questione. Da Dario Allevi, presidente della provincia, una nota che sottolinea che il coinvolgimento del consigliere provinciale di Forza Italia Daniele Petrucci riguarda il periodo in cui aveva un incarico nel comune di Monza. Il sindaco Roberto Scanagatti ha ricordato che nel 2009 e anche oltre, quando il centrosinistra era all'opposizione, più volte era stata fatta richiesta di far luce sull'appalto e ha assicurato che la raccolta rifiuti procede con continuità.

Anche Brianzacque e Amsa si dichiarano completamente estranee alla vicenda.

Coinvolto anche Giovanni Antonicelli, ex assessore al comune di Monza già finito in carcere a marzo 2013 e ora ai domiciliari, che secondo il gip sarebbe stato "a libro paga dell'impresa Sangalli", nei cui confronti avrebbe messo a disposizione il proprio ruolo", ritenendolo così protagonista di "una incredibile sequela di episodi di corruzione tale da dare conto dell'esistenza" di quello che è stato battezzato dai pm 'sistema Sangalli' con il quale per, per usare le parole del pm Bellomo, "è stata corrotta mezza Italia".

Nel provvedimento in cui si contestano a vario titolo ai 41 indagati i reati di corruzione, turbativa d'asta, truffa aggravata e emissione di fatture false, vengono riportate intercettazioni in cui i Sangalli fanno una sorta di elenco delle mazzette versate. E poi ancora ci sono i fotogrammi di un filmato girato dalle fiamme gialle durante un servizio di appostazione, in cui Francesco Lotito (assessore all'ambiente del comune di Andria), alla stazione di Termini a Roma, riceve da uno dei Sangalli una tranche di una tangente: 70 mila euro in contanti in un sacchetto del Coin. 

Da giovedì 12 cominciano gli interrogatori di garanzia e nel giro di una settimana si terrà l'udienza sulla richiesta di misura interdittiva chiesta dai pm per la Sangalli Giancarlo&C srl, indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

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