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La mostra

Sospesi in una stanza di specchi, nel bagliore delle lucciole: l'insolita mostra vicino a Monza

Fireflies on the Water è un'installazione dalle dimensioni di una stanza con specchi su tutti i lati e al centro una pozza d'acqua con 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole

Bagliori delicati e riflessi. Un senso di quiete e serenità. Una mostra-esperienza da fare da soli, uno alla volta, dentro una stanza rivestita di specchi. Fireflies on the Water è un'installazione a firma dell'artista Yayoi Kusama, dalle dimensioni di una stanza con specchi su tutti i lati e al centro una pozza d'acqua con 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole. Ed è a Bergamo, visitabile ( i biglietti però sono andati a ruba tanto da aver prorogato l'esposizione) fino al 24 marzo 2024.

L’allestimento della mostra Yayoi Kusama. Infinito Presente", firmato da Maria Marzia Minelli, si compone di un percorso introduttivo che approfondisce la ricerca di Yayoi Kusama attraverso poesie, filmati e documentazioni, creando uno spazio di condivisione dell’esperienza vissuta e permettendo di entrare da più punti di vista nell’immaginario della celebre artista giapponese. Al centro del percorso Fireflies on the Water.

Gli elementi creano un effetto abbagliante di luce diretta e riflessa, emanata sia dagli specchi che dalla superficie dell'acqua. Lo spazio appare infinito, senza cima né fondo, inizio né fine. Come nelle prime installazioni di Yayoi Kusama, tra cui l’Infinity Mirror Room (1965), Fireflies on the Water incarna un approccio quasi allucinatorio alla realtà. Sebbene legato alla mitologia personale dell'artista e al processo di lavoro terapeutico, quest’opera si riferisce anche a fonti varie come il mito di Narciso e il paesaggio giapponese nativo di Kusama.

Il luogo che accoglie l’installazione è ovattato nelle luci e nei suoni e l’arrivo alle soglie della stanza ha la valenza di un atto meditativo, di una contemplazione capace di portare il pubblico in una dimensione altra e diversa, un invito ad abbandonare il senso di sé e ad arrendersi a una sorta di magia meditativa. La mostra è parte del programma del Festival di Arte Contemporanea ARTDATE, organizzato da The Blank e Palazzo Monti dal 9 al 26 novembre nelle città di Bergamo e Brescia.

Chi è Yayoi Kusama 

L’arte e la vita per Kusama sono indissolubilmente legate: Yayoi Kusama è nata in Giappone, a Matsumoto, nel 1929, da una famiglia agiata che aveva previsto per lei una precisa posizione nella società. Fin da bambina però Kusama comincia ad avere delle allucinazioni uditive e visive. Come la stessa artista ha raccontato è iniziato tutto in un campo di fiori: “C'era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c'era quell'immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi”.

L’arte si rivela fin da subito un elemento necessario e terapeutico, con la quale gestisce le sue allucinazioni. I suoi genitori, tuttavia, non accettano la sua passione, tanto che sua madre distrugge i suoi disegni prima che lei riesca a terminarli. È proprio per questo motivo che una delle prime forme d’arte di Yayoi Kusama sono i pois, elementi veloci da disegnare.

Dedicandosi con grande dedizione allo studio dell’arte, nonostante il parere contrario della famiglia, rimase colpita dai dipinti dell’artista Georgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz, e decise di scriverle. Fu proprio dopo aver ricevuto la sua risposta che Yayoi Kusama si trasferì nel 1958 negli Stati Uniti, prima a Seattle e poi a New York. Qui all’inizio trova notevoli difficoltà nell’ambiente artistico, sia perché fortemente maschilista, sia per le sue origini giapponesi, ma ben presto comincia a farsi notare con le sue opere. Già negli anni sessanta Kusama consolida la sua posizione nell’avanguardia newyorkese e viene considerata una rivoluzionaria per l’epoca.

Dopo aver raggiunto la fama in tutto il mondo, nel 1973 Yayoi Kusama torna in Giappone e nel 1977 si fa ricoverare spontaneamente in un istituto psichiatrico dove vive ancora oggi. Ma questo non le ha in alcun modo impedito di affittare un atelier davanti all’ospedale, in cui si reca ogni giorno per dipingere. In questi anni infatti ha continuato a lavorare, collaborando anche con celebri marchi di moda, e a dedicarsi completamente alla sua ricerca, dipingendo quadri e scrivendo romanzi e poesie.

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