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Child survival in a changing climate, il cambiamento climatico in fotografia

Realizzata dal fotografo professionista Luca Catalano Gonzaga e inaugurata a Monza lo scorso 11 ottobre, questa mostra fotografica tratta di un viaggio e di un progetto lungo ben due anni sull'impatto dei cambiamenti climatici nei confronti dei minori nei paesi in via di sviluppo

Si possono usare mille parole per descrivere il cambiamento climatico e gli effetti che sta avendo sul nostro pianeta e su tutti gli esseri viventi che lo popolano, ma niente più di un’immagine può rendere veramente l’idea di quello che sta accadendo. Dopo essere stata a Roma a palazzo Valentini, è giunta anche a Monza a Palazzo dell’Arengario la mostra fotografica dal titolo “Child survival in a changing climate”.

Realizzata dal fotografo professionista Luca Catalano Gonzaga e inaugurata a Monza lo scorso 11 ottobre, la mostra tratta di un viaggio e di un progetto lungo ben due anni sull’impatto dei cambiamenti climatici nei confronti dei minori nei paesi in via di sviluppo.

Dal Kenya al Nepal, dal Burkina Faso alla Mongolia, dallo Zambia al Bangladesh, l’obiettivo fotografico di Luca Catalano Gonzaga ha raccontato le conseguenze che i cambiamenti climatici stanno avendo sui paesi più poveri del pianeta, quelli che stanno pagando maggiormente le conseguenze di una industrializzazione scellerata operata dalla parte più ricca del pianeta, e soprattutto sui più giovani.
 

Negli scatti viene raccontato il dramma dei bambini nel campo profughi di Dadaab in Kenya a 30 chilometri dal confine somalo. Qui si trovano 400.000 persone che sono scappate dalla più grave siccità e conseguente desertificazione del Corno d’Africa.
 

Dalle sue istantanee emerge tutto la problematicità nel Nepal per quanto riguarda lo straripamento di un lago glaciale a causa dello scioglimento dei ghiacciai, con tutti i rischi per le persone che li vi abitano. Emerge anche l’importante questione del Sahel, quella vasta area semi desertica che si estende dall’Oceano Atlantico al Corno d’Africa e che attraversa alcuni stati dell’Africa centro settentrionale come la Mauritania, il Mali, il Burkina Faso, il Niger, il Ciad, il Senegal, il Sudan e l’Eritrea. Questa zona è stata colpita da gravi siccità, due in modo particolare hanno messo in ginocchio l’intera economia locale, quella del 2005 e del 2010. Scarsità di piogge che significa soprattutto avanzamento inesorabile della desertificazione.

 

Con la sua macchina fotografica giunge fino in Mongolia dove immortala l’inesorabile avanzamento del deserto del Gobi fino a Ulan Bator, in Zambia dove l’aumento delle precipitazioni ha portato la malaria a proliferare in proporzioni esponenziali e in fine in Bangladesh dove sempre le piogge hanno innalzato il livello del mare.
 

100 sono gli scatti esposti, realizzati in collaborazione con l’Associazione Witness Image, fondata dallo stesso Catalano Gonzaga, che rimarranno a Palazzo dell’Arengario fino al 24 novembre. Il progetto è stato fortemente voluto e sostenuto dalla Fondazione Nando Peretti e dal Comitato Italiano per l’Unicef. 

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