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Ragazzo autistico annegato, Acampora: "Le famiglie non vanno giudicate ma supportate"

In un lungo post il "papà" di Pizzaut abbraccia virtualmente la famiglia del giovane morto in mare e chiede rispetto e aiuto per le famiglie spesso lasciate sole

“I genitori dei ragazzi autistici non vanno giudicati, ma bisogna trovare il modo di supportarli e di stargli vicino. Vorrei tanto abbracciare quel papà che ha perso il figlio autistico mentre stava facendo il bagno al mare, perché quanto capitato a lui potrebbe capitare un giorno a me”.

Un messaggio carico di affetto verso quel papà che ha appena visto morire il suo amatissimo figlio; ma anche un messaggio carico di rabbia nei confronti di chi giudica senza conoscere fino in fondo quello che, ogni giorno, devono affrontare le famiglie con un figlio autistico.

A parlare è Nico Acampora, ideatore e fondatore di Pizzaut, la prima pizzeria italiana gestita da persone autistiche che lo scorso maggio ha aperto i battenti a Cassina de' Pecchi. Ma prima ancora Nico scrive nelle vesti di papà di Leo, un bambino autistico. Acampora che in questi giorni è in vacanza con la famiglia al mare, esprime il più profondo cordoglio per quel papà che, settimana scorsa, a Caorle ha perso il figlio autistico, annegato durante un bagno al mare. Un ragazzo autistico di 28 anni che, proprio come il suo piccolo Leo, stava trascorrendo le vacanze con i genitori al mare. 

Ma soprattutto tanta rabbia nei confronti dei leoni da tastiera e di chi giudica o scrive senza conoscere fino in fondo le dinamiche dell’autismo e soprattutto delle famiglie con figli autistici.

“Anche mio figlio Leo è autistico, non sa nuotare, eppure gli piace stare in acqua - scrive in un lungo post Acampora -.  In mare viene con noi, o con me o con mia moglie, a volte con sua sorella Giulia che ha solo 15 anni...non lo lasciamo mai da solo, e mai ci rilassiamo veramente...ma è impossibile....ripeto impossibile non distrarsi mai nemmeno per un attimo”. 

Certo, le paure sono tante, ma il “papà” di Pizzaut ricorda che la gioia del suo Leo quando si trova al mare è indescrivibile. “La paura ci fa sempre compagnia, e dopo aver letto questa notizia anche l'ansia e l'angoscia ci fanno  compagnia - aggiunge -. Forse non dovremmo portarlo in acqua, forse non dovremmo lasciarlo solo con Giulia, forse oggi non avremmo dovuto noleggiare un pedalò anche se Leo si è divertito, rideva e diceva: ''siamo i Pirati dei Caraibi dove non si tocca...".

Nico è vicino al papà di quel ragazzo: rivede in quel giovane il ragazzo che diventerà il suo Leo, ma anche le paure e l’angoscia che quel genitore sta vivendo. Ma quello che maggiormente gli fa male è leggere e sentire di un papà definito erroneamente “distratto” che vede morire il figlio fragile in mare.

“Siamo vicini alla famiglia di questo ragazzo che il mare si è portato via - conclude -. Vorrei stringere forte questo padre che non conosco, ma di cui sento dentro di me il pianto enorme, di cui sento dentro di le urla devastanti, di cui sento dentro di me il senso di colpa dilaniante... vorrei urlare anche io...vorrei urlare che colpe non ne ha...e vorrei urlare che certi titoli e commenti sono violenza gratuita”.

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