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Lacrime e abbracci: ecco l'arrivo dei profughi a Monza

Erano 64 i profughi arrivati questa mattina a Monza

Alla fine l'adrenalina si è scaricata in un naturale abbraccio. Tra chi non si conosce, neppure in foto, e neppure per nome. Ma che ha deciso di aprire le porte della sua casa a chi sta scappando dalla guerra. Tanta emozione questa mattina, domenica 27 marzo, a Monza all'oratorio dell parrocchia di San Gerardo dove è arrivato il pullman dall'Ucraina.

Erano 64 i profughi presenti, 4 in meno rispetto ai conti iniziali. Un papà e un bimbo sono stati bloccati alla frontiera, altri due profughi caricati su un'auto che raggiungerà l'Italia nelle prossime ore. Tutti stanchi e provati, ma anche felici di essersi lasciati alle spalle le bombe e la paura costante della morte. Sul pullman 24 minori (di cui 2 con problemi di salute), mamme, anziani. Al seguito solo un uomo. Il papà di un bambino con una gravissima disabilità che è riuscito a raggiungere l'Italia insieme alla moglie e agli altri due figli. "Anche questa volta ce l'abbiamo fatta - racconta Agostino D'Antuoni l'avvocato monzese che già all'inizio di marzo aveva organizzato, grazie a un team di volontari e di benefattori, l'arrivo a Monza di un pullman con 60 profughi -. Non è stato semplice. La situazione in Ucraina sta precipitando. Le vie che fino a tre settimane fa erano sicure, adesso sono pericolose. I russi sparano sui civili". 

Sul pullman anche due donne in dolce attesa

Tante le storie che ci celano dietro a quei volti stanchi e provati dalla guerra prima, e poi da oltre 20 ore di viaggio in pullman. Con continue soste per i controlli ai check point e il cuore sempre in gola nella speranza che nessuno venga rimandato indietro. Sul pullman anche due donne in dolce attesa. "Una non mangiava da due giorni - prosegue -. Era stravolta e temavamo per il suo bimbo. Ma poi non appena le abbiamo portato un piatto di pasta ha iniziato a mangiare tranquillamente e ha iniziato a riprendersi". Poi c'è la storia della mamma malata di leucemia che è arrivata da sola, mentre il marito e il figlio sono rimasti in Ucraina. Quella dell'intera famiglia che verrà accolta da due medici di Parma che hanno deciso di aprire le porte della loro casa anche a quel bambino con una gravissima disabilità che necessita particolari cure e assistenza.  Non appena i profughi sono arrivati ad attenderli i volontari del Comitato di Monza della Croce Rossa Italiana e i medici volontari. "Sono state organizzate due file - aggiunge D'Antuoni -. Una per i bambini coordinati dalla dottoressa Tiziana Fedeli, e l'altra per le visite degli adulti". Per tutti la colazione e anche un sacchetto per il pranzo. Prima di poter conoscere e abbracciare quelle famiglie che li sono venuti a prendere. 

Chi sono le famiglie che accolgono

Ma chi sono le famiglie di Monza e Brianza che accolgono? "Sono famiglie normalissime - aggiunge D'Antuoni -. Famiglie che non vivono in una reggia, nè nella ricchezza. Ma in modo molto naturale hanno accolto l'appello e hanno deciso di stringersi un po'". Nessun problema a mettere due (o più piatti in tavola), a prendere in cantina la brandina, o aprire ogni sera il divano letto. La lingua non fa paura: con Internet la traduzione è a portata di click. Un aiuto speciale arriva dall'associazione "Pane quotidiano" che si è resa disponibile a fornire pacchi alimentari alle famiglie che ospitano. 

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