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Parco di Monza

"L'autodromo ha salvato il parco": motori e natura, il legame unico e controverso a Monza

A ribadire l'importanza storica della presenza del circuito nel parco, nell'anno del centenario dell'autodromo, è stato il presidente di Aci Milano, Geronimo La Russa. Ma per qualcuno resta una "ferita al disegno del parco"

Velocità e natura. Motori e verde. L'autodromo e il parco. Un connubio divenuto il simbolo di Monza: unico, a tratti controverso. Come sarebbe stato il Parco senza l'autodromo? Un'ipotesi inimagginabile per un circuito che rappresenta un'eredità storica importante che da un secolo è parte integrante del monumento verde monzese.

E proprio nell'anno del centenario, in occasione della presentazione del primo Gran Premio d'Italia del nuovo secolo del Tempio della Velocità, il presidente di Aci Milano Geronimo La Russa, rimarcando il legame tra il circuito e il suo parco, ha dichiarato che la presenza dell'autodromo ha salvato l'area verde nel passato dalla corsa all'edilizia, tutelando il polmone verde che, altrimenti, oggi sarebbe potuto essere diverso. Forse una "Monza 2", un villaggio residenziale con villette sorte tra gli alberi e i viali del parco. 

E lo ha ribadito anche lunedì, durante la conferenza di presentazione dei numeri di un'edizione da record della Formula Uno. "Abbiamo festeggiato i cento anni di un autodromo unico al mondo, su cui ancora oggi si corre la Formula Uno. ACI Milano scelse di costruire l'autodromo dentro il Parco di Monza e questa fu una scelta vincente" ha detto La Russa. "Aver costruito proprio qui il circuito ha tutelato il verde: chissà cosa sarebbe successo negli Anni '50, quando l'edilizia era regolamentata in maniera diversa, in quella'area. Forse oggi poteva esserci una Monza 2". 

"Una ferita al disegno del Parco"

Certo, il parco di Monza senza l'autodromo sarebbe stato diverso. Ma, tagliato il traguardo di un secolo di storia, lo sguardo ora è rivolto al futuro. "Questa è una dichiarazione vecchia. Sì, il parco oggi poteva anche essere in condizioni peggiori se non ci fosse stato l'autodromo ma il dato di fatto è che la realizzazione del circuito ha violato in modo profondo il disegno paesaggistico creato da Luigi Canonica, urbanista e architetto svizzero che ha realizzato un parco straordinario che, nonostante la dimensione vasta di quasi 700 ettari, è tutto disegnato: è un gioco di viali, rotonde e cascine ognuna con valore culturale" ha spiegato Giacomo Correale Santacroce, membro del Comitato Parco di Monza, esperto conoscitore della storia del monumento naturalistico monzese, autore di interventi e articoli sul tema, Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna. "L'autodromo ha violato questa struttura. E il Novecento, come ripeto sempre, per il parco è il secolo della maledizione degli impianti sportivi".

"Oggi la questione non può essere posta nei termini di eliminare o meno l'autodromo ma bisogna mettere un freno all'aggressività nei confronti del parco che resta un grande monumento paesaggistico e culturale" ha aggiunto Santacroce. "Il circuito dovrebbe smettere di ampliare le proprie attività al di là del settore automotive e mobilità, trasformando così l'area in una sorta di luna park sbagliato e inaccettabile".

Quale autodromo per il futuro?

"Bisognerebbe immaginare l'autodromo come una pianta, nel parco, che non ha bisogno di nuovi innesti ma di una energica potatura per prevederne il futuro sul piano qualitativo e non quantitativo, sviluppando le strutture dal punto di vista tecnico, scientifico e dell'eccellenza, puntando anche a poli universitari" ha aggiunto Santacroce per cui è imprescindibile l'eliminazione delle sopraelevate della vecchia pista dell'alta velocità. "Un ecomostro a tutti gli effetti, rifiutato da piloti e scuderie non più in utilizzo". E l'obiettivo è anche il riconoscimento del Parco e della Villa come patrimonio Unesco il cui ostacolo, secondo Santacroce, è appunto la presenza dell'autodromo che "ha violato e degradato la struttura paesaggistica e culturale del parco".

"Tutto il discorso di Monza si risolve nella presenza dell'autodromo con un afflusso in massa di centinaia di migliaia di persone in tre giorni nonostante il capoluogo brianzolo sia una città millenaria depositaria della Corona Ferrea, simbolo dell'Italia nel Sacro Romano Impero" spiega Santacroce. "Non sono personalmente contro l'autodromo ma ritengo che può esserci un compromesso tra il recupero e il restauro della Villa e del Parco e dell'autodromo e che da questa compatibilità si possa trovare una prospettiva di rinnovo nel secondo centenario della sua storia".

"Ma non serve un luna park ma una riqualificazione che faccia crescere l'autodromo sul piano scientifico, culturale e focalizzandolo sulle sue vocazioni che sono quelle della mobilità e automotive".

E il Parco di Monza senza autodromo, oggi, che parco sarebbe? "Un monumento di livello europeo degno di essere visitato in un viaggio in Italia. Poteva succede qualsiasi cosa del Parco: se non ci fosse stato l'autodromo forse si sarebbe conservato il disegno di Luigi Canonica e il parco sarebbe stato una attrazione di livello internazionale 365 giorni all'anno e non solo per un weekend. Poteva succedere il peggio ma nella cultura attuale in cui si comprende l'importanza dei valori paesaggistici resta un gioiello: un monumento culturale e paesaggistico oltre che risorsa naturale". 

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