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Martedì, 16 Aprile 2024
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Dietrofront dell'Università Bicocca su Dostoevskij ma la figuraccia è fatta

Le reazioni di dissenso sono pressoché unanime: l'Atene aveva deciso in un primo momento di annullare un corso sull'autore russo come reazione alla guerra dell'esercito di Putin in Ucraina

Non ci sarà più "censura". Sì dell'Università di Milano Bicocca al corso tenuto dallo scrittore Paolo Nori su Dostoevskij. Era stato lo stesso scrittore, traduttore e blogger Nori - che ha all'attivo una cinquantina di romanzi ed è docente al Dipartimento di studi umanistici Iulm, dove insegna traduzione editoriale della saggistica russa - a denunciare il presunto episodio di cancel culture in diretta su Instagram.

"Essere un russo è una colpa. Anche essere un russo morto. Quello che sta succedendo in Ucraina - ha detto lo scrittore - è orribile, e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma queste cose qua sono ridicole: un'università italiana che proibisce un corso su Dostoevskij, non ci volevo credere. Bisognerebbe parlare di più di Dostoevskij. O di Tolstoj, primo ispiratore dei movimenti non violenti, molto ammirato da Gandhi che poi ha perfezionato la pratica. Questa cosa che l'università italiana proibisca un corso su Dostoevskij per evitare ogni forma di polemica è incredibile".

Nori ha raccontato infatti di aver ricevuto una mail dall'ateneo che diceva: "Caro professore, stamattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice dì rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello dì evitare ogni forma dì polemica soprattutto interna in quanto momento dì forte tensione". 

La notizia, nonostante la retromacia dell'ateneo, ha scatenato una marea di proteste unanimi. "A quando il rogo dei libri? La scelta dell'università di Milano Bicocca di sospendere il corso dedicato a uno dei maggiori scrittori dell'umanità Fedor Dostoeskij non è degna del prestigio dell'ateneo, non può essere una scelta di una università di uno Stato liberale e democratico come l'Italia che ha nel diritto e nella cultura la pietra miliare della sua identità", ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia che ha predisposto un'interrogazione al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri della Cultura e dell'Università Dario Franceschini e Maria Cristina Messa.

"La cancel culture - ha detto Rampelli - che impazza in alcuni ambienti radicali degli Stati Uniti d'America non ci appartiene. Qui non è più in discussione la condanna politica e morale di Putin, nei confronti del quale l'università può esprimersi con altre scelte, ma la condanna di tutto il genere umano che con scrittori come Dostoevskij, Tolstoj, Ceckov, Gogol ha raggiunto vette e profondità mai raggiunge prima. La Bicocca ci ripensi". 

Dello stesso avviso il senatore Psi e presidente della commissione istruzione e cultura del Senato, Riccardo Nencini: "Pura follia. L'università Bicocca di Milano cancella le lezioni di Paolo Nori su Dostoevskij. Anche i russi morti da decenni fanno paura. E dire che Dostoevskij fu condannato a morte per aver letto una cosa proibita. Povera università e poveri noi. Io che ho letto e riletto i Fratelli Karamazov e Delitto e Castigo, suggerirei al rettore di scartabellare l'Idiota". 

Il senatore Pd Andrea Marcucci ha scritto su Twitter che "Dostoevskij semplicemente non si blocca. Davvero assurda la decisione dell'Università Bicocca di Milano sul grandissimo scrittore russo, sembra uscita da un talk show comico". Elvira Savino, deputata di Forza Italia, ha sostenuto il valore unico della cultura:"Se c'è un'arma potentissima, ma allo stesso tempo assolutamente pacifica, per difendersi e per contrastare la violenza è proprio la cultura. Impedire ad un docente di insegnare Dostoevskij, e agli studenti di poter apprendere l'insegnamento di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, è un atto senza senso. La situazione in Ucraina è drammatica, e proprio per questo occorre che rimaniamo lucidi e seri per affrontare l'emergenza. Spero vivamente che l'università Bicocca di Milano ritorni sui suoi passi". 

"Se confermata sarebbe una decisione non solo sbagliata ma pericolosa: in un momento come questo occorre dare al contrario la massima visibilità a tutte le forme intellettuali che contestano le radici della guerra. E i grandi scrittori russi hanno scritto su questo pagine illuminanti", ha detto il direttore del Festival dei Diritti Umani Danilo De Biasio. "Come Festival dei Diritti Umani facciamo appello non solo a rivedere la decisione dell'Università Milano Bicocca, ma a costruire occasioni di confronto fra intellettuali, artisti, associazioni delle nazioni in guerra. Subito", ha concluso De Biasio.

Il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha scritto un tweet. "La cultura è l'antidoto più potente contro la guerra e la violenza. Fermare la cultura è una scelta stupida e violenta. Fermate subito questa giostra infernale". Fratoianni che è vicepresidente della commissione cultura di Montecitorio presenterà nelle prossime ore un'interrogazione parlamentare al governo su questo surreale episodio. Anche Matteo Renzi annuncia un'interrogazione parlamentare alla ministra dell'Università Maria Cristina Messa sulla vicenda: "L'Università Bicocca di Milano avrebbe bloccato una serie di lezioni su Dostoevskij di Paolo Nori. Proibire di studiare Dostoevskij contro Putin significa essere folli. In questo tempo bisogna studiare di più, non di meno: in Università servono maestri, non burocrati incapaci".

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