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Sabato, 20 Aprile 2024
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Bollettino coronavirus 5 settembre: a Monza 23 casi, +388 in Lombardia (con 23mila tamponi)

I dati del bollettino ufficiale di regione Lombardia di sabato 5 settembre

Altra giornata di lotta al coronavirus in Lombardia, travolta a febbraio da quella che più volte i vertici regionali hanno definito una bomba atomica. 

Sabato 5 settembre, stando al bollettino diffuso da regione Lombardia alle 16.30, sono 388 i nuovi positivi su 23.409 tamponi, con una percentuale di positività dell'1,65%. Tra questi 65 sono "debolmente positivi" e 18 sono stati scoperti dopo i test sierologici. Si segna un lieve aumento rispetto a venerdì, quando i contagiati erano stati di meno ma con più tamponi: 337 su oltre 27mila. 

Guariti e dimessi aumentano di 134 nelle ultime 24 ore: 1.316 sono i dimessi e 75.392 i guariti totali. Calano di 3 unità i ricoverati in terapia intensiva - adesso a quota 23 -, mentre c'è un nuovo ricovero nei reparti ordinari, che ad oggi ospitano 245 persone. Uno il decesso nell'ultima giornata, con il tragico bilancio arrivato a 16.887 morti dall'inizio dell'epidemia. 

A Monza e Brianza sono 23 i nuovi casi registrati. 
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"Il virus gira ancora"

Con l'avvio della "nuova normalità", e sopratutto con il rientro dei vacanzieri, la soglia d'attenzione è tornata altissima perché da qualche giorno ormai i contagi e i ricoveri crescono costantemente, ma fortunatamente in maniera molto lenta. La situazione - è d'obbligo precisarlo - è ancora tranquilla e molto lontana dallo "tsunami" di marzo e aprile, ma i bollettini quotidiani diffusi da regione Lombardia sottolineano innegabilmente una curva in salita. 

Proprio per questo nei giorni scorsi l'assessore al welfare lombardo, Giulio Gallera, ha invitato tutti a non abbassare la guardia perché il virus "gira ancora molto" e ha chiesto a tutti i cittadini a non "rilassarsi" eccessivamente. 

Il caso scuola

Un altro "stress test" niente male per la Lombardia sarà il ritorno a scuola. Gli asili privati hanno già aperto e da lunedì apriranno le strutture comunali, poi toccherà agli alunni più grandi. Le polemiche, però, non mancano. 

Sono stati i pediatri lombardi a denunciare le difficoltà a cui si rischia di andare incontro con la riapertura delle scuole, stando alle norme - definite "inadeguate e farraginose" - sull'emergenza covid e la prevenzione. A prendere posizione è stato il Simpef, il sindacato medici pediatri di famiglia, con il suo segretario nazionale Rinaldo Missaglia, che ha inviato una serie di documenti sia al Ministero della Salute sia all'assessorato al Welfare della Lombardia.

La norma contestata è quella che riguarda le certificazioni di stato di salute per il rientro a scuola, così come le attestazioni di avvenuto rispetto delle procedure anti covid-19 da parte del genitore, che i pediatri di famiglia dovrebbero rilasciare ai propri assistiti. "Il rilascio di tali certificazioni - hanno scritto dei pediatri - è ad assoluto rischio di inosservanza delle norme medico legali cui ogni professionista deve deontologicamente potersi riferire. In assenza di strumenti diagnostici o almeno anamnestici che ci permettano di affermare in scienza e coscienza l’assenza di contagiosità del soggetto cui assicuriamo assistenza, la certificazione richiesta - hanno sottolineato - non può essere rilasciata secondo prassi deontologicamente corretta".

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