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Sabato, 20 Aprile 2024
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Trapianto di cellule staminali: Monza fa scuola in Guatemala

I medici monzesi formeranno i colleghi del Guatemala che poi potranno attivare la prima Unità di Trapianto di cellule staminali

Stop ai viaggi della speranza: grazie al Comitato Maria Letizia Verga di Monza adesso la leucemia infantile può essere curata anche in Guatemala.

Il fiore all'occhiello (non solo brianzolo) dell'oncologia pediatrica fa scuola nel Paese del Centro America. Al via all’Unidad Nacional de Oncologìa Pediàtrica (UNOP) a Città del Guatemala un progetto di formazione dei medici locali per la creazione della prima Unità di trapianto di cellule staminali ematopoietiche pediatriche.

A insegnare le tecniche saranno gli specialisti del Centro monzese che, in questo settore, vantano un'esperienza ultra decennale. Concluso il training dei medici il Centro sarà pronto ad eseguire il primo trapianto di cellule staminali in Guatemala, diventando un riferimento per tutti gli altri Paesi dell'America Centrale.

Chi sono i medici coinvolti

Il gruppo di lavoro della Children Global Medicine - quell’area di studio internazionale che pone attenzione al miglioramento dello stato di salute e all’accesso alle cure per tutta la popolazione del mondo, secondo il principio dell’equità - è coordinato da Marta Verna, Marta Canesi, Valentino Conter e Attilio Rovelli, grazie al supporto professor Andrea Biondi, e si avvale della collaborazione di medici, infermieri e biologi della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM), dell’Ospedale San Gerardo e del Centro di Ricerca Tettamanti.

Il team ha adottato una metodologia consolidata, basata sulla "capacity building approach". Il progetto in Guatemala è infatti la terza iniziativa di cooperazione internazionale della "Children Global Medicine" portata avanti da Monza, dopo le esperienze in Kurdistan e Paraguay.

Tanti bambini muoiono ancora di tumore

In Guatemala già da anni è stato intrapreso un percorso per la cura dei tumori infantili. Nel 2018 sono stati curati 479 bambini malati di cancro e, nonostante negli ultimi 30 anni sia stato intrapreso un importante sforzo per migliorare il tasso di diagnosi e sopravvivenza globale dei pazienti affetti da tumore, sono ancora tanti i bambini che muoiono a causa del cancro. Soprattutto in quelle diagnosi dove il trapianto potrebbe rivelarsi come l'unica soluzione. Come per esempio nei casi di leucemie linfoblastiche acute ad alto rischio, leucemie mieloidi acute, leucemie recidivanti, linfomi recidivanti e refrattari, neuroblastomi ad alto rischio, anemia aplastica. Adesso anche per questi piccoli guerrieri arriva una speranza, senza dover tentare viaggi costosi e pesanti lontani da casa. 

Organizzazione del progetto

“Nell’ambito della riduzione globale della mortalità per cancro infantile gioca un ruolo importante la possibilità di offrire ai pazienti il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (TCSE) - spiega la dottoressa Marta Verna responsabile del progetto in Guatemala -.  Risponde a questo obiettivo il progetto del Centro Maria Letizia Verga presso l’Unidad Nacional de OncologìaPediàtrica (UNOP), a Città del Guatemala che porterà all’avvio di un'unità di trapianto di cellule staminali ematopoietiche con l’obiettivo di rendere il Paese completamente autonomo in questa attività così complessa”.

Insegnare ai colleghi del posto le tecniche all'avanguardia per curare e salvare vite nel loro Paese. Una modalità di lavoro e di formazione che si base, prima di tutto, sull'ottimizzazione delle risorse presenti in questi Paesi e sull'affiancamento degli specialisti, con la creazione di un manuale completo di procedure operative, la codifica di un albero di responsabilità. Il percorso trapiantologico è un sistema complesso che può essere eseguito in sicurezza solo se ne è garantito il controllo di qualità e necessita di alcuni prerequisiti essenziali che genericamente sono affrontabili solo dai paesi a medio sviluppo. Recenti lavori pubblicati riportano come sia possibile iniziare un’attività di trapianto anche se non si possiede ancora tutto il corteo di strumentazioni, farmaci e competenze di un centro altamente specializzato.Attraverso un lavoro di attribuzione di uno score di importanza alle singole voci relative al percorso trapiantologico da parte di una commissione di esperti del Worldwide Network for Blood and MarrowTransplantation (WBMT) si sono potuti evincere i prerequisiti essenziali alla start up: la presenza di uno staff preparato, di una banca del sangue sicura che abbia la possibilità di irradiare i prodotti e di un laboratorio di manipolazione cellulare, di un laboratorio in grado di eseguire la tipizzazione dello Human LeukocyteAntigen (HLA) e infine la disponibilità di alcuni farmaci essenziali per il condizionamento, la profilassi e la terapia della Graft-Versus-Host Disease (GVHD), la complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche.

Parola chiave: formazione

Questo l'obiettivo del progetto: formare nei Paesi d'origine i medici, anche per la cura delle patologie più complesse. Quello che adottiamo in tutte le nostre missioni si chiama ‘capacity building approach’ ed è un approccio che ha l’obiettivo di migliorare le competenze dei medici e ottimizzare l’uso delle risorse locali - precisa la dottoressa Verna -. Una missione così ambiziosa può essere possibile solo attraverso la creazione di una rete di formazione, educazione, scambio di competenze tra operatori, attraverso un metodo misto che prevede sia affiancamento in loco, sia una formazione continua a distanza. In questo modo ci siamo affiancati all’equipe del Guatemala che è stata capace di accoglierci e partire insieme a noi in questo grande progetto”.

I dati dei tumori infantili nel mondo

Ogni anno a livello mondiale, circa 400mila bambini ed adolescenti si ammalano di un tumore maligno. La maggior parte di questi pazienti vive in Paesi a basso e medio sviluppo dove l’accesso a cure di qualità è limitato e la probabilità di guarigione è nettamente ridotta. È in questo contesto che la World Health Organization (WHO) ha lanciato nel 2018 la Global Initiative for ChildhoodCancer (GICC) che si pone come obiettivo quello di raggiungere almeno il 60% di sopravvivenza globale entro il 2030, salvando oltre 10 milioni di bambini nei prossimi 10 anni. Nell’ambito di tale iniziativa, attraverso il programma CureAll, la WHO ha selezionato sei ‘common cancers’, che insieme rappresentano il 50-60% della patologia oncologica pediatrica e ha individuato i centri di eccellenza per la creazione del cosiddetto ‘technical package’, uno strumento che permette di implementare l’accesso alle cure, ottimizzare i costi e identificare ciò che è necessario per la cura dei bambini affetti da uno di questi tumori. Il Centro di Monza è stato selezionato per collaborare allo sviluppo del ‘technical package’ specifico su leucemie e linfomi.

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