rotate-mobile
Coronavirus

Coronavirus, lo studio della Lombardia: "I debolmente positivi non infettano più"

"Dire positivo non basta più. Si parla di tamponi positivi che hanno una carica virale molto bassa, ed è molto difficile che pazienti con questo tipo di tamponi possano contagiare altre persone" ha spiegato il professor Giuseppe Remuzzi dell'Istituto Mario Negri

Chi ha superato l'infezione da Covid ma ha ancora un tampone che risulta "debolmente" positivo potrebbe non essere più in grado di trasmettere il virus e infettare gli altri. A rivelarlo è uno studio presentato lunedì pomeriggio da Regione Lombardia coordinato dal San Matteo di Pavia, che ha verificato la presenza di virus infettante a bassa carica, in tamponi nasali effettuati su pazienti clinicamente guariti. Si tratta del primo studio italiano sul tema che potrebbe diventare un utile strumento con implicazioni relative a nuove strategie di sanità pubblica anche a livello internazionale. 

Lo studio: "Debolmente positivi" non infettano

"In base a una ricerca eseguita su 280 soggetti guariti da Coronavirus è stato riscontrato che avevano 'cariche' basse: più Cycle threshold (Ct, intermini scientifici il 'ciclo-soglia') ha un numero grande, meno RNA RiboNucleic Acid, cioè acido ribonucleico, c'è. Su questi 280 pazienti, il segnale di sopravvivenza del virus è meno del 3 per cento (corrispondente a 8 soggetti)" ha spiegato Fausto Baldanti, responsabile del Laboratorio Virologia Molecolare dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Policlinico San Matteo di Pavia, intervenuto alla conferenza stampa convocata a Palazzo Lombardia in cui è stato presentato il primo studio italiano.

Il professore ha spiegato che l'indagine è stata effettuata in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna, l'ospedale civile di Piacenza, l'ospedale universitario 'Le Scotte' di Siena e l'IRCCS Policlinico di Milano. "Adesso siamo in una fase - ha aggiunto Baldanti - in cui molte persone hanno superato l'infezione, sanno di essere state positive e hanno scoperto di essere state colpite da Covid attraverso test sierologici".

Perchè il tampone è ancora positivo?

"La domanda che possiamo farci è: se siamo clinicamente guariti e la sintomatologia è scomparsa - ha detto ancora Baldanti - che significato ha la positività del tampone? La risposta - ha proseguito - è che molti soggetti hanno una bassa carica di RNA virale". "Le indagini molecolari - ha chiarito - sono costruite in modo da identificare una porzione del genoma (cioè del codice genetico del virus): se si identifica questa porzione, non è detto che il genoma sia integro ossia infettante, oppure frazionato".

"Lo studio molecolare che presentiamo - ha dichiarato Alessandro Venturi - fa parte del grande lavoro svolto dai grandi ospedali di ricerca della Regione e necessita una contestualizzazione. La Lombardia ha assistito a un coinvolgimento ospedaliero massivo e condiviso, che non ha uguali sul territorio nazionale". "I pazienti che stavano in ospedale - ha aggiunto - non potevano stare da nessun'altra parte: questo dobbiamo affermarlo una volta per tutte. La moltiplicazione dei posti letto e delle terapie intensive è dovuta quindi al fatto che essi non potevano stare altrove. Per quanto riguarda l'aspetto epidemiologico, la Lombardia ha adottato lo strumento della quarantena obbligatoria e fiduciaria".

L'appello: "Serve quantificare la positività"

Sulla base delle evidenze della ricerca non basta più analizzare l'esito positivo o negativo di un tampone per monitorare la diffusione del virus. Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha sottolineato che "diventa fondamentale quantificare la positività. Dire positivo non basta più. Si parla di tamponi positivi che hanno una carica virale molto bassa, ed è molto difficile che pazienti con questo tipo di tamponi possano contagiare altre persone". "Dobbiamo dirlo - ha concluso Remuzzi - perchè le persone quando sentono parlare del numero dei contagi in Lombardia, devono sapere che si fa riferimento a tamponi positivi con una carica virale che può anche non essere contagiosa". (LNews)

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Coronavirus, lo studio della Lombardia: "I debolmente positivi non infettano più"

MonzaToday è in caricamento