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Venerdì, 19 Aprile 2024
Coronavirus

"Vaccinarmi per lavorare è un ricatto: mi sento violentata. Piuttosto cambio professione"

Il racconto di un'insegnante di una scuola pubblica monzese

“Per poter lavorare devo avere il green pass. È un vile ricatto, mi sento violentata. E quello che mi fa star male non è tanto perdere lo stipendio, ma perdere i miei alunni. Quello di insegnante per me non è un lavoro, ma un amore”.

Così inizia l’intervista con Rebecca (il nome di fantasia), insegnante di una scuola pubblica di Monza, che alla vigilia del suono della prima campanella non si è ancora vaccinata. E non intende farlo. Gli insegnanti sono già rientrati in classe da qualche settimana con riunioni e pianificazioni. Una carriera ultra decennale nella scuola monzese, tanta passione nel suo lavoro, stima da parte dei colleghi e dei genitori. Ma non sa se ritornerà in classe.

"Rispetto per chi si vaccina, ma io non lo faccio"

“La mia è una scelta personale - racconta -. Non mi sento tranquilla di sottopormi a una vaccinazione per la quale viene richiesto il mio consenso, di cui non conosciamo gli effetti a breve e a lungo termine. Ho tanto rispetto per chi si è vaccinato: è un eroe. Ci viene data la libertà di scegliere, ma obbligarci per poter continuare a lavorare a mio pare è un ricatto”.

Rebecca si era organizzata anche con i tamponi. “Prima del rientro ne avevo prenotati una decina: 150 euro per ritornare a insegnare, oltre al vero e proprio lavoro organizzativo che c’è nell’individuazione delle farmacie con tamponi a prezzi calmierati, la necessità di presentarsi negli orari prestabiliti incastrando tutte le attività”, aggiunge.

"Sono in crisi, non dormo più"

Rebecca sta attraversando un periodo molto difficile: insonnia e pianti sono all’ordine del giorno. “Dormo un’ora per notte - prosegue -. Mi riaddormento all’alba e mi sveglio dopo poche ore. Gli amici e i parenti mi invitano a vaccinarmi. Ma io con la mia scelta sono nella legalità. Ritengo che si stia accettando tutto molto passivamente. Per due anni, quando siamo stati in aula, abbiamo lavorato in sicurezza con tutte le protezioni necessarie e nella mia scuola non ci sono stati focolai. È importante tutelare la sicurezza di tutti, ma con l’obbligo del green pass non si stanno tutelando gli insegnanti perché a questo punto l’obiettivo non era mettere in sicurezza ma semplicemente vaccinare”.

"Non sono una no vax: il covid esiste"

Rebecca non è una no vax. “Tutt’altro. Il covid esiste, fa paura - precisa -. Ma su questi vaccini ho dubbi. Vado sempre in giro con la mascherina, rispetto le distanze e invito a rispettarle, disinfetto continuamente le mani. E anche se in luoghi chiusi e areati più di una volta ho invitato le persone a non abbassare la mascherina. Per rispetto verso se stessi e gli altri. Perché il contagio potrebbe arrivare anche da persone vaccinate”.

"Sono pronta a reinventarmi professionalmente"

Rebecca è stremata, ma anche irremovibile. “Sono anche pronta a reinventarmi lavorativamente, anche se il mio lavoro lo amo - conclude -. Ci stanno portando all’obbligo vaccinale perché tamponi a pagamento ogni due giorni diventa un costo e un impegno organizzativo. Mi stanno togliendo energia e voglia di fare”. 

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