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Medici sull'orlo di una crisi di nervi: fare il medico di famiglia ai tempi del covid

Il racconto del dottor Alessio Rota, giovane medico di famiglia monzese

Fare il medico di famiglia non è un lavoro semplice. E diventa una missione - alcune volte impossibile - quando oltre a visitare, prescrivere farmaci, seguire la convalescenza del paziente, bisogna anche trasformarsi in burocrati.

A settembre del 2021 erano 55 i medici di medicina generale che mancavano tra Monza e provincia. Una carenza che pian piano si sta assottigliando con l'arrivo dei nuovi laureati. Ma quello del medico di medicina generale non è un lavoro semplice. Soprattutto in un momento di emergenza sanitaria. 

"Amo il mio lavoro, ma in questo momento particolare è davvero difficile e impegnativo riuscire a stare dietro a tutto - spiega Alessio Rota, giovane medico di medicina generale di Monza -. Il nostro lavoro non si ferma solo all'ambulatorio: abbiamo le visite domiciliari, le richieste che ci arrivano tramite Whatsapp e email. E in alcuni casi anche le 24 ore di una giornata non bastano a sbrigare tutte le richieste".

Il giorno più difficile è senza dubbio il lunedì: dopo il sabato e la domenica che il medico è di riposo (con la presenza per chi ha bisogno del servizio di guardia medica) oltre all'ambulatorio pieno, c'è la casella di posta eletrronica che pullula di richieste. "Io per mia scelta la mattina apro lo studio presto, alle 8 - spiega il dottor Rota -. Favorendo in questo modo i lavoratori che al massimo devono chiedere un'ora di permesso".

Il momento difficile è proprio quello della visita. "Ci sono pazienti che si prolungano oltre i canonici 15 minuti - spiega -. Chiedono anche informazioni per il figlio o il marito, consigli che vanno al di là della patologia per la quale sono venuti in ambulatorio. Bisogna tenerli a freno, altrimenti si rischia davvero di passare l'intera giornata in studio, non riuscendo più a sbrigare anche le altre mansioni che la nostra professione prevede. Finito l'ambulatorio infatti preparo le ricette, invio i codici di malattia all'Inps per i pazienti lavoratori, rispondo alle domande che mi inviano magari su piccoli malanni o su patologie croniche per le quali sono già seguiti". 

La giornata del dottor Rota il più delle volte si conclude alle 20 quando termina con l'ambulatorio o con le visite domiciliari. Ma in questo momento lo stress psicologico è molto forte.

"I pazienti non sempre comprendono la delicatezza del momento che tutti, anche noi dottori, stiamo attraversando - aggiunge -. Ci sono pazienti che vengono in ambulatorio anche tre volte alla settimana per problematiche che si potrebbero risolvere con una telefonata. Altri che mi inviano email ogni volta che gli viene un dubbio, o altri che pretendono che in 5 minuti, e magari senza visita, io possa risolvere una questione ben più delicata. Anziani che mi chiamano per farsi stampare il green pass o prenotare la vaccinazione. O altri telefonano solo per attività di segreteria".

Nel frangente ci sono le comunicazioni aggiornate dell'Ats. "Ogni giorno ci arrivano nuove comunicazioni, nuove indicazioni, E anche questo sottrae tempo al nostro lavoro di visita e di cura dei pazienti", precisa. 

Si arriva alla sera che la stanchezza è profonda. "Anche noi siamo stremati da questa epidemia che ormai ci accompagna da due anni - conclude -. Capisco le paure e le necessità dei miei 1.400 pazienti, ma non tutti comprendono fino in fondo lo stress al quale anche noi siamo sottoposti. Quello che è capitato settimana scorsa alla mia collega di Bovisio Masciago è un atto ignobile. Purtroppo si è persa stima e rispetto anche verso professionisti che non si sono mai tirati indietro in questi due anni di emergenza". Alcuni perdendo anche la vita.

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