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Un abbraccio atteso da 14 mesi: Dario il monzese che ha "fatto riaprire" le Rsa

Dario Francolino è il fondatore del gruppo Orsan (Open Rsa now). Il 9 maggio, per la festa della mamma, è riuscito a incontrare e abbracciare la sua ospitata nella Rsa di Nova Milanese

È il regalo più bello che potesse fare a mamma Pina: dopo oltre 14 mesi che non la abbracciava, finalmente, è riuscito ad accarezzarle il volto a guardarla senza “divisioni”.

Una festa della mamma indimenticabile quella vissuta da Dario Francolino, 54 anni, monzese e presidente del Comitato Orsan (Open Rsa Now). Meno di un mese fa Francolino ha deciso di scendere in campo e di sfruttare le sue competenze professionali nell’ambito della comunicazione per tornare a riabbracciare la sua mamma, e permettere quell’abbraccio a migliaia di altri figli e nipoti in tutta Italia. Una capillare campagna di comunicazione, la collaborazione con gli altri gruppi di parenti degli ospiti delle Rsa e poi il via libera del ministro della Salute Roberto Speranza che, a poche ore dalla festa della mamma, ha riaperto alle visite le Rsa , gli hospice e le strutture residenziali equiparabili. Predisponendo un preciso protocollo per la tutela degli ospiti

Un mazzo di rose e quell'abbraccio atteso da 14 mesi

Il monzese si è fatto trovare pronto: domenica mattina alle 9 si è presentato puntuale davanti alla Casa di riposo San Francesco di Nova Milanese dove la sua mamma è ospitata. Un bel mazzo di rose rosse e poi, finalmente, la gioia di poterle stare accanto senza quel maledetto divisorio in plastica che aveva protetto la salute della donna, ma fortemente intaccato la sua mente, già toccata dall’Alzheimer. La mamma di Dario, 80 anni (prossima a spegnere l’81esima candelina a giugno) da tre anni è ospitata nella Rsa brianzola. Una storia, la sua, simile a quella di tantissime altre famiglie che da febbraio 2020 devono combattere, non solo contro il virus, ma anche contro quella mancanza di abbracci e di contatti che, per questi anziani fragili, è vitale quanto l’aria.

Videochiamate e incontri nella stanza degli abbracci non bastavano

“È stata dura – racconta Dario Francolino a MonzaToday -.  Prima della pandemia andavo a trovare la mia mamma a giorni alterni; ero la sua unica ragione di vita. Poi è arrivata l’emergenza sanitaria. Le porte, giustamente, si sono chiuse ma nessuno di noi avrebbe un anno fa mai pensato che la mancanza di abbracci sarebbe continuata così a lungo”.

Una mancanza di contatti che, per chi come Pina ha una demenza senile, ha effetti ancora più devastanti. “I medici, gli infermieri e gli operatori delle Rsa hanno fatto l’impossibile – prosegue -. C’erano le videochiamate ma non era la stessa cosa”. Poi il ritorno a una pseudo normalità con l’allestimento in alcune strutture (tra le quali anche quella di Nova Milanese) di quei “bruchi” in plastica che permettevano almeno un contatto. “Purtroppo per la mia mamma non è stato facile – continua -. Non capiva a che cosa servivano e cercava di bucarli. Così che dopo pochissimi minuti se ne andava via”.

Stop alle chiusure, ma riapertura in totale sicurezza

Una grande ferita nel cuore di mamma Pina, ma anche di Dario. “Tra i momenti più difficili quando a febbraio si è rotta il femore – prosegue -. Non poterle stare accanto, non poterla accarezzare e far sentire la mia vicinanza è stato un forte dolore. È per questo che, quando ho visto che la situazione nelle case di riposo non si smuoveva, egoisticamente ho pensato che si doveva fare qualcosa”. Dario, come molti altri figli e nipoti, volevano tornare a riabbracciare i loro cari. Una battaglia che ha portato i suoi frutti. Il gruppo, poi costituito in associazione, contava all’inizio una trentina di persone. Poi la creazione della pagina Facebook e della piattaforma ha portato a oltre 1.600 follower.

La gioia più grande poter riabbracciare la sua mamma. Accompagnato per l’occasione dal figlio di 15 anni. La gioia che la donna riesca ancora a riconoscere figlio e nipote e che grazie alla sua battaglia tantissimi figli e nipoti abbiamo potuto regalare alle loro mamme un abbraccio indimenticabile. Le Rsa si sono dovute attrezzare. Dario e il figlio si sono messi in fila per fare il tampone (eseguito a chi non ha fatto il covid e non ha ancora ricevuto il vaccino), hanno indossato le mascherine Ffp2 e solo dopo l’esito del tampone hanno potuto riabbracciare i loro cari.

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