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Venerdì, 29 Marzo 2024
Covid e green pass

Le due battaglie dei positivi: contro il covid e la burocrazia

La lentezza con cui le autorità sanitarie prendono atto della positività e restituiscono il green pass dopo la guarigione scoraggia molti, che preferiscono auto sorvegliarsi a casa dopo un tampone fai da te

Sempre più frequenti i casi in cui le persone trovate positive al covid vengono 'processate' in ritardo dai sistemi, e quindi vengono registrate tardi come positive, viene loro bloccato tardi il green pass e, sempre tardi, viene loro restituito una volta che sono tornate negative.

Una situazione che rischia di provocare un vero e proprio cortocircuito. Perché di fatto scoraggia a rendersi ufficialmente positivi. Questo è, ovviamente, possibile anche grazie al fatto che la variante Omicron del covid, rispetto alle precedenti, pur essendo molto più contagiosa è anche mediamente meno pericolosa (anche grazie ai vaccini). I ritardi di cui sopra portano le persone (e, in qualche caso, i medici) a preferire un auto isolamento prudente, senza però registrarsi ufficialmente come positivi, magari dopo un auto test in casa che ha dato esito positivo. Si sa, tra l'altro, che la specificità dei test fai da te è elevatissima: in altre parole, è difficilissimo che un caso di positività sia in realtà negativo. Più probabile il contrario, cioè di incappare in falsi negativi.

La chiamata dell'Ats quando ormai era già negativo

Ci segnala un lettore, per esempio, che l'Ats di riferimento (quella milanese) di fatto non gli ha mai aperto il 'fascicolo' sulla positività: è diventato positivo verso metà gennaio (con test in farmacia) e si è negativizzato dopo dieci giorni: solo allora ha ricevuto la telefonata degli operatori. Ma era la telefonata di apertura ufficiale dell'isolamento. Con uno scambio di email (ci scrive sempre il lettore) la questione si è chiarita, visto che era già diventato nel frattempo negativo. "Ma il mio green pass, che verificavo a domicilio di tanto in tanto per curiosità, non si è mai annullato", aggiunge.

Un medico positivo: "Ho riavuto il green pass dopo una settimana"

Anche nei casi in cui il green pass viene bloccato prima della negativizzazione, occorre aspettare vari giorni per riottenerlo. Ci dice un medico di base di Milano, sotto garanzia dell'anonimato: "Ho avuto il covid a Natale. Sono stato 'un po' male' per una giornata, poi benone, ma mi sono negativizzato soltanto l'11 gennaio dell'anno nuovo. Per riavere il green pass ho dovuto attendere un'altra settimana, durante la quale non ho potuto lavorare". Il medico che abbiamo sentito non intende colpevolizzare il sistema: "E' chiaro - aggiunge - che, in una situazione come quella delle scorse settimane, con un'impennata tale di positivi, tutti sono stati sotto pressione".

Si scoraggia un comportamento virtuoso

Il rischio che si corre è quello di scoraggiare dal rendere ufficiale la positività e quindi anche la successiva negativizzazione. E questo, se magari non cambia nulla dalla prospettiva del singolo cittadino-paziente, che nella maggior parte dei casi (soprattutto se è plurivaccinato) supererà la malattia a casa, tenendosi sotto controllo, può determinare gravi conseguenze sotto due altri profili: primo, se invece il paziente peggiora, verrà 'preso in carico' dal sistema in ritardo rispetto a quando era diventato positivo; secondo, si vanno a perdere numerosi casi che invece, per un serio monitoraggio generale epidemiologico della pandemia, non dovrebbero essere persi. In altre parole, il monitoraggio generale rischia di non essere accurato perché non si conoscono i casi più lievi, nei quali i pazienti terminano il decorso senza che Ats sappia alcunché.

Poiché il green pass è uno strumento informatico, il suo annullamento e la sua restituzione potrebbero più efficacemente andare di pari passo con i test positivi e negativi. Senza passaggi intermedi come una telefonata di Ats, che ovviamente arriva in ritardo in caso di una mole notevole di casi positivi. Il virus del covid con variante Omicron potrebbe altrimenti finire col fare meno paura della 'rete' di burocazia nella quale si rischia di rimanere impigliati facendo le cose a dovere.

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