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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Famiglie che accolgono in crisi: arrivano i pacchi alimentari della Croce Rossa

Una piccola boccata di ossigeno

Un pesante pacco (anzi per l'esattezza 40 pesanti pacchi) con beni alimentari di prima necessità. Pane, pasta, riso, biscotti, legumi, prodotti per la colazione. Le dispense delle famiglie monzesi che stanno ospitando i profughi provenienti dall'Ucraina tornano a riempirsi. Grazie alla generosità della Croce Rossa Italiana di Monza che ieri sera, venerdì 6 maggio, durante un incontro nell'oratorio di San Gerardo, ha donato 40 pacchi alimentari alle famiglie monzesi che stanno ospitando chi scappa dalla guerra.

Il primo arrivo 2 mesi fa

Profughi giunti in città dall'8 marzo, grazie a una straordinaria catena di solidarietà messa in piedi dall'avvocato monzese Agostino D'Antuoni. Ma a due mesi esatti dall'arrivo del primo pullman carico di donne e minori (alcuni anche malati) il cosiddetto "effetto Ucraina" inizia a scemare. Sempre di meno le donazioni giunte alle associazioni, e ad oggi nessun aiuto dalle istituzioni. Le 35 famiglie di Monza che stanno accogliendo (in alcuni casi anche interi nuclei familiari, o anche mamme con più bambini) iniziano ad avere qualche difficoltà. "Non è facile riempire il carrello della spesa per una famiglia che, dall'oggi al domani, è raddoppiata - spiega D'Antuoni -. In questi due mesi le famiglie non hanno ricevuto aiuti dalle istituzioni. Nessun aiuto dal comune che, peraltro, non ha ancora risposto alle domande di messa a disposizione di case da parte di privati. Monzesi che poi si sono rivolti a me per non far cadere nel vuoto la loro generosità". 

Generosità incodizionata

Malgrado le difficoltà ad oggi nessuna famiglia si è tirata indietro, ma con entusiasmo continuano il progetto di ospitalità e di aiuto verso chi è scappato dalla guerra e spesso in Ucraina ha lasciato gli affetti più cari. Il buon cuore, però, da solo non basta. Servono aiuti concreti che, come già spiegato dall'avvocato Agostino D'Antuoni, in Italia tardano ad arrivare. Nelle scorse settimane alcune famiglie che ospitano hanno inviato un’email alla protezione civile chiedendo di poter accedere ai contributi giornalieri che verranno erogati agli ospitanti, ma gli è stato risposto picchè perchè il contributo non spetta a chi già ospita. Anche una ventina di sindaci della Brianza avevano abbracciato la richiesta di D'Antuoni. 

"Grazie alla Croce Rossa"

"Un grazie alla Croce Rossa di Monza che ha dato un importante aiuto alle famiglie - prosegue D'Antuoni -. Un gesto che proseguirà anche nelle prossime settimane. In questi primi sessanta giorni di accoglienza le famiglie che hanno aperto le porte della loro casa e del loro cuore a chi scappava dalle bombe ha ricevuto aiuto solo dai privati, dalla Croce Rossa e dall'Armadio dei poveri. Purtroppo le istituzioni sono state e continuano ad essere assenti. Noi abbiamo una responsabilità nei confronti di queste persone. Una responsabilità alla quale non vogliamo certo venire meno".

Burocrazia lenta

Perchè se da una parte gli aiuti non arrivano dall'altra anche la burocrazia ci mette lo zampino. "Le mamme fin dai primi giorni hanno chiesto di poter lavorare. E sono anche giunte proposte di lavoro da un'azienda di Brugherio - conclude Agostino D'Antuoni -. Ma purtroppo non avendo ancora ottenuto il permesso di soggiorno, e con l'appuntamento per la presentazione dei documenti che slitta a giugno, queste persone non possono lavorare. Mi auguro che la macchina della burocrazia ingrani la marcia giusta per permettere ai profughi di intraprendere un cammino alla luce del sole di autonomia e di inserimento lavorativo. Il rischio lavoro nero, purtroppo, è dietro l'angolo".

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