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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La piccola ditta di modellini lombarda ha vinto la sua causa con la Ferrari

Una curiosa vicenda: "Avevamo (e abbiamo) ragione noi, dal 1996!"

Il circuito di Formula 1 di Monza e la Ferrari sono un binomio che viaggia parallelamente, da sempre accostati come uno parte dell'altra. L'autodromo fu inaugurato il 3 settembre del 1922 e la Ferrari, la casa automobilistica italiana fondata da Enzo Ferrari è sempre stata, per ovvi motivi, la più tifata nelle competizioni a Monza dove, non a caso, è la capoclassifica in termini di vittorie: davanti al proprio pubblico ha trionfato in ben 19 edizioni (l'ultima nel 2019 con Charles Leclerc).

Amata, molto, la Ferrari a Monza, vissuta come qualcosa che appartiene alla città anche se, come tutti sanno, la sede è a Maranello.

La vicenda che vi raccontiamo è curiosa e vede una disputa che va avanti dal 1996 tra una piccola società di modellini comasca, la Brumm S.n.c e niente meno che Ferrari S.p.a.

La casa automobilistica di Maranello, infatti, aveva citato in giudizio la ditta di modellini accusandola di violare diritti di proprietà industriale e diritti d'autore: a Ferrari infatti, non sarebbe proprio andato giù che l'azienda apponesse il loro logo sulle rosse in miniatura. Dopo un lungo iter la Brumm S.n.c. ha annunciato la vittoria in ultimo grado: "Avevamo (e abbiamo) ragione noi, dal 1996!"

La vicenda giudiziaria

Il Tribunale di Modena in prima istanza nel 2016 si era pronunciato constatando che la produzione e commercializzazione dei modelli Ferrari da parte della Brumm non costituisse nessuna delle violazioni addotte e condannando Ferrari al risarcimento di 20mila euro di danni.

La Corte d'Appello di Bologna, in secondo grado, aveva sostanzialmente confermato la sentenza modenese; accogliendo inoltre parzialmente l'appello incidentale proposto da Brumm e condannando Ferrari alla corresponsione di ulteriori 25.923,52 euro a favore della parte resistente.

La sentenza

Avverso tale sentenza però Ferrari ha presentato nuovamente ricorso, questa volta presso la Corte Suprema. La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione presieduta dal Giudice Dott. Carlo de Chiara ha smontato punto per punto ogni motivo posto a fondamento del ricorso della rossa, che è stato quindi rigettato.

Secondo i giudici di Cassazione infatti, la Corte d'Appello aveva avuto ragione nel dire che l'apposizione del Cavallino Rampante sui modellini non aveva arrecato alcun danno alla scuderia, anzi, al contrario questa ne aveva in un certo senso "beneficiato" esponendo alcune delle miniature presso il museo di Maranello. Inoltre, come sostenuto dai giudici di secondo grado, non avendo le vetture "valore artistico" ma "essendo state disegnate al solo scopo di vincere competizioni sportive", non poteva essere ravvisata neanche una violazione di diritti d'autore.

La Suprema Corte ha anche escluso la possibilità - richiesta da Ferrari - di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea: quest'ultima infatti, può essere chiamata a pronunciarsi soltanto quando la questione di diritto da risolversi sia nuova e di complessa interpretazione. Ma la questione nuova non era: gli stessi nodi erano stati sciolti dal giudice europeo in una sentenza, sul piano del diritto, identica a questa. 

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