Perché anche in Brianza ci sono sempre meno clienti nei bar e nei ristoranti
Il grido d'allarme degli operatori
"Si lavora solo il sabato e la domenica, ma durante la settimana i locali sono ancora semivuoti. I pranzi non decollano anche se le persone sono ritornate in ufficio, ed è andata persa anche l'abitudine dell'happy hour. La causa? Non solo l'emergenza sanitaria che ha rivoluzionato le abitudini, ma anche i rincari che logicamente impongono alle famiglie di dover tagliare sulle spese".
La lettera all'Anci
E tra le voci da bandire ci sono le uscite conviviali con gli amici e i parenti. La denuncia arriva da Salvatore Bongiovanni ristoratore brianzolo, oltre che referente e delegato del MIO (Movimento imprese ospitalità) per la Lombardia. Bongiovanni accoglie la denuncia di Mirko Zuffi, vicepresidente del MIO Italia. Il sodalizio nei giorni scorsi ha inviato una lettera all'Anci (Associazione nazionale comuni italiani) con la richiesta, visto il perdurare della crisi, di lasciare fino al 30 settembre i dehor gratuiti. Infatti niente tasse solo fino al 30 giugno, poi per i ristoratori che decideranno di proseguire l'attività anche all'esterno torneranno le tasse.
"Si lavora solo nel weekend"
"Purtroppo il nostro settore non è ancora ripartito - prosegue -. C'è crisi anche nella nostra provincia. A Monza i ristoratori lavoricchiano nel fine settimana e quando ci sono eventi, a Milano la situazione è migliore per la ripresa del turismo e in questi giorni per il Fuori Salone. Ma non siamo ai livelli che speravamo. Le famiglie rinunciano alle cene fuori casa a causa dei rincari di energia, carburanti e beni di prima necessità". Se proprio bisogna festeggiare lo si fa tra le mura domestiche, molte volte preparando direttamente i piatti così da risparmiare sul bilancio familiare ma, al tempo stesso, senza rinunciare ai momenti di socializzazione che il covid aveva obbligato a mettere da parte.
I prodotti che non vengono richiesti
"Sono inoltre diminuite le occasioni di consumo nel settore bar, che ha registrato un crollo delle vendite dei vini e dei superalcolici di largo consumo - prosegue Bongiovanni -. La capacità di spesa si è dunque ridotta e si è verificato un drastico calo dei flussi turistici, attualmente in fase di lenta ripresa solo per le città d’arte. Ci sono problemi evidenti legati alla professione dei distributori, tra cui la gestione del credito, la logistica, la ristretta marginalità e la forza lavoro. La pandemia, infine, ha portato alla luce una serie di questioni già note agli operatori del settore, alle quali non si è mai data la giusta importanza. Questioni che riguardano la ‘gestione del credito’ tra fornitore e cliente, e che il governo (insieme alle banche) non hanno considerato nella fase di ripartenza post covid". "Se prima del 10 Marzo 2020 le aziende di distribuzione fatturavano senza avere problemi con le banche, successivamente sono state abbandonate perché né governo né banche hanno attuato strategie chiare - conclude -. Ci siamo trovati ancora più indebitati e costretti a pagare maggiori interessi per le moratorie, tra l’altro per quelle richieste fino al 31 dicembre 2021 hanno causato una “segnalazione interna”.