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La polizia penitenziaria si autotassa per aiutare i colleghi aggrediti dai detenuti

L'iniziativa del sindacato

Una parte dello stipendio destinata ai colleghi che durante il servizio sono rimasti vittime di gravi aggressioni. Questa la decisione della polizia penitenziaria attraverso una serie di accordi sindacali. 

"In questi giorni, in ogni sede carceraria, si stanno sottoscrivendo accordi per destinare una parte della retribuzione a remunerare l’impiego in servizi che comportino particolari responsabilità, disagio e rischio - spiega Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria -. In molte realtà si sta decidendo di devolvere una quota delle risorse stanziate in favore degli appartenenti alla polizia penitenziaria che hanno subito aggressioni ad opera dei detenuti, le quali oltre al danno fisico, psichico e morale, spesso implicano pure ripercussioni economiche connesse alle cure, alla necessità di protesi e a danni materiali”. 

Una forma, non solo di solidarietà nei confronti dei colleghi rimasti vittime di aggressioni, ma anche di protesta nei confronti dello Stato che, a detta della sigla sindacale, sarebbe "inerme e inerte su questi temi". Gennarino De Fazio invita però le istituzioni a intervenire: impossibile risolvere il problema degli agenti aggrediti durante il servizio appellandosi solo alla solidarietà dei colleghi.

"Vanno rivisti il modello detentivo e l’organizzazione complessiva - aggiunge -. Va risolta la questione connessa ai detenuti affetti da patologie mentali, è indifferibile l’adeguamento degli organici del Corpo, mancanti di 18mila unità, è necessario implementare le tecnologie e gli equipaggiamenti. Allo stesso modo dev’essere introdotta un’aggravante al reato di lesioni personali, quando recate alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria nell’esercizio delle loro funzioni. Speriamo che l’iniziativa di questi giorni, partita direttamente dalle ‘trincee’ penitenziarie, serva a scuotere le coscienze, in primis, della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e del capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi, di cui a quasi due mesi dall’insediamento non si ha notizia di particolari iniziative su alcun fronte, nonostante le urgenze”. 

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