"Affitti alle stelle e qui si lavora solo 2 giorni alla settimana": l'allarme dei baristi brianzoli
La lettera di un barista di Seregno
“Noi non ce la facciamo più. Gli affitti sono alle stelle. Purtroppo chi mette a disposizione gli spazi non si rende conto che la situazione non più come negli anni Novanta e Duemila. Soprattutto dopo la pandemia. Ci sono colleghi che non sono più riusciti a riaprire le attività e molti altri sono in ginocchio. Ci vorrà tempo per ritornare forse ai ritmi e agli incassi del pre covid”. Così inizia la lettera inviata alla redazione di MonzaToday da un barista di Seregno. Quella del gestore del locale non è solo un grido d’allarme personale, ma anche le testimonianze raccolte da diversi colleghi. “Le utenze sono alle stelle - prosegue -. Spese condominiali per i riscaldamenti fuori controllo e nonostante c’era il limite dei gradi in alcuni palazzi non sono stati applicati e ora arriva il conto della mazzata della bolletta. Mentre gli amministratori non rispondono nemmeno agli inquilini”. A ciò si unisce un lavoro che non è più distribuito lungo tutta la settimana, ma che si concentra solo il sabato e la domenica.
“Negli altri giorni è il deserto dei tartari - continua -. Peraltro si continua a far pagare una tassa Tari su i mq e non su i reali consumi che grazie ai vari chip sui sacchi si potrebbe benissimo conteggiare”. A ciò si aggiungono locali sempre più vuoti, presenza di personaggi poco raccomandabili anche per le vie del centro storico di Seregno che allontanano i clienti. Il tutto malgrado il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine. “Dobbiamo lottare anche contro alcuni colleghi che in barba alle leggi e alla morale somministrano gli alcolici ai minorenni che già in tarda serata girano ubriachi per le vie della città”, aggiunge.
A sostenere la posizione del barista anche l’associazione Seregno Insieme che invita a una presa di coscienza e di posizione precisa e chiara in merito al problema con la creazione di un tavolo di confronto al quale far sedere tutte le parti interessate. “L’infausta previsione, tra accordi iniqui e misure disattese, è assai greve, uno slalom tra silenzi conniventi e silenzi tristi di chi non si espone o peggio di chi non si pone neppure il problema e ci proietta nello sconforto - spiegano -. È giunto il momento di considerare le problematiche da affrontare subito per un distretto del commercio in affanno basandosi sulle priorità in termini di ricerca e ritrovamento di una identità comunitaria nell'affrontare i tanti sospesi, con l’intento di voler trovare soluzioni e di saper produrre idee realistiche che rispecchino la realtà e non più l’inerzia. Se da una parte si vuole cercare la soluzione migliore per poter affrontare la questione salvataggio del distretto con le parti interessate, queste devono essere coinvolte tutte, e nello specifico bisogna considerare che tutti i gli attori possono apportare soluzioni al riguardo, anziché scansare i problemi perché alla lunga riguardano una comunità per intero”.
Una posizione abbracciata anche dal MIO (Movimento Imprese Ospitalità) che dall’inizio dell’emergenza sanitaria ha allertato istituzioni e non solo sulle gravi conseguenze che la pandemia avrebbe portato a breve e a lungo termine anche nel mondo della ristorazione. Brianza compresa.