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Il caos sulla riforma della sanità in Lombardia

La riforma Moratti approvata dal governo, ma con alcune riserve. L'opposizione chiede che il testo ritorni in aula, la stessa Moratti - e la maggioranza - assicurano che non è necessario, né richiesto

Per qualcuno, per chi quella "legge" l'ha scritta e voluta, si tratta soltanto di segnalazioni e suggerimenti, che non richiedono un nuovo passaggio in aula. Per qualcun altro, per chi quella stessa legge l'ha criticata e "combattuta", si tratta invece di "rilievi sostanziali", che vedono in una nuova discussione in consiglio l'unico approdo possibile, il più naturale. Giornata da fuoco incrociato quella di martedì al Pirellone, dove l'aula si è spaccata - e non poco - sulla riforma della sanità lombarda, approvata a dicembre dello scorso anno dopo una vera e propria maratona ma ancora decisamente contestata.  

Il "casus belli" è il via libera che il governo ha concesso alla riforma Moratti, pur con qualche revisione da attuare. Per una parte del consiglio regionale l'ok definitivo è comunque incassato ed è un successo, per gli avversari, inevitabilmente, i "suggerimenti" dell'esecutivo pesano tanto ed è necessaria una maggiore trasparenza. 

La versione della Moratti 

"La riforma è stata approvata ed entrerà quindi in vigore nella sua pienezza normativa", la versione dell'assessore al welfare, Letizia Moratti, che è intervenuta in consiglio proprio per delle comunicazioni sulla riforma. "È la prima norma in Italia ad utilizzare i fondi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza. L'istruttoria del governo è stata minuziosa, con ben quattro ministeri impegnati ad analizzare il provvedimento in maniera accurata e approfondita. Per questo, il via libera ottenuto acquista ancora più valore ed è per noi motivo di gratificazione tecnica, politica e istituzionale. La nostra più grande soddisfazione è che l'impianto è stato totalmente condiviso, alcune osservazioni formulate riguardo imperfezioni formali o burocratiche non incidono sulla normale entrata in vigore della legge, che - ha assicurato la vicepresidente regionale - non dovrà tornare in aula".

La riforma della sanità lombarda, spiegata

"Il governo - ha proseguito parlando ai colleghi - ha condiviso il nostro impianto, ritenendolo coerente con i propri indirizzi generali, con l'interesse nazionale, e con i cardini fissati in materia di salute dalla nostra Costituzione. Nella scorsa legislatura, la precedente legge regionale era stata approvata dal governo a condizione che tornasse in aula e che nel corso del riesame in consiglio s'inserissero alcune clausole, in quanto 'sperimentale'. Questa legge, invece, non è inficiata da nessun vincolo e non ha carattere di provvisorietà quinquennale, ma di definitività". E ancora, sempre Moratti dixit: "Il governo ha ritenuto condivisibili tutti i punti fermi che caratterizzano la riforma. A partire dai principi fondanti della legge regionale: la libertà di scelta nella diagnosi, nella cura, nell'assistenza, nella presa in carico e nella riabilitazione. E ancora, il principio 'One health', approccio finalizzato ad assicurare globalmente la promozione della salute tenendo della stretta relazione tra salute umana, salute degli animali e salute dell'ambiente. Oltre che la separazione delle funzioni di programmazione, acquisto e controllo da quelle di erogazione, l'adozione di strumenti e azioni volte a garantire la sostenibilità ambientale".

"Il governo - ha proseguito Moratti - ha inoltre ritenuto condivisibile il principio di equivalenza e integrazione tra pubblico e privato. Oltre che apprezzabile l'assetto organizzativo delineato dalla riforma che prevede le Ats e le Asst, introducendo il comitato di coordinamento dei direttori generali affinché sia assicurata l'omogeneità dei servizi su tutto il territorio regionale. Con questa riforma - ha rimarcato la vicepresidente - tutte le strutture sanitarie dovranno rispondere ai bisogni di salute dei cittadini e non a logiche di budget. Abbiamo potenziato la medicina territoriale anche con strumenti per la transizione digitale, oltre ai servizi sanitari e sociosanitari a domicilio. È stato approvato definitivamente il sistema lombardo delle case di comunità, degli ospedali di comunità, delle centrali operative territoriali e dei distretti afferenti al polo territoriale delle Asst oltre ai poliambulatori territoriali dei medici di medicina generale".

"Inoltre - ha evidenziato la numero due del Pirellone - viene introdotta l'agenzia per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive quale unico modello a supporto del sistema sanitario e a disposizione di tutto il Paese. Questo rappresenta un vanto per la Lombardia, prima regione a sviluppare tale esperienza anche al fine di accedere ai finanziamenti nazionali ed europei. Giova ricordare infatti che la commissione Europea ha già previsto per i prossimi anni 6 miliardi di finanziamenti da destinare proprio alle attività che saranno svolte da strutture analoghe".

"Le osservazioni del governo - ha ribadito la vicepresidente - si limitano a segnalazioni migliorative, suggerimenti lessicali e perfezionamenti formali. Riteniamo pertanto opportuno corrispondere a questo contributo migliorativo, cogliendo l'occasione della presentazione del progetto di legge cosiddetto ordinamentale, che è la 'sedes materiae' in cui, annualmente, tutte le direzioni inseriscono modifiche ed integrazioni di natura prevalentemente tecnica. Lo faremo nei prossimi giorni come tutti gli assessorati. Tale percorso è stato, peraltro, già correttamente individuato dal legislativo regionale e comunicato nella lettera sottoscritta dal presidente Attilio Fontana condivisa dal governo. Voglio ringraziare - ha concluso la Moratti - tutte le componenti che ci hanno permesso di raggiungere questo obiettivo. L'approvazione della legge da parte del consiglio dei Ministri è un importante riconoscimento per questa assemblea regionale, a prescindere dalle rispettive collocazioni politiche e consiliari, che ha scritto una pagina importante della sua attività". 

La versione delle opposizioni

Finita qui? Neanche per sogno. Perché la versione delle opposizioni è totalmente diversa. "Qualcuno ha scambiato quest'aula per la sala di una conferenza stampa. Abbiamo chiesto stamattina e già ieri il documento con le osservazioni del governo, vogliamo vedere il documento non farcelo raccontare dalla maggioranza", il j'accuse del capogruppo del movimento cinque stelle Nicola Di Marco, che ha abbandonato l'aula insieme ai colleghi. 

"I rilievi del governo alla riforma della sanità Moratti Fontana, sono sostanziali. Le modifiche alle quali la giunta ha dovuto sottostare, toccano alcuni dei cardini della legge regionale 22, non riguardano solo gli errori grammaticali come vorrebbe farci credere il centrodestra", gli ha fatto eco il consigliere grillino, Marco Fumagalli. "La prima modifica riguarda le case della comunità che, come da nostra pregiudiziale, non potranno essere gestite dalle cooperative di medici di medicina generale. Questa modifica, recependo le indicazioni del Pnrr, ne impedirà la sostanziale privatizzazione. Di notevole impatto anche la richiesta di centralizzazione degli accreditamenti pubblici e privati. Gli accreditamenti dei singoli istituti e le relative contrattualizzazioni non potranno essere gestiti dalle singole Ats, ma dovranno essere centralizzate e autorizzate da regione Lombardia. Un provvedimento che pare essere il preludio all’Ats unica, come da mio disegno di legge, o ad una struttura ad hoc che opererà in luogo dell’attività delle singole Ats, di fatto svuotate di gran parte delle loro funzioni. Il terzo punto riguarda le nomine dei direttori che vengono ricondotte al rispetto della normativa nazionale e non alla scelta politica, richiamando la disciplina prevista dal d. lgs 502 del 992 per i direttori di distretto. Di notevole impatto, anche se confinato nell’ambito dei principi generali, il rilievo posto dal governo ai chiarimenti necessari riguardo la declinazione che regione Lombardia intenda conferire al concetto di equiparazione fra pubblico privato. Lette le carte - ha concluso - capiamo il motivo per cui la maggioranza abbia impedito fino all’ultimo ai consiglieri d’opposizione di consultarle. Ora sappiamo che la legge regionale 22 dovrà tornare in aula per correggere alcune violazioni sostanziali alla normativa nazionale, al punto che - la teoria di Fumagalli - stupisce la decisione del ministero di non impugnare la legge".

Sulla stessa lunghezza d'onda il partito democratico. "Il primo punto fermo, diversamente da quanto l’assessorato di Moratti dichiarava qualche giorno fa, è che il consiglio regionale dovrà modificare la riforma per accogliere i rilievi avanzati dal governo. E non saranno modifiche banali, perché riguardano, tra l’altro, la medicina territoriale, con le case di comunità, la programmazione dei servizi e quindi anche l’apporto del privato e il meccanismo delle nomine dei direttori generali. Quello che Fontana e Moratti stanno cercando di nascondere è che nella trattativa a Roma hanno accettato qualsiasi modifica pur di farsi accogliere una legge che tocca il nervo scoperto della regione e della sua giunta di centrodestra", le parole del capogruppo dem al Pirellone, Fabio Pizzul, anche lui evidentemente contrario all'interpretazione dell'assessore al welfare. 

"È però grave - ha continuato Pizzul - che la trattativa sia avvenuta su un presupposto, la privatizzazione del consiglio regionale, che sarà chiamato ad approvare, con il minimo dibattito possibile e con nessuna possibilità di intervento, decisioni assunte altrove che sono condizione necessaria per il via libera del governo alla legge, come se non stessimo parlando della salute dei lombardi". "I rilievi del governo alla riforma sanitaria tolgono il velo a una realtà molto chiara: la Lega e il centrodestra, in trent’anni di governo, hanno distrutto la sanità territoriale in Lombardia e ora hanno l’imperdibile occasione del Pnrr e delle indicazioni chiare e precise del governo. Eppure, stavano rischiando di mancare l’appuntamento perché l'articolo della riforma sulle case di comunità non era coerente con quelle indicazioni, e solo di fronte alla prospettiva dell’impugnativa hanno fatto marcia indietro. Bene per i lombardi, ma è l’ennesimo infortunio di questa giunta regionale a cui, per fortuna, il governo ha messo una pezza", ha sottolineato Lo dichiara il segretario regionale del Pd, Vinicio Peluffo. 

E c'è chi invece ne fa una questione di trasparenza e opportunità. "Non metto in discussione in alcun modo le parole dell’assessore Moratti circa i rilievi fatti dal governo alla riforma sanitaria approvata dalla maggioranza a dicembre, ma le modalità di condivisione di questi atti mi lasciano molto perplesso: i consiglieri hanno ricevuto la mail solo pochi minuti prima dell’intervento dell’assessore e questo ha reso impossibile lo studio dei rilievi in tempi utili. Nel fine settimana non sono uscito pubblicamente con alcun giudizio proprio perché baso la mia attività politica sull’approfondimento e sullo studio dei dossier, ma è spiacevole aver assistito ad un vero e proprio spot della maggioranza senza aver dato all'opposizione gli strumenti per costruire un contraddittorio costruttivo", ha fatto notare il consigliere regionale Niccolò Carretta di Azione. "Auspico che il testo torni in commissione per una necessaria analisi da parte dei commissari e per rendere onore al percorso di trasparenza che deve caratterizzare l’intero iter. Ad ogni modo - ha ammesso - il giudizio politico sulla legge resta negativo perché si tratta di una riforma molto debole che non tratta in maniera adeguata i problemi che vivono quotidianamente i cittadini lombardi". 

"Ormai da giorni è aperta la discussione sulle sette pagine di rilievi che il governo ha fatto alla legge di riforma sanitaria approvata lo scorso novembre in regione Lombardia, ma di quelle obiezioni, ancora non abbiamo alcuna traccia. Eravamo molto preoccupati, dato lo storico della mancanza di trasparenza sulla sanità in regione: le relazioni dei cinque saggi nominati da Fontana mai giunte, mesi di audizioni in commissione sanità senza avere una proposta di legge scritta su cui gli auditi potessero offrire un parere, la scarsa chiarezza sugli indicatori che servivano a produrre Rt. La riforma della sanità è l'atto politico più importante di questi cinque anni", ha dichiarato Michele Usuelli, medico, consigliere regionale di +Europa e componente della commissione sanità. 

"I consiglieri hanno il dovere di conoscere e studiare il contenuto dei rilievi mossi dal ministero. Terminerà il balletto continuo dei commenti da parte dei vertici della politica sanitaria regionale, senza che nessuno conoscesse il contenuto di quanto veniva commentato”. Moratti ha dichiarato che le modifiche legislative saranno inserite nel collegato ordinamentale. Il fatto che il governo non abbia impugnato la legge non può essere considerato di per se un benchmark di qualità. Già in passato gli equilibri politici del governo centrale hanno prevalso rispetto ai bisogni sanitari dei cittadini: la legge Maroni fu non impugnata, ma dichiarata 'sperimentale', da un governo Renzi politicamente fragile e sostenuto dal partito di Alfano, che in Lombardia era in maggioranza col centrodestra ed a cui apparteneva il relatore di tale legge. I risultati delle politiche sanitarie di quella legge - ha concluso - li hanno conosciuti in questi anni sulla loro pelle i lombardi".

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