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Scoperto a Monza il "linguaggio" delle cellule della forma T della leucemia linfoblastica acuta

Una speranza per tante famiglie e bambini

Una speranza per tante famiglie e bambini. A Monza i ricercatori della Fondazione Tettamanti hanno decifrato il linguaggio delle cellule T-ALL della leucemia linfoblastica acuta, un tumore molto aggressivo che colpisce i pazienti in età pediatrica. Una forma di leucemia, quella scatenata dalle cellule leucemiche di tipo T, che rappresenta il 15% delle leucemie linfoblastiche acute diagnosticate nei bambini. 

La leucemia linfoblastica acuta è un tumore del sangue che ha origine da un tipo particolare di globuli bianchi, chiamati linfociti ed è definita "acuta" perché caratterizzata da un'elevata aggressività. E' il tumore più frequente in età pediatrica, costituendo in questa fascia di età l'80% delle leucemie e circa il 25% di tutti i tumori diagnosticati tra 0 e 14 anni. La massima incidenza si registra tra i due e i cinque anni, per poi calare con l'aumentare dell'età.

Un risultato importante quello raggiunto dai ricercatori della Fondazione monzese (che opera presso il Comitato Matia Letizia Verga) che hanno condotto lo studio in collaborazione con i colleghi della Charles University di Praga e dell’Università di Padova. La ricerca è stata pubblicata alcuni mesi fa sulla rivista scientifica internazionale Haematoliogica.  

Lo studio  è stato realizzato grazie al supporto di Fondazione Alessandro Maria Zancan Onlus “Grande Ale Onlus”, Fondazione Tettamanti De Marchi, Airc e Ministero della Salute della  Repubblica Ceca

L’analisi del comportamento delle cellule in risposta ai farmaci, eseguita attraverso la citometria di massa, un’evoluzione tecnologica della citometria a flusso, aiuterà i ricercatori a comprendere meglio il comportamento delle cellule tumorali e a sviluppare nuove terapie personalizzate per questo tipo di tumore che in circa il 30% dei casi presenta recidive resistenti alle terapie convenzionali.

L’uso della citometria di massa a livello di singola cellula è un metodo di particolare interesse per questo tipo di tumori perchè consente di analizzare fino a 50 parametri biologici, sia funzionali che strutturali, in ogni singola cellula del campione, consentendo cosi di ovviare all’eterogeneità della malattia grazie al raggruppamento delle cellule in sottogruppi omogenei (ad esempio per mutazione genetica) e identificando cosi popolazioni cellulari minoritarie il cui significato sarebbe oscurato nella moltitudine del tumore intero. 

In questo studio i ricercatori hanno scoperto che le cellule di T-ALL attivano dei circuiti diversi, ovvero ‘linguaggi’ diversi, in risposta a stimoli fisiologici o farmaci somministrati in laboratorio. Inoltre, tale comportamento differenziato ed esclusivo si mantiene inalterato in occasione della recidiva e potrebbe avere una correlazione con la risposta in vivo, cioè nel paziente, ai farmaci steroidei nelle prime settimane di trattamento clinico.

 “I risultati di questo studio confermano la necessità di puntare sull’innovazione tecnologica per personalizzare quanto più possibile ogni approccio terapeutico - commenta Giuseppe Gaipa, ricercatore della Fondazione Tettamanti -. Ciò consentirà l’individuazione di bersagli molecolari specifici per nuovi farmaci e l’uso sempre più intelligente dei farmaci tradizionali. Per la realizzazione di questo studio, infatti, abbiamo utilizzato la citometria di massa, una tecnologia avanzata che permette di indagare numerosi parametri cellulari a livello di singola cellula, interpretandone il ‘linguaggio’ in risposta a diversi stimoli. Questo approccio avanzato ha permesso di identificare cluster di cellule distinti, e con diversa reattività, che, anche se in proporzioni diverse rispetto alla diagnosi, persistono alla ricaduta di malattia dimostrando l’importanza dell’individuazione precoce delle popolazioni minoritarie che potrebbero avere impatto sulla risposta clinica”.
 

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