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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cala il sipario sul sogno "reale": ecco le stanze vuote e la sfida del futuro per la Villa

Gli arredi smontati e finiti in un deposito, l'amarezza per un progetto tramontato troppo presto e l'incognita del futuro per la Reggia di Monza. Navarra: "Amareggiato"

"Sei anni fa in queste stanze ci pioveva dentro e la villa era abbandonata: calcinacci, legni per terra, stoffe strappate. Grazie al lavoro fatto e le risorse investite, oltre 10 milioni di euro, la Reggia oggi è così come la vediamo". A parlare è Attilio Navarra, il concessionario privato che ha riconsegnato le chiavi della Villa Reale al Consorzio, mettendo di fatto fine con 14 anni di anticipo al contratto di gestione della Reggia di Monza in collaborazione con l'ente pubblico. Parole condite da amarezza e dispiacere, pronunciate mentre cammina sotto le travi del Belvedere della Reggia, l'ultimo piano della Villa Reale con le finestre che affacciano sull'immensa distesa verde del Parco e che un tempo ospitava il Triennale Design Museum.

VIDEO | Nelle sale ora vuote della Reggia di Monza

Ora la Villa Reale dietro le sbarre del cancello dell'Avancorte chiuso con un lucchetto appare silenziosa, maestosa e vuota. Senza mostre, con le stanze ormai prive degli arredi: niente bookshop, nessuna poltroncina o libreria e nemmeno i pannelli espositivi. Senza più visitatori, nel mezzo di una pandemia che ha segnato anche le sorti del complesso monumentale che da venerdì scorso è tornato nelle mani del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, con il tramonto dell'esperienza di gestione di partenariato pubblico-privato avviata solo sei anni fa con la società Nuova Villa Reale Spa.

La Villa Reale si svuota, via gli arredi: le immagini

Un finale senza lieto fine per la favola di rinascita della Reggia di Monza iniziata l'8 settembre 2014 con la riapertura al pubblico dopo anni di restauri e investimenti milionari e tramontata troppo presto a causa delle difficoltà di gestione e il contenzioso tra il consorzio e il concessionario. Ragioni diverse, posizioni divergenti e mancati introiti rivendicati per milioni di euro ma un solo risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti: la storia recente della Villa Reale di Monza è tutta da riscrivere e il futuro da progettare e realizzare. Un futuro che con la risoluzione del contratto con il concessionario vede il complesso tornare in mano pubblica.

Vuota e silenziosa, la Reggia di Monza ricomincia da qui

Le difficoltà, come ribadisce il concessionario mostrando gli spazi ormai vuoti, erano iniziate molto prima della crisi che ha portato alla risoluzione del contratto. Molto prima che la Reggia riaprisse e che nelle sue sale arrivassero mostre in grado di attirare decine di migliaia di spettatori, come nell'ottobre 2014, con la prima grande esposizione che portò a Monza gli scatti del celebre fotografo Steve McCurry. Centoventunomila presenze, numeri da record che difficilmente le iniziative successive riuscirono ad eguagliare fino all'ultima, la mostra Royal Dalì: la sfortunata esposizione che solo qualche giorno fa è stata smantellata dal Belvedere della Reggia, inaugurata a dicembre dello scorso anno e fermata subito dalla pandemia e poi dalla mancata riapertura (con polemiche) da parte del concessionario degli spazi senza possibilità di accesso per la visita all'allestimento. 

La favola senza lieto fine della rinascita della Reggia 

Ancora prima della fastosa inaugurazione uno scambio di missive gettava ombre sulla possibilità di collaborazione e di gestione del complesso. "Il perdurare dell'inerzia del Consorzio, a pochi mesi dall'ultimazione dei lavori del I Lotto e dalla decorrenza del periodo di gestione ventennale aveva destato forti preoccupazioni che ha già formalizzato con primari operatori contratti di notevole rilievo economico per circa la metà della porzione della Villa Reale di propria competenza" si legge in una lettera del gennaio 2014. "Nonostante le rassicurazioni avute sull'avvio del progetto complessivo di recupero perdura la vostra inerzia al riguardo" recita una lettera protocollata e datata 28 marzo 2014, sei mesi prima dell'inagurazione.

“Il partenariato pubblico e privato purtroppo non è mai partito - aveva specificato Attilio Navarra-. Il Consorzio è stato indifferente a tutte le nostre necessità e richieste e ci ha portati all'esasperazione, conducendoci all'unica strada per noi percorribile: restituire le chiavi della Reggia. Abbiamo investito molto: tempo, personale e competenze e i risultati sono riscontrabili, abbiamo la testimonianza di quello che abbiamo trovato 6 anni fa e di quello che restituiamo oggi. Noi siamo sempre stati considerati un affittuario, un affittuario ingombrante e per diversi anni abbiamo sofferto di una mancanza di interlocuzione e di collaborazione che era un presupposto fondamentale”

"Noi abbiamo investito 10 milioni di euro e oggi il pubblico si trova una villa restaurata e un privato dimissionario, obbligato ad andar via" ha aggiunto. Negli anni poi sono cambiati i contratti di concessione degli spazi in gestione, tra cui quello relativo al ristorante. "Il motivo per cui in sei anni abbiamo alternato tre società diverse? I clienti purtroppo non possono nemmeno venire a bere un caffè o a pranzo perchè rischiano 110 euro di multa perchè manca un parcheggio, intervento previsto e mai realizzato" conclude Navarra.

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Tra le "gravi inadempienze" contestate dal consorzio inoltre c'è stata la mancata riapertura degli spazi espositivi museali della Villa di competenza. "Abbiamo inviato diverse pec per chiedere un urgente incontro per la definizione dei protocolli di sicurezza e prevenzione covid per programmare la riapertura ma non abbiamo avuto risposta" ha precisato Navarra. Nei documenti inoltre si fa riferimento al contenzioso e alla richiesta di liquidazione per il recesso dal contratto avanzata già nel novembre 2019 e alla "attesa di liquidazione delle somme spettanti" (nella misura di 8 milioni di euro poi scesi a 4 in sede di accordo bonario). E sul conto dell'affaire Villa Reale ci sono anche bollette non pagate con utenze scoperte per 100mila euro e scambi epistolari che riportano all'attenzione la mancata riapertura dei cancelli da parte del concessionario al seguito della riapertura degli spazi museali del consorzio (gli appartamenti reali) con "grave danno di immagine ed economico" con il Consorzio costretto a "rimborsare il biglietto al legittimo proprietario" che all'epoca aveva trovato i cancelli dell'Avancorte chiusi. Negli anni poi sono cambiati i contratti di concessione degli spazi in gestione, tra cui quello relativo al ristorante. "Il motivo per cui in sei anni abbiamo alternato tre società diverse? I clienti purtroppo non possono nemmeno venire a bere un caffè o a pranzo perchè rischiano 110 euro di multa perchè manca un parcheggio, intervento previsto e mai realizzato" conclude Navarra.

Cosa c'è nel futuro della Reggia? 

Il passato ormai è storia già scritta e resta solo l'amarezza, imballata anche questa dentro scatoloni finiti in un deposito insieme agli arredi realizzati dall'achistar Michele De Lucchi che ora andranno all'asta. E adesso la Villa Reale ha davanti a sé un'altra sfida: rinascere. Un'altra volta. Nella giornata di venerdì, dopo la comunicazione formale inoltrata dal Consorzio lo scorso 23 dicembre con l'annuncio della decisione di recedere dal contratto di concessione ventennale (14 anni ancora di collaborazione all'orizzonte), c'è stata la consegna simbolica delle chiavi della Reggia, con un incontro che ha avviato l'iter conclusivo di subentro all'ex concessionario privato nella gestione del corpo centrale della Villa Reale. Adesso nel prossimo mese verranno effettuati sopralluoghi e verifiche agli impianti e ai macchinari per ultimare il passaggio di consegne e verificare le condizioni del bene sulla base di un calendario condiviso che prevede il completamento delle attività di riconsegna del bene entro il 19 febbraio 2021.

L'obiettivo è quello di riaprire - confermano dal consorzio - riaprire presto. "Appena l'emergenza sanitaria sarà finita la Villa Reale riaprirà al pubblico" ha annunciato il sindaco di Monza e presidente del Consorzio Dario Allevi. 

“Vogliamo aprire al più presto la fase due – ha spiegato il primo cittadino monzese – L’obiettivo è spalancare le porte della Reggia ai visitatori in primavera, compatibilmente con le restrizioni della pandemia. Stiamo lavorando a spron battuto per restituire al più presto a Monza, alla Lombardia e al Paese un gioiello artistico, architettonico e paesaggistico unico e recuperare il tempo perduto”. La gestione sarà - almeno in prima battuta - diretta e sulle prospettive future di riapertura della Villa Reale al momento ci sono solo progetti che ancora devono prendere forma e a cui si sta lavorando. "In questi giorni abbiamo ricevuto tantissime manifestazioni di vicinanza e solidarietà da parte di associazioni, realtà imprenditoriali e privati e siamo aperti al dialogo e all'ascolto" ha aggiunto Allevi. "Credo che non sia fallita un'idea, quella del partenariato pubblico-privato ma abbiamo avuto la sfortuna di trovare il partner sbagliato" aggiunge con una vena di polemica amarezza Allevi. "E' una sfida che ci affascina ma che ci fa anche tremare i polsi" conclude. 

Una storia - ancora tutta da scrivere - con qualche capitolo già preannunciato come il contenzioso tra le parti che sicuramente ora proseguirà in tribunale. 

"L'anno zero" della Villa, il comitato: "Evitare gli errori del passato"

"Le sale svuotate degli arredi portati da Navarra e dalla sua organizzazione – e non di quelli storici, patrimonio culturale e bene comune – emblematiche di una inadeguata gestione protratta per alcuni anni, ma soprattutto stimolo per ripartire. La Villa Reale torna ai cittadini. Un ritorno gradito: la conclusione di una vicenda che era partita sgrammaticata sin dalle prime battute. Non un anno zero, ma una occasione per fare tesoro di errori del recente passato" scrive in una lettera il comitato Villa Reale è anche mia.

Il futuro della Reggia secondo il comitato deve guardare a Venaria, puntare a rafforzare l'indirizzo culturale del Consorzio anche attraverso un comitato tecnico-scientifico e far rinascere la Villa Reale come "centro di diffusione di cultura". 

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