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Il robot che aiuta il chirurgo ad asportare tumori e a ricostruire la trachea

La metodologia innovativa è stata introdotta all'ospedale di Vimercate

Asportato un tumore alla base lingua senza passare dalla bocca, ma aprendo un piccolo foro di passaggio di due centimetri e mezzo tra la laringe e la base della lingua, evitando così conseguenze ben più serie per il paziente. Il tutto grazie a un robot di ultimissima generazione che permette di eseguire interventi di altissima precisione senza dover ricorrere a operazioni invasive.

La nuova metodologia è stata introdotta all’ospedale di Vimercate dal dottor Franco Parmigiani, direttore del Dipartimento Chirurgico dell’Asst Brianza e primario della struttura di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Vimercate. Durante l'intervento viene utilizzata una videocamera montata su un braccio robotizzato comandato dal chirurgo che riproduce su un grande monitor un’immagine ingrandita in 3D dell’area in cui viene eseguito l’intervento chirurgico. In questo modo tutta l’equipe impegnata in sala operatoria di condividere, dalla propria posizione, può seguire tutte le fasi dell’intervento.

La tecnica, già sperimentata in altri centri ospedalieri avanzati, viene affinata dall’ospedale di Vimercate con l’obiettivo di applicarla in diversi ambiti chirurgici.

"Grazie a questo supporto - spiega il primario - possiamo intervenire con un approccio mini invasivo, che significa un post operatorio meno complicato”.

La videocamera permette la precisa valutazione delle strutture grazie ad una notevole profondità in campo. “È quasi meglio del mio occhio  - prosegue il primario - riesco ad avere una definizione eccezionale. Per i macro spostamenti posso comandare il braccio manualmente; per quelli micro mi aiuta un joystick".

Questa nuova metodica è stata utilizzata anche per l’asportazione di un tumore benigno del nervo del collo su un ragazzo di 20 anni evitando la compromissione della funzionalità del nervo, e per la ricostruzione della trachea cervicale in un paziente oncologico. La prossima sfida ora è utilizzare la metodica anche nell’ambito della chirurgia dell’orecchio.

Ma questa metodica servirà anche come fase di formazione. “Per addestrare i chirurghi, in particolare i giovani chirurghi – conclude Parmigiani - dobbiamo avere un sistema che permette, sia a chi opera che a chi assiste, di vedere la stessa cosa, soprattutto in campi chirurgici sempre più ridotti. Allora quel giovane chirurgo potrà cominciare a capire come muovere le mani, potrà svolgere piccoli passaggi dell’intervento con un monitoraggio continuo del tutor che lo assiste e man mano addestrarsi”.

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