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Salute

"Donne in Meta", una campagna per chi soffre di carcinoma mammario metastatico triplo negativo

Donne in Meta è una campagna di sensibilizzazione volta a "fare squadra" contro il carcinoma mammario metastatico triplo negativo (TNBC), aggressiva forma di tumore al seno che rappresenta il 15-20% delle diagnosi

Ideata da Gilead Sciences Italia, con il patrocino dell’associazione di pazienti Europa Donna Italia, Donne in Meta è una campagna di sensibilizzazione volta a "fare squadra" contro il carcinoma mammario metastatico triplo negativo (TNBC), aggressiva forma di tumore al seno che rappresenta il 15-20% delle diagnosi. Perché le pazienti possano trovare conforto nella forza del gruppo, e perché il sito www.donneinmeta.it possa diventare un punto di riferimento in cui trovare corrette informazioni su questo tipo di tumore al seno.

Per il lancio della Campagna sono stati presentati i dati di un’indagine svolta da Elma Research, che ha coinvolto 102 donne con tumore al seno triplo negativo. Ecco cosa ne è uscito.

Farsi aiutare è fondamentale

Quando si scopre di avere un tumore, si avvertono paura, smarrimento e confusione: sono questi i sentimenti rivelati dalle donne oggetto dell'indagine. Ecco dunque che, il primo obiettivo, è evitare che tali sensazioni prendano il sopravvvento sostituendole con sentimenti positivi: la propria forza interiore, l'accettazione della nuova condizione, un cauto ottimismo.

Per favorire la guarigione, reagire è fondamentale. Ed è fondamentale che la donna non abbia timore né imbarazzo a chiedere aiuto a chi le sta vicino, agli amici e anche ad una delle tante associazioni pronte a sostenerla. Anche essere informate sulla malattia è importante e in questo senso i medici sono chiamati a loro volta a “fare squadra” favorendo un maggiore dialogo durante le visite.

Concentrarsi sul presente

Il 47% delle donne intervistate ha paura del futuro, il 35% non pianifica più nulla. Cosa fare, dunque? Concentrarsi sul presente.

“Il rugby fa sviluppare l’attitudine a pensare che c’è sempre un’opportunità di rialzarsi e di ottimizzare quello che abbiamo a disposizione per raggiungere l’obiettivo a dispetto delle difficoltà. Quando mi hanno parlato di Donne in Meta e del messaggio che si propone di promuovere ho subito pensato a questo aspetto, anche se la partita contro il tumore al seno è ovviamente più dura e complicata di qualsiasi altra. Ma proprio per questo diventa ancora più importante non mollare mai, ovvero continuare a crederci, a vivere il presente azione dopo azione senza subire passivamente le avversità, ma invece facendo leva sulla forza del gruppo per superarle" ha commentato Marco Bortolami, Ambassador di Donne in Meta e oggi capo allenatore del Benetton Rugby dopo aver collezionato 112 presenze in Nazionale da giocatore.

Confidare nelle curi e nella ricerca

Il carcinoma mammario triplo negativo ha una caratteristica fondamentale: le sue cellule non presentano le tre proteine bersaglio individuate in altre forme di tumore al seno (ER, PR e HER2), e non può dunque essere curato con farmaci a bersaglio molecolare. Per combatterlo è dunque necessaria la chemioterapia, combinata con l'illuminoterapia (quando è presente il bersaglio terapeutico PD-L1). Talvolta si rende inoltre necessario il ricorso alla chirurgia e alla radioterapia. 

"La ricerca  ha di recente messo a disposizione i coniugati farmaco-anticorpo, costituiti appunto da un anticorpo che riconosce e attacca determinati recettori presenti nelle cellule tumorali e da un farmaco chemioterapico che viene così portato dove deve agire" spiega Alessandra Gennari, Professore Associato di Oncologia all’Università del Piemonte Orientale e Direttore della S.C.D.U. Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara. "Al momento questi farmaci possono essere utilizzati solo in casi selezionati, ma rappresentano molto più di una speranza per le future terapie contro il tumore al seno triplo negativo, che rappresenta un rischio anche e soprattutto per le donne più giovani, dal momento che colpisce sotto i 40 anni con un’incidenza quasi doppia rispetto alle altre forme di tumore al seno. Fare squadra è dunque fondamentale anche dal punto di vista medico, perché sono diverse le figure specialistiche chiamate a collaborare”. 

Non giudicare

Le donne intervistate confessano di sentirsi inadeguate, sebbene il 76% di loro assicuri che la malattia ha rafforzato la relazione di coppia malgrado un peggioramento dell’intimità.

Chi è chiamato ad essere un caregiver deve dunque sostenere la donna sempre e comunque: è molto più che un aiuto, è il mettersi a disposizione indipendentemente da come si giudica personalmente una determinata situazione.

Ascoltare i propri bisogni

Il 45% delle pazienti vorrebbe ricevere informazioni sulla malattia e più dettagliate spiegazioni sulla terapia, il 42% vorrebbe potersi maggiormente confrontare con chi sta vivendo lo stesso problema anche grazie al coinvolgimento in gruppi di auto-aiuto e il 34% chiede più supporto psicologico in generale.

Ascoltare e se possibile soddisfare i bisogni delle pazienti è fondamentale: la sfera emotiva, specialmente quando si tratta di una malatti che tanto fa paura, va curata quanto il corpo.

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