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Cronaca Arcore

"Ad Arcore un sistema prostitutivo per soddisfare la libidine di Berlusconi"

Le motivazioni delle condanne a Fede, Mora e Minetti nel processo Ruby Bis: "Ad Arcore un sistema prostitutivo". E su Ruby: "Riceveva soldi per il sesso e per il silenzio"

L'agente dei vip proponeva al direttore del Tg, che a sua volta proponeva al "padrone di casa". Era - secondo i giudici della corte d'appello di Milano - una vera e propria filiera del sesso quella che aveva come destinazione finale villa San Martino ad Arcore, la residenza brianzola dei Berlusconi. Tanto che il tribunale - nel motivare la sentenza di condanna a Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti -, si spinge a parlare di "sistema prostitutivo". 

Nel processo d’appello "Ruby bis" si sono incontrati "una confluenza di elementi di prova assolutamente compatti e di univoco significato" sul "carattere remunerativo delle prestazioni, che in vario modo le ospiti" ad Arcore "offrivano a Berlusconi, e della natura di tali prestazioni". "Quello imperniato sulle serate ad Arcore e sui rapporti tra giovani donne e Silvio Berlusconi era un sistema prostitutivo, contrassegnato dalla corrispettività della dazione di denaro o altra utilità rispetto alla prestazione sessuale".

Evidentemente, lasciano poco all'immaginazione i giudici nel motivare la sentenza con cui hanno condannato Lele Mora a sei anni e un mese, il giornalista Emilio Fede a quattro anni e dieci mesi e l'ex consigliera regionale Nicole Minette a tre anni. Per la corte d’appello di Milano "esisteva un accordo collaudato da anni tra Mora e Fede per il quale Mora proponeva a Fede ragazze da portare alle serate di Arcore, perché potessero allietare le serate del presidente".

Quindi, il ruolo di Ruby, al secolo Karima El Mahroug. Si è dimostrato "inequivocabilmente - evidenziano ancora i giudici - che Karima El Mahroug aveva trovato il modo di realizzare il suo sogno di vivere nel lusso, svolgendo l’attività di prostituta o di escort. La stessa attività" che la giovane marocchina, all’epoca diciassettenne, "ha svolto anche con Silvio Berlusconi". Il tutto con un un unico scopo: il "soddisfacimento della libidine sessuale del destinatario; con ampie elargizioni di danaro". Perché, ne sono convinti i giudici, tra Ruby e Silvio Berlusconi c'era un costante scambio di denaro: è "inequivoco e incontestato il fatto che Ruby - si legge nelle motivazioni - ricevesse soldi da Berlusconi, prima in corrispettivo delle prestazioni ottenute, poi per comperare il suo silenzio".

E a portare Ruby ad Arcore, scrivono i giudici, era stato proprio Emilio Fede. "E' certa la responsabilità dell’imputato per aver favorito la prostituzione di Karima El Mahroug, ammettendola ad Arcore, ma manca la prova certa dell’elemento soggettivo del reato di favoreggiamento della prostituzione minorile, restando solo il reato di favoreggiamento della prostituzione di una ragazza in più". 

Diversa, invece, la posizione di Nicole Minetti, che "non è sul piano di tutte le altre" ospiti ad Arcore. L'ex consigliera regionale - scrivono i giudici - "partecipa alle serate ma non necessariamente pretende o si aspetta una ricompensa. Il suo ruolo si qualifica diversamente, dovendo con gli altri imputati, contribuire ad alimentare e mantenere il circuito prostitutivo, con mansioni di tipo essenzialmente organizzativo".

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