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Cronaca Carnate

Un etto di cocaina nello stomaco: operato d'urgenza, è salvo

Un viaggio di pochi giorni nel paese di origine. Troppo breve per non destare sospetti. E al ritorno, quelle corse in farmacia in preda ai dolori. La spiegazione? Aveva dieci ovuli di coca nello stomaco

CARNATE - Aveva un etto di cocaina nello stomaco, e la "bravata" rischiava di costargli cara. A salvargli la vita, proprio chi non avrebbe mai potuto immaginare: i carabinieri, assieme ai medici dell'ospedale di Vimercate. E' stato l'intuito  di uno dei militari a permettere l'arresto, e quindi le cure,  di  A.O., cittadino ghanese di 47 anni residente in paese. Sulla carta d'identità c'era scritto operaio, per giunta incensurato: ma le ristrettezze gli hanno consigliato di cercarsi una seconda "attività". Ad alto rischio.

IL VIAGGIO IN GHANA - Qualche tempo fa era salito a bordo di un aereo diretto in Ghana:  da un controllo con la compagnia aerea era emerso che si trattava di un viaggio di pochi giorni, troppo breve per una persona dalle limitate disponibilità economiche. La circostanza ha destato l'attenzione dei militari che già lo tenevano d'occhio.  

I controlli all'aeroporto non avevano rilevato nulla di sospetto. Ma una volta rientrato nella propria abitazione, il ghanese è stato visto recarci più volte in farmacia in preda a forti dolori.

FORTI DOLORI   - Nei carabinieri a quel punto è nato il sospetto che potesse aver ingerito ovuli di qualche sostanza stupefacente: una modalità tipica dei corrieri sudamericani. I militari decidono di rischiare ed intervengono, bloccandolo, e conducendolo all' ospedale di Vimercate.
Una prima ecografia dà una parziale conferma: nello stomaco dell'operaio c'è qualcosa di anomalo. Il successivo esame del sangue rileva la presenza di cocaina: probabilmente uno degli ovuli si era rotto, e la sostanza era entrata in circolo.

L'INTERVENTO - I medici decidono di operarlo d'urgenza. L'uomo viene anestetizzato  accompagnato in sala operatoria, dove i chirurghi  gli trovano ben 10 ovuli di coca legati tra loro con un filo. Il piano doveva essere, più o meno, "fuori uno, fuori tutti". Non è andata così, e l'uomo rischiava di morire intossicato.

Ora si trova in ospedale in stato di arresto,  piantonato dagli agenti di polizia penitenziaria. Resterà lì in attesa di riprendersi dai postumi dell'intervento.  Sul suo capo pendono le accuse di detenzione e traffico internazionale di stupefacente. Il prossimo viaggio sarà molto più breve: per lui si spalancheranno le porte del carcere di Monza. 

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