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Usura e 'Ndrangheta / Giussano

Fatture false per coprire l'usura della 'ndrangheta, dieci indagati

L'operazione della polizia ha toccato anche la Brianza

Prestavano denaro a tassi d'usura e se lo facevano restituire emettendo false fatture da parte di società di comodo. Ha toccato anche la Brianza l'indagine della direzione distrettuale antimafia di Milano e dagli agenti della divisione anticrimine che ha smantellato una presunta organizzazione criminale collegata alla 'ndrangheta e con presunti legami con la locale di Giussano.

L'indagine anche in Brianza

Dieci le persone indagate, otto le misure cautelari di cui tre in carcere, quattro agli arresti domiciliari e una persona ha l'obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Come ormai da 'copione' consolidato, l'organizzazione sgominata camuffava prestiti usurari ed estorsioni lucrando poi sul fisco e sullo sfruttamento di manodopera in nero. L'anticrimne ha scoperto nel 2019 un giro di emissioni di false fatture da parte di ditte 'cartiere', cioè società fantasma. La sezione prevenzione del Tribunale aveva emesso all'epoca un decreto di sequestro per uno degli attuali indagati, Orlando Demasi, 47 anni, considerato affiliato alla 'locale' di Giussano (Mb) della 'ndrangheta, collegata direttamente alla 'locale' di Guardavalle (Cz). L'uomo, che ha una condanna per 'ndrangheta passata in giudicato, era il gestore di fatto di società cartiere, attraverso alcuni prestanome. E utilizzava la notorietà della sua affiliazione alla criminalità organizzata per fare l'usuraio.

Parallelamente gli investigatori della squadra mobile hanno raccolto le dichiarazioni di due vittime di usura da parte della stessa persona che, approfittando del loro momento di difficoltà, avrebbe prestato loro svariate migliaia di euro con tassi tra il 10 e il 30 per cento mensili, con minaccia di pesanti conseguenze se non fossero state restituite. Da un gruppo a due Il gruppo criminale, dopo i primi provvedimenti del Tribunale di Milano, si è scisso in due distinti gruppi, dediti all'usura nei confronti di piccoli imprenditori che restituivano i prestiti attraverso false fatture emesse dalle società cartiere, dalle quali si evince un giro d'affari di diversi milioni di euro. Il primo gruppo ruotava intorno a Demasi e comprendeva anche Gabriele D'Asta (48 anni) e Giuseppe Siciliano (49 anni). Dalla restituzione dei prestiti a tassi usurari attraverso le false fatture, partivano vari bonifici a catena. E alcuni degli indagati si occupavano di prelevare, quasi quotidianamente, il denaro contante, ricevendo un compenso per questo, e consegnandolo a chi aveva prestato i soldi a tassi usurari.

Era talmente ingente il denaro così accumulato che i malviventi avevano difficoltà a trovare luoghi sicuri per nasconderlo. Oltre all'usura, agli indagati vengono contestati l'estorsione e lo spaccio di droga. In particolare, secondo quanto emerso dall'indagine, Demasi avrebbe fatto da 'garante' per l'acquisto di droga da parte di terze persone, occupandosi poi di recuperare il 'credito' con metodi violenti. Oltre alle misure cautelari, i poliziotti delle squadre mobili di Milano e Pavia stanno dando esecuzione a perquisizioni e sequestri preventivi di somme di denaro dai conti correnti di alcuni degli indagati.

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