Bimbi “pusher”, matrimoni e droga: gli affari tra albanesi e ‘ndrangheta
In manette sono finite 24 persone: tutte parte di una banda di albanesi, alleata con la ‘ndrangheta, specializzata nello spaccio di cocaina. Vari gli interessi: dalle armi agli immobili. Sequestrati 200mila euro in contanti
Quello, con buona probabilità, era il loro contatto per arrivare ai narcotrafficanti. E quindi, evidentemente, era necessario per avere la materia prima del loro business. Tanto che la banda era pronta a tutto pur di tenere ben salde certe amicizie, anche ad organizzare matrimoni combinati per rafforzare “con il sangue” il legame tra i due clan.
Avevano scelto bene i loro “amici”, le ventiquattro persone arrestate martedì mattina dalla Guardia di Finanza di Lecco perché accusate di far parte di una banda di albanesi alleata con la ‘ndrangheta e specializzata nello spaccio di cocaina tra la Brianza, il Lecchese e tutto il Nord Italia.
All’alba del 13 ottobre, più di centocinquanta militari delle Fiamme Gialle di Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono stati impegnati in perquisizioni, sequestri ed esecuzione di misure cautelari: tutti provvedimenti arrivati al termine dell’indagine “July 2014” coordinata dalla procura della repubblica di Monza.
Le indagini dei procuratori monzesi e dei finanzieri di Lecco hanno consentito ai finanzieri sia di risalire la piramide organizzativa della banda, giungendone ai vertici, sia di intercettare armi, denaro e carichi di cocaina provenienti da Spagna e Olanda.
I militari sono riusciti a ricostruire tutti gli spostamenti del gruppo criminale, che aveva come base un locale di Barlassina, e hanno scoperto i loro trucchi. Durante uno degli appostamenti, ad esempio, i finanzieri hanno scoperto che una donna usava un passeggino come copertura per trasportare la coca. Poi, entrava in un locale, effettuava lo scambio con l’acquirente e si allontanava, sempre con il passeggino.
Sotto sequestro sono finiti oltre novantaquattro chili di cocaina, ritrovati in abitazione e garage o in doppi fondi delle auto utilizzate per il trasporto. In un caso la droga era stata occultata all’interno del telaio di una vettura, diventandone parte integrante e indistinguibile.
La banda, in attività ormai da anni, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti monzesi, operava a stretto contatto con figure legate a potenti famiglie della ‘ndragheta, che permettevano agli albanesi di avere canali privilegiati per l’acquisto della droga.
Oltre allo stupefacente, i militari della guardia di finanza hanno sottoposto a sequestro armi, macchine e denaro contante per oltre duecentomila euro. I sigilli sono scattati anche per alcuni beni mobili, immobili e sei attivita? commerciali operanti nel settore della ristorazione riconducibili agli indagati.