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Cronaca

Gli "asini" e il business delle auto rubate (anche a Monza): 12 arresti

Dodici persone sono finite in manette nell'ambito di un'indagine sul furto e riciclaggio di autovetture. Tra i furti commessi anche quello di una Lancia Delta con la carta di circolazione del pilota italiano, due volte campione del mondo rally Massimo “Miki” Biasion

Auto rubate, cannibalizzate e i pezzi di ricambio poi rivenduti online o spediti nei Paesi dell’Est tra Croazia e Slovenia o in Africa. Con un business che solo negli ultimi due anni, secondo quanto ricostruito, avrebbe sfiorato i 4 milioni di euro. Sono dodici le persone arrestate tra Cremona e Piacenza, Pavia e il Milanese nell’ambito dell’indagine “Donkey” condotta dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Cremona. I dodici sono accusati di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio in concorso. I furti commessi anche a Monza e Brianza.

Le indagini

Le indagini dei carabinieri di Cremona, guidati dal maggiore Papaleo, si sono concentrate su un sodalizio criminale dedito al riciclaggio, alla ricettazione ed all’appropriazione indebita di autovetture (soprattutto di grossa cilindrata) rubate nelle province di Cremona, Brescia, Piacenza, Bergamo, Lodi, Milano, Monza-Brianza, Pavia, Parma e Torino. Nell’ambito dell’inchiesta è stato accertato il furto di 131 vetture con il sequestro di motori e pezzi di componentistica. Tra gli arrestati un sessantenne di Paderno Dugnano, Mario T., ritenuto uno dei "ladri professionisti" che intercettava e procurava le autovetture. 

I furti anche a Monza e Brianza

La banda spesso agiva su commissione di carrozzieri e collezionisti del settore. Individuata l’auto richiesta, veniva messo a punto un piano per sottrarla, anche attraverso un periodo di monitoraggio delle abitudini di vita dei proprietari, agendo alla prima occasione favorevole. Nella disponibilità degli arrestati sono stati sequestrati sistemi per manomettere i codici delle centraline elettroniche e “jammer” in grado di inibire gli allarmi delle abitazioni e disturbare le comunicazioni telefoniche per ritardare o impedire l’intervento delle Forze dell’Ordine. Diversi i furti commessi anche a Monza e Brianza. Tra i mezzi rubati risulta una Alfa Romeo Stelvio trafugata a Seregno a febbraio 2020, un Toyota Rav4 rubato a Varedo sempre a febbraio 2020, due Golf portate via a Lissone e Lazzate e una Renault Koleos oggetto di furto a Monza lo scorso 10 febbraio 2020.

Uno dei titolari di un’attività di rivendita di componenti per auto di Pontevico (BS), coinvolto nell’indagine, risulta essere molto noto nel settore delle auto d’epoca tanto da aver ricevuto il plauso da parte di una blasonata rivista specialistica di settore con un articolo dedicato alla sua collezione ed alla sua attività di vendita di pezzi di ricambio.

Nonostante il “lockdown” dovuto alla pandemia, il gruppo ha continuato ad operare anche con l’estero ed è riuscito ad esportare, soprattutto in Slovenia e Croazia, attraverso la collaborazione di un compiacente rivenditore sloveno, ingenti carichi di pezzi di ricambio provenienti dalla “cannibalizzazione” di autovetture rubate. In un magazzino del Cremonese nella disponibilità del sodalizio criminale sono stati sequestrati centinaia di pezzi di componenti “automotive”, per un valore di almeno 300.000 euro, già imballati e pronti a partire per il Ghana.

Il furto della Lancia Delta di Miki Biasion

Non solo furti su commissione per procurare ricambi per soddisfare il mercato dei carrozzieri ma anche un business che era rivolto al mercato di nicchia delle auto d’epoca per collezionisti e appassionati. Tanto che il sodalizio criminale era arrivato a portare via dal capannone di un imprenditore una Lancia Delta integrale Martini, rubata nell’ottobre 2019 a Gottolengo (BS). Un vero gioiellino che non sarebbe stata cannibalizzata ma conservata come modello unico, impreziosito dall’avere la carta di circolazione intestata al pilota italiano, due volte campione del mondo rally Massimo “Miki” Biasion.

Asini e cavalli macellati clandestinamente

Il nome che gli inquirenti hanno dato all’operazione “Donkey”, asino, trae origine da un’attività di ispezione parallela al business illecito oggetto dell’indagine. A giugno del 2020 durante una perquisizione nell’abitazione di uno degli arrestati in provincia di Brescia è stato controllato anche un maneggio attiguo alla proprietà con cavalli ed asini. L’accertamento era mirato in particolare a confrontare la corrispondenza tra i capi presenti sul posto e quelli realmente censiti nella banca dati perchè risultavano diverse denunce di smarrimento di capi che sono apparse sospette.

La sproporzione tra i capi presenti e quelli censiti, attraverso prove documentali e testimonianze, è stata ricondotta all’attività di macellazione clandestina per soddisfare le richieste di ristoranti e trattorie del bresciano, piacentino e lodigiano, province famose per utilizzare le carni equine per la preparazione di piatti tradizionali come per esempio lo stracotto di asina o la “picula d’cavall”.

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