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Furti e arresti

La banda dell'alba, rubavano le auto e rivendevano i pezzi: 98 furti in Brianza

Nove le persone arrestate. Sequestrati tre capannoni, un'abitazione e un campo dove venivano smontate le auto.

Prima che il sole sorgesse avevano già finito il lavoro. Veloci, metodici: individuavano l'auto da rubare e la portavano via, aggirando i sistemi di antifurto satellitare anche con l'uso di jammer, disturbatori di frequenze in uso alle forze dell'ordine. E poi si allontanavano con il bottino che poi spariva all'interno di capannoni dove le auto poi non uscivano più intere. Ma venivano smontate e scomposte in pezzi di ricambio che poi venivano rivenduti in tutta Italia anche attraverso piattaforme online.

Smantellata banda di ladri d'auto in Brianza

Sono nove le persone raggiunte da una ordinanza cautelare eseguita dai carabinieri della compagnia di Desio nell'ambito di una indagine coordinata dalla Procura di Monza che ha portato a smantellare una presunta organizzazione criminale dedita a furti d'auto su commissione finalizzati alla rivendita di pezzi di carrozzeria e parti meccaniche come ricambi.

Le indagini sono iniziate alcuni mesi fa dopo che una pattuglia del Radiomobile di Desio ha sorpreso un uomo a bordo di un'auto rubata solo qualche istante prima: il conducente, un 40enne residente in provincia di Varese, è stato condannato in via definitiva a un anno e quattro mesi. Ma gli accertamenti non si sono fermati e gli investigatori hanno capito subito che quel furto non era un episodio isolato. E che esisteva una vera e propria banda organizzata e strutturata.

Grazie alle analisi dei tabulati telefonici del cellulare dell'uomo e tramite le telecamere di videosorveglianza della zona è stato possibile individuare la presunta banda: un terzetto di uomini, tra cui un 67enne da sempre dedito ai furti di auto, con precedenti specifici.

La banda dei ladri di auto

Almeno 98 furti in Brianza di notte

Agivano sempre alla stessa ora: tra le cinque del mattino e le sette. Prima che le strade si popolassero di persone dirette al lavoro e che il buio sparisse. Sono un centinaio - 98 per la precisione - i colpi contestati nel periodo di indagine. I tre agivano insieme e le tecniche adottate per rubare le auto erano diverse: dall'utilizzo di un dispositivo elettronico in grado di avviare il motore anche senza chiavi e di disturbare il segnale di allarme satellitare attraverso un cosìdetto jammer, alla più tradizionale tecnica della "spinta" con cui attraverso un'altra auto spingevano da dietro la vettura da rubare dopo averne forzato la portiera, conducendola in uno dei vari capannoni sparsi su tutta la Brianza tra Bovisio Masciago, Seveso, Paderno Dugnano e Ornago.

La "mente" della banda che commissionava i furti

L'indagine non si è fermata ai furti ma i carabinieri sono riusciti a risalire anche al presunto mandante, alla "mente" della banda, colui che commissionava i furti: un 54enne residente in Brianza che avvalendosi della schermatura di una società intestata alla compagna - anche lei raggiunta dalla misura cautelare - ha organizzato e gestito una solida realtà imprenditoriale vendendo sia on-line attraverso le più note piattaforme internet, che attraverso un proprio negozio sul territorio, i pezzi meccanici e di carrozzeria delle varie auto rubate dal terzetto.

I capannoni dove le auto entravano intere e uscivano a pezzi

Sono stati sequestrati tre capannoni industriali riconducibili all'associazione dove all'interno sono stati ritrovati migliaia di pezzi di auto, destinati al commercio, un terreno agricolo dove era stata abusivamente costruita una struttura edile per smontare le auto, lontani da occhi indiscreti. I sigilli sono scattati anche per l'abitazione della coppia a capo del commercio on-line di pezzi rubati e il valore degli immobili finiti al centro dell'indagine supera i 600mila euro.

Colpiti dalla misura cautelare anche i diretti collaboratori del "commerciante", addetti allo smontaggio delle auto rubate, e ritenuti pienamente consapevoli dell'origine illecita dei mezzi. Gli indagati, cinque colpiti dalla misura cautelare in carcere, due posti ai domiciliari e due raggiunti dall'obbligo di dimora nel comune, verranno interrogati nei prossimi giorni dal gip del Tribunale di Monza.

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