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Cronaca

Basta all'uso improprio del Pronto soccorso: adesso c'è l'infermiere di famiglia

La figura introdotta dall'Asst Monza è attiva per i pazienti che risiedono nei comuni di Monza, Brugherio e Villasanta. In collaborazione con i medici di famiglia

All’Asst Monza è arrivato l’infermiere di famiglia e di comunità. Nei giorni scorsi è diventata operativa la preziosa figura professionale che  riveste il ruolo di collegamento tra il paziente e la sua famiglia, in sinergia con il medico di famiglia e gli operatori della rete ospedaliera e territoriale. Una figura che opererà nei comuni di Brugherio, Monza e Villasanta e il cui compito è di intervenire con servizi personalizzati, il rafforzamento dell’aderenza terapeutica ed il monitoraggio dello stato di salute mediante visite domiciliari. Una modalità di intervento diretti per  evitare il ricorso improprio al Pronto Soccorso o a nuovi ricoveri. L’infermiere di famiglia e di comunità è attivo otto ore al giorno dal lunedì al venerdì e attualmente sta seguendo 5 pazienti fragili.

Come è organizzato il servizio

In questa prima fase il paziente viene segnalato  attraverso il Servizio ospedaliero delle dimissioni protette con l’attivazione dell’assistenza domiciliare. L’infermiere di famiglia e di comunità si mette in contatto con il medico di famiglia per informarlo della volontà di prendere in carico la persona e per offrirgli la collaborazione nella gestione del caso. Successivamente l’infermiere ha un incontro conoscitivo con la rete familiare dell’assistito identificando insieme gli interventi più appropriati, sempre in stretta collaborazione con il medico di medicina generale. “Questo nuovo modello assistenziale di tipo infermieristico, adottato dall’Asst Monza consentirà alla persona “fragile” di essere assistita con continuità al proprio domicilio – spiega Mario Alparone, direttore generale dell’Asst Monza -. Agli infermieri di famiglia e di comunità permette di esercitare la professione sul territorio, in una delle sue forme più avanzate e moderne. Questo nuovo modello organizzativo si inserisce nell’attuale contesto caratterizzato da un invecchiamento progressivo della popolazione che genera fragilità e cronicità, così come da una esperienza epidemica, ancora presente, che ha evidenziato l’importanza delle cure primarie territoriali”.

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