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Cronaca Via Giovanni Battista Pergolesi

Fugge dalla guerra, bimba con una malattia rara al San Gerardo

Impossibile per la piccola proseguire le cure nel suo Paese: a Monza presto sarà operata

E’ scappata dalla guerra e dalle bombe ma ad attenderla, anche a Monza, c’era un’altra battaglia da combattere: quella contro la malattia. E da vincere. La piccola, che ha tre anni e otto mesi, è arrivata al San Gerardo con il gesso e l’impossibilità nel suo Paese di avere cure appropriate a causa del conflitto bellico.

E’ affetta da osteogenesi imperfetta, una malattia genetica rara caratterizzata da una estrema fragilità ossea che porta a fratture multiple con minimi traumi in tutti i distretti corporei. Nei primi giorni di marzo la piccola si è procurata una frattura al femore ed è stata ingessata. Poi con la famiglia ha dovuto abbandonare tutto. Venuto a sapere del suo caso, Leonardo Panzeri presidente di As.It.O.I., Associazione italiana osteogenesi imperfetta, si è messo in contatto con i professionisti del San Gerardo per occuparsi del caso, in particolare con il dottor Andrea Cossio, responsabile dell’Unità semplice di Ortopedia pediatrica, che fa parte della Clinica Ortopedica diretta dal prof. Giovanni Zatti. Circa sette giorni fa, il dott. Cossio ha valutato la bimba, sottoponendola ad esami strumentali che hanno messo in evidenza una frattura di femore scomposta con esiti mal consolidati di precedenti fratture.

La piccola attualmente è in trattamento con un gesso pelvi podalico. “A breve eseguiremo un delicato intervento di riallineamento dell’asse corretto del femore - spiega il dott. Cossio - attraverso delle osteotomie e a sua sintesi con un chiodo telescopico che permette di proteggere il femore da future fratture garantendo contemporaneamente la possibilità al femore di crescere in maniera corretta”.

“Non solo la competenza che contraddistingue l’Ospedale San Gerardo anche nel campo delle malattie rare – sottolinea il Direttore Generale della ASST Monza Silvano Casazza - ma il risvolto umano dei nostri professionisti nell’accoglienza, soprattutto in una vicenda come questa che vede coinvolta una bambina così piccola. Nel caso dei profughi ucraini rispondiamo curando chi lo necessita, all’interno dei percorsi previsti a livello nazionale e regionale”.

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