rotate-mobile
Cronaca

Fiumi di coca, armi e Rolex: sgominata banda di pusher, "traditi" da un suicidio in carcere

Le indagini sono iniziate nel 2016 dopo il sequestro di 1,5kg di coca e un suicidio

Il tesoro lo teneva nascosto all'interno di due zaini in soffitta. Lì gli agenti del commissariato di Monza hanno trovato 2 chili di cocaina e quasi 164mila euro in contanti, oltre a quattro Rolex e una pistola rubata, una calibro 9 semiautomatica. Ma non era l'unico nascondiglio della sua casa-bunker di Senago (Milano): una villetta sorvegliata da telecamere. Nel calciobalilla in giardino è stata trovata una scacciacani priva di tappo rosso e insieme a droga, armi e soldi sono scattate le manette. Per lui e per la sua presunta rete di spacciatori. L'epilogo? Quattro persone arrestate, tre uomini in carcere e una donna agli arresti domiciliari, oltre a 18 persone indagate. L'accusa contestata, a vario titolo, è una sola: spaccio di stupefacenti.

Senego: il blitz nella villetta bunker

Il blitz è scattato nella giornata di venerdì 7 settembre, ma le indagini erano iniziate nell'ottobre del 2016 quando i poliziotti avevano trovato e arrestato un italiano di 45 anni che nascondeva nel suo box di Seregno circa 1,5 chili di "bianca". Era stato rinchiuso nel carcere di Monza, penitenziario che poco dopo è diventato la sua tomba. Suicidato. E l'ipotesi degli investigatori è che avesse ricevuto delle visite sospette e subito delle pressioni affinché non rivelasse chi fosse il vero proprietario della partita di droga.

Nei mesi successivi i poliziotti erano riusciti a stringere il cerchio attorno al presunto capo dell'organizzazione criminale: un 33enne italiano di origini calabresi residente a Senago. Una persona che — come riportato in un comunicato del commissariato — "già in passato si era servito di un altro complice per l'occultamento di ingenti quantitativi di droga in un box a lui non direttamente riconducibile".

E secondo gli investigatori sarebbe lui il vertice di un'organizzazione criminale che inondava le piazze di spaccio della Brianza e del milanese. Lui e i suoi "ragazzi", come li chiamava. Tutti italiani. Tutti con all'apparenza un lavoro normale. Tutti finiti con le manette ai polsi. 

Ma le indagini non sono ancora terminate. Gli investigatori ora stanno passando ai raggi x le attività commerciali del 33enne perché sospettano che l'uomo abbia riciclato denaro sporco. Denaro sporco di cocaina. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Fiumi di coca, armi e Rolex: sgominata banda di pusher, "traditi" da un suicidio in carcere

MonzaToday è in caricamento