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Cronaca Vedano al Lambro

Blue call: infiltrazioni 'ndrangheta, 600 dipendenti a rischio

MILANO - Blitz, condotto da polizia, carabinieri e Gdf, contro la cosca dei Bellocco che nel fine settimana scorso ha portato a 23 arresti tra Calabria, Lombardia e Svizzera. Quasi 500 pagine di misura cautelare  firmate dal gip di Milano Giuseppe Gennari che rappresentano una sorta di 'summa' dell"effetto 'ndrangheta' sull'economia legale: la mafia calabrese, scrive il gip, "non é un socio di capitali, è un virus che ha come unico scopo quello di impossessarsi della società e spolparla". L'azienda, dopo il sequestro, è stata affidata agli amministratori giudiziari. Dalle mani della mafia, dunque, a quelle dello Stato, che dovrà occuparsi, come ha sottolineato Ilda Boccassini, in primo luogo della tutela dei lavoratori.

"Ora verrà gestita dallo Stato, perché 600 dipendenti non possono rimanere senza lavoro", ha spiegato il capo della Dda di Milano. Nata nel 2008 con 87 addetti, la Blue Call (sede a Cernusco sul Naviglio, Milano) nel 2010 aveva già 872 lavoratori. E' proprio in quell'anno, quando il fatturato sfiora i 14 milioni di euro, che Umberto Bellocco, "giovane rampollo" di una delle più potenti famiglie della Piana di Gioia Tauro, decide di entrare coi suoi uomini nell'azienda, "senza mettere un euro", e in poco più di un anno, stando all'ordinanza, ne assume il controllo. I 'vecchi' titolari, gli imprenditori Andrea Ruffino, piemontese, e Tommaso Veltri, originario di Cosenza - finiti entrambi in carcere - non oppongono resistenza, ma anzi sono loro stessi, scrive il gip, a proporre "il passaggio fittizio di quote ai calabresi".

In pratica, in questo caso "l'infiltrazione è in qualche modo gradita in quanto i soci espressione della 'ndrangheta assicurano protezione e difesa all'azienda da attacchi esterni provenienti da altri gruppi criminali. Questa - si legge ancora nell'ordinanza - è la incredibile logica che porta l'imprenditore ad aprire le porte alla mafia". Una storia "emblematica della capacità della 'ndrangheta di impossessarsi di aziende lecite, penetrando nel tessuto imprenditoriale come un virus''. E al termine di questo percorso, chiarisce il giudice, "la bella s.r.l. è ridotta ad uno zombie controllato da soggetti esterni". Mentre, infatti, venivano mandati a casa, nel giro di due anni, 600 lavoratori (si passa da 872 a 272 addetti), ad amministrare la Blue Call c'era Michelangelo Belcastro (arrestato), una sorta di 'testa di legno' dei Bellocco: "in fondo - conclude il gip - doveva solo scaldare la sedia, cercando di non addormentarsi, e mettere le firme dove gli dicevano di metterle".
(fonte ANSA)

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